venerdì 6 novembre 2009

Verso "Bundun", di André Cane


Il libro di André Cane ci racconta la quotidianità a Isolabona nei primi decenni del XX secolo.
Dal brano che vi propongo oggi possiamo rivivere come l'energia elettrica illuminava le case di Isolabona, qui vi parlai della prima centrale elettrica della val Nervia con sede a Pigna, la centrale iniziò a erogare energia elettrica nel 1901 nel paese di Pigna, Isolabona dovette aspettare ancora un po'.
Oltre a raccontarci dell'energia elettrica, ci fa scoprire che il sale che si usava a quei tempi non era il sale che oggi troviamo sulle nostre tavole, ma era di un colore scuro, grigio e pieno di impurità..... ci fa conoscere come i lavori della famiglia erano organizzati e come si collaborava.
Il brano è molto lungo, oggi pubblico solo la parte riguardante la cena e i lavori che ne seguivano,
domani la seconda parte.


Brano tratto da Au fil de la Nervià
Di André Cane
Traduzione di Nadia Veziano

Verso “ Bundun”

Avevamo appena finito la nostra cena: una immancabile e spessa zuppa “ au pistu” (al pesto) preceduta da un non meno abituale “ cundiun “ (insalata di pomodori).
Come sempre, fummo obbligati ad accendere il nostro lume ad olio, fumoso e tremolante, per supplire alla poca luce delle due sole lampadine che rischiaravano la nostra casa.
Queste ci concedevano, solo a intermittenza, l’arrossamento appena percettibile dei loro filamenti.
Udii di nuovo mio zio ricoprire di ingiurie il responsabile di quella irritante penuria, un certo “ Marcè da luxe” (Marcello della luce).
Questo personaggio, che si vedeva a intervalli irregolari attraversare il paese veloce come il vento - per sfuggire alle recriminazioni degli utenti - forniva quando poteva, una capricciosa corrente elettrica.
La sua cabina elettrica - che non ho mai avuto l’occasione di visitare - si trovava, mi avevano detto quasi a Pigna.
Non poteva che essere, in effetti, una installazione rudimentale e desueta, dal momento che non traeva beneficio dagli eccessi di pioggia, ne da quelli della siccità.
Questi due fattori naturali, quando persistevano, avevano il triste privilegio di privarci della luce.
A queste calamità idrauliche, si dovevano aggiungere le panne tecniche e quindi solo una decina di giorni al mese, di media, potevamo girare i nostri interruttori con qualche successo.
Calmata la sua collera e assicurato un modesto e localizzato chiarore,
mio zio vuotò sul suolo in cemento della cucina, un sacco pieno di nocciole.
Era una piccola parte del copioso raccolto che ci procuravano, tutti gli anni, i superbi noccioli della “ Cupeia ” e di “ Veonixi ”.
L’ingrato compito, che consisteva nel liberare la nocciola dal suo involucro foglioso, cominciava, senza gioia per me, perché le mie piccole e vulnerabili dita uscivano doloranti da quel sgusciare difficoltoso.
Devo confessare, che per ridurre un po’ la durata di questa corvée e offrirmi un piacevole diversivo, avevo chiesto di lasciarmi pestare il sale nel nostro pesante pestello di pietra.
Un sale grosso, grigio sporco, pieno di impurità, l’unico che aveva “ Gè u tabachin “, pallido sopravvissuto dei gabellieri medioevali, ma unico e ufficiale rivenditore.
Mio zio e mia zia, come facevano ogni sera, passavano in rassegna i lavori della campagna e fissavano per il giorno dopo, quelli più urgenti.
E’ così che udii, improvvisamente, il nome di “Bundun”. continua....

8 commenti:

  1. Gracias por tu visita.
    enanto tu blog Bello

    Um beijo e o meu baú



    O MEU BAÚ...


    Meu baú encantado...
    Meu baú bem fechado...
    Meu baú que ficou lá...
    Mas que eu o imagino cá...
    .........
    No meu baú...
    ............
    Os meus sonhos...
    As minhas vestes...
    Os meus brincos...
    Os meus laçarotes...
    As minhas bonecas...
    ...........
    No meu baú...
    .........
    Os meus beijos...
    Os meus desgostos...
    As minhas loucuras...
    .......
    No meu baú...
    .......
    Fechado a sete chaves...
    Eu olho para longe...
    E sei que o meu baú...
    É também igual...
    A uma caixinha de Pandora...
    ...

    E nada mais...
    E não o abro...
    Porque quero que o sonho...
    Continue...
    Perdure para sempre...
    E nunca se desfaça...

    LILI LARANJO

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  2. Ah! la storia...
    Ciao Roberta, buon fine settimana

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  3. Molto interessante il brano tratto dal libro di André Cane che ci racconta la quotidianità a Isolabona nei primi decenni del XX secolo, insieme alla fortunosa gestione della prima centrale elettrica di Pigna.

    Buon week end.

    Rob!

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  4. sempre affascinanti questi racconti di storia del "nostro" luogo!

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  5. a fine estate, sgusciare le nocciole, era un modo per stare nel carugio tutti insieme. noi non ne avevamo, ma aiutavamo chi le aveva.

    mia bisnonna ha ricamato il suo piccolo corredo con la luce del lume a olio, con qualche inconveniente quando questo si rovesciava per uno strattone improvviso!

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  6. Racconti davvero interessanti, Roberta!
    Buona domenica!

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  7. Roberta, ma questa documentazione la trovi nella biblioteca di Villabona? Sono sempre spaccati, interessanti, di storia cittadina.

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