domenica 24 aprile 2011

25 aprile, Resistenza nella val Nervia e valle Argentina

Il 25 aprile è una data che va onorata. Ognuno di noi lo deve fare e nel modo che più ritiene opportuno. Questo giorno è la festa della Libertà di tutti noi. Inutile dire che non condivido chi lo considera appartenere solo a una parte politica. Il mio pensiero va a una persona che ci ha lasciato recentemente, in me ha lasciato un vuoto incolmabile, con lui parlavo di fiori, di storia  e anche di resistenza. Alfonso, è dedicato a te il mio pensiero per questa data importante, partigiano Gianni resterai sempre nei miei ricordi.

Martedì inizierò a leggere un libro dal titolo Partigiano a Triora recentemente presentato in una scuola di Sanremo. Conoscere la storia dei luoghi in cui viviamo che non necessariamente deve essere quella in cui siamo nati, è per me importante.


UN GIORNO TRA I BANCHI
(25 aprile. Resistenza Nella Val Nervia e nella Valle Argentina).

Il 18 u.s. nella  Scuola Media Statale  “Dante Alighieri” di Sanremo – Quartiere Baragallo, la scrittrice  Maria Rosa Acrì Borello ha presentato alle classi III A-B-C-D il suo libro per ragazzi dal titolo Partigiano a Triora -Romanzo per ragazzi, (Genova, De Ferrari,  2009,  91 p., (Collana Oblò)
All’incontro era presente Marino Cassini.
L’incontro si è svolto in un clima di notevole interesse da parte dei ragazzi presenti i quali hanno posto domande all’Autrice.
Prima, comunque,  di lasciare la parola agli studenti che durante l’anno avevano letto il libro, Maria Rosa, attraverso una presentazione accurata, puntigliosa e approfondita anche da una fitta messe di notizie ricavate da ricerche effettuate presso l’Istituto Storico della Resistenza in Liguria, ha illustrato il periodo storico dal 1943  al 1945, facendo continui riferimenti  a fatti e persone che  presero parte alla lotta contro le forze di occupazione tedesche dislocate nelle Valli Nervia e Argentina.  Dopo l’inserimento storico-geografico in cui il romanzo è ambientato, l’Autrice è passata alla genesi della storia di Pinin, un ragazzo di 12 anni, che è stato partigiano solo per un giorno.
Cassini in un suo articolo pubblicato sulla rivista “LG Argomenti” del Comune di Genova, n° 2, 2010, così descrive il romanzo.
“E’ la storia di un ragazzino dodicenne, Giuseppe detto Pinin,  che dalla natia Torino, nel periodo più critico della recente storia d’Italia, viene  allontanato da Torino per sottrarlo ai bombardamenti aerei e inviato in un collegio di religiosi a Ventimiglia. Pinin, in bilico tra la fanciullezza e la maturità, abbina agli studi le sue fantasie di adolescente sviluppatesi sulle lettura di Salgari  e tra un compito di matematica e uno di latino si immerge nelle giungle del Borneo a fianco di Sandokan e dei suoi tigrotti della Malesia, che danno la caccia ai sanguinari tughs e al loro capo Suyodana.
Per Pinin è il periodo della formazione, dal passaggio dalla crisalide alla farfalla, il momento in cui non si riesce ancora a distinguere il bene dal male. Pinin continua a sognare avventure nelle giungle della Malesia, ma dopo l’8 settembre si trova improvvisamente immerso in giungle più vicine a lui, più reali. Sono giungle formate da macchie mediterranee, da pini, abeti, castagni, querce dove si battono italiani contro tedeschi e italiani contro italiani. Una lotta spietata tra i monti, attorno a piccoli isolati, tra il freddo e la fame.  Una nuova realtà per Pinin che lo porta inesorabilmente verso una scelta, Fugge dal collegio per percorrere tutta la Val Nervia, da Ventimiglia a Pigna e di lì a Triora dove operano le forze partigiane. E a Triora  il dodicenne Pinin arriva nel momento più tragico, subito dopo aspri combattimenti, in mezzo a case che bruciano, immerso in una atmosfera satura dell’odore della polvere da sparo, che lo afferra alla gola ,  e all’odore della polvere si unisce il puzzo di carne bruciata.
La fine del racconto è per il lettore inattesa. Pinin ha voluto  fare il partigiano a Triora e lo ha fatto per un solo giorno, poche ore in cui ha compreso che la sua aspirazione è giusta, ma che il suo corpo di adolescente e la sua mente non sono ancora preparati e maturi a prendere parte attiva alla lotta. E Pinin torna indietro non per viltà o per paura, ma sa  di non essere ancora pronto alla lotta.
Nella storia l’Autrice menziona e descrive i vari paesi della Val Nervia, da Camporosso a Dolceacqua, a Isolabona, a Pigna e Castelvittorio, con una panoramica dei  monti che sovrastano la valle.
A termine del racconto Maria Rosa ha voluto inserire schede di approfondimento che parlano della Resistenza in generale e di luoghi particolari della nostra valle, invitando i giovani lettori attraverso suggerimenti di altri libri (letture consigliate), in cui è possibile reperire altro materiale per allargare le conoscenze sulla storia, la geografia, la cultura delle Valli Nervia e Argentina. 


Grazie Marino.

5 commenti:

  1. Anch'io considero la festa della libertà come festa di tutti e non solo di una classe politica...
    E trovo ottima l'iniziativa mossa per gli studenti un modo interessante per conoscere la storia.. la nostra storia!!!
    Ciao Roberta cara grazie degli auguri... che contraccambio lasciandoti buon proseguimento per Pasquetta... un abbraccio e baciotto!!!

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  2. passo per un saluto veloce. a domani!

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  3. Ascoltare la Storia della lotta partigiana e della Liberazione dalla viva voce di chi l'ha vissuta, è un'esperienza indimenticabile.
    Io ho avuto la fortuna di conoscere due di queste persone, che oggi purtroppo non ci sono più e sicuramente sarebbero inorriditi a vedere cosa sta succedendo...
    Ciao, un caro saluto.

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  4. E' vero, il 25 aprile dovrebbe proprio essere una festa di tutti, a qualunque schieramento politico si appartenga.
    Purtroppo quando sento esponenti di certi partiti propugnare l'abolizione di questa festa o certi sindaci vietare addirittura di suonare Bella Ciao, ho quasi l'impressione che non ci sia tanto una parte della politica che vuole appropriarsi di questa festa, bensì un'altra parte che non vi si riconosce proprio!

    OT - Dato che fra qualche giorno è anche il 1° maggio festa dei lavoratori e siccome sto lavorando sull'argomento degli incidenti sul lavoro di cui, fino ai primi decenni del Novecento erano frequenti vittime bambini, ero interessato ad un avvenimento accaduto a Isolabona nel 1883, e che avuto recentemente anche un illustre riverbero letterario.
    Avvenne nella cartiera Coma, e sulla cosa ho lasciato recentemente un commento al tuo post, "La nostra cascata". Spero che non sia sfuggito, essendo un post molto vecchio.
    Grazie
    colombano66@libero.it

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