giovedì 3 dicembre 2009

Quando in val Nervia si coltivava la canapa

Immagine tratta da Wikipedia

Ci fu un tempo in cui a Isolabona e in val Nervia si coltivava la canapa, alcune testimonianze tratte da atti notarili del Borfiga, notaio di Isolabona che risalgono agli anni 1687 - 1701 ne danno conferma.
Questa coltura prese il sopravvento su quella del lino, i luoghi in cui si praticava sono quelli che ancora oggi mantengono il toponimo di "canavaira".


Da Cultura Barocca
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La CANAPA (Cannabis Sativa), originaria dell'Asia Minore, fu coltura gregaria di quella del lino, benché fosse stata praticata sia dai Romani che nel Medioevo.
Si affermò dal XVII sec., benché in val Nervia alcune "Fascie canapili" fossero comparse dal '200, indicate col nome "Canapaira-canavaira" e destinate a sostituire le piantagioni di lino come risulta dagli atti del Notaio Borfiga di Isolabona, nei cartulari degli anni 1687 - 1701 (rogiti in Centro Culturale di Dolceacqua : gli Statuti di Apricale del 1267 al capo 92 riportano una disposizione che riguarda la macerazione del lino e della ginestra "Item statuerunt quod aliqua persona (in gergo verranno poi detti funai) non debeat ponere seu poni facere ginestram, linum, canavum in fossatis de Mendacio -oggi Merdanzo- a fontana usque aquam de valle".
L'erudito Aprosio non diede gran rilievo a siffatta coltura e lavorazione nel ponente ligure, citando quella più praticata nel territorio di Albenga e nel corso del fiume Centa: in effetti però, anche nell'agro ventimigliese la coltura era praticata al punto da comportare regolamentazioni onde non si arrecassero troppo danni all'ambiente e all'igiene.
La diffusione del toponimo "Canapaira" segue i percorsi storici , conseguendo la massima percentuale nel luogo antico di transito della VIA ROMEA identificato dal tardo Medioevo col toponimo "predio di Veonegi".
La coltura entrò in crisi nel XIX sec. con l'avvento del cotone importato: dagli atti si ricava che i contadini l'andavano disponendo sempre, per la commercializzazione sui porti di costa, in campi che non fossero mai distanti dalle frequentate vie di crinale.[...]

Da wikipedia possiamo leggere la storia della coltivazione della canapa in Italia.
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In passato la coltivazione agricola della canapa era comune nelle zone medioeuropee. Da una parte, perché cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), dall'altra, perché c'era sempre bisogno di piante "oleose" (per l'illuminazione), "fibrose" (fibre tessili, carta, corda) e di mangime per il bestiame produttivo.
Durante i secoli del trionfo della vela, e delle grandi conquiste marittime europee la domanda di tele e cordami assicurò la straordinaria ricchezza dei comprensori la cui fertilità assicurava le canape di qualità migliori per l'armamento navale. Eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara. In queste zone ancora oggi sono visibili nella campagna i cosiddetti "maceri", piccoli laghetti artificiali utilizzati per mantenere immersi in acqua i tronchi leggeri della canapa raccolti in "fascine" sotto il peso di grossi sassi arrotondati solitamente conservati ai bordi del macero. Dopo alcuni giorni le fibre esterne al tronco venivano staccate con facilità, recuperate e mandate ai filatoi. I resti secchi degli stessi tronchi decorticati venivano usati poi come combustibile povero (in dialetto ferrarese questi tronchi fragili e leggeri, ridotti in pezzetti, venivano chiamati stich). La vitalità dell'economia canapicola felsinea è testimoniata dal maggior agronomo bolognese del Seicento, Vincenzo Tanara. Questi, con una lunga e accurata descrizione, ci tramanda la tecnica colturale della canapa .[1]. Grazie alla qualità delle sue canape l'Italia, secondo produttore mondiale, assurse a primo fornitore della marina britannica. Il tramonto iniziò con la diffusione delle navi a carbone, e fu, per le province canapicole, una lenta agonia, che si protrasse lungo un secolo costringendo alla ristrutturazione di tutte le rotazioni agrarie, continua a leggere

A proposito di canapa.....
Ieri mentre seguivo una trasmissione alla tv, (non mi capitava da mesi di guardarla), ho seguito un dibattito sulle droghe.
Sono rimasta sbalordita dai dati che hanno dato, uno su tutti, l'età in cui si inizia a far uso di droghe è sceso a 14 anni.....
Si inizia con la cannabis a cui produttori senza scrupolo, aggiungono additivi che provocano dipendenza. Si continua arrivando all'uso di cocaina e della terribile ketamina..... sembra che i prezzi siano talmente accessibili che tutti se la possono permettere.....
Non posso negare che le interviste che hanno fatto ai ragazzi che usano questi stupefacenti mi hanno lasciata esterefatta!!!

7 commenti:

  1. interessante....anche dalle mie parti i contadini lavoravano la canapa, era un lavoro duro, lo facevano per arrotondare un pò... poi è stato proibito

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  2. E vai Roberta, sempre più in su, col tuo coltissimo blog, cultura e tradizioni che riportano ad un tempo che purtroppo non torna.

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  3. come cambia la storia e, con lei, l'economia...

    l'uso della droga è davvero una piaga sociale. avendo dei ragazzi in casa, c'è da stare con le antenne ben piazzate, per cogliere tutte le sfumature del loro umore, però, coraggio, chi ben semina, ben raccoglie...e tu sei una mamma attenta!

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  4. Non solo droga, ma anche alcol Roberta. E purtroppo l'età si stà abbassando ai 12, 13 anni...io mi chiedo dove stiano i genitori di questi ragazzini...!

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  5. Da considerare poi che la materia prima per la cartiera di Isolabona era la canapa.

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  6. Tenendo conto che è stata probita con l'avvento del nylon...
    grazie zio sam...

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