venerdì 28 giugno 2013

Nigella

                                               

In questi giorni, passeggiando sulle nostre alture tra gli incolti, è facile incontrare dei fiori particolari che attraggono la nostra attenzione: Si tratta delle Nigelle. Quella che ho pubblicato  è la Nigella Arvensis. L'ho incontrata in un prato esposto al sole in località Treixe (Isolabona) durante una passeggiata la settimana scorsa. Continuo a preferire il contatto con la natura, il silenzio di certi luoghi lo preferisco al caos di altri. La solitudine e la riflessione che cerco nei miei giorni di riposo mi ripagano; scattare foto in questi contesti mi appaga. 

Ringrazio Alfredo Moreschi che mi ha gentilmente concesso l'utilizzo della sua scheda botanica relativa a questa pianta. A tutti gli interessati ne consiglio la lettura perché, come al solito, la troverete molto interessante e ricca di notizie che spaziano dalla storia alla medicina popolare.

                                 Specie del Genere Nigella
                                                           di Alfredo Moreschi


Nigella damascena: Strìe a Genova, Erba da ciocca a Cicogna, Anexi sarvaeghi nel Golfo dei Tigullio ed a Chiavari

Durante il periodo che va da maggio a giugno, negli incolti e nei campi coltivati, si può notare una pianta dall'aspetto singolarmente originale sia al momento dello sboccio dei fiori, variamente sfumati dal bianco all’azzurro vivo, sia al termine della bella stagione quando alla sommità degli esili steli si formano strani palloncini gonfi e cornuti contenenti i semi. 
Chiamata Nígella da Joseph Pitton de Tournefort a causa dei colore nerastro dei chicchi, questa Ranuncolacea risulta già perfettamente nota ai primi autori classici. 
Dioscoride e Teofrasto ne descrivono puntigliosamente le virtù terapeutiche specificandone il campo d'azione come febbrifugo, come galattogeno, ossia elemento in grado di aumentare sensibilmente la secrezione lattea nelle madri e nelle balie, giudicandola infine capace di procurare la regolarità del flusso mensile. 
Queste qualità curative individuate dagli antichi naturalisti risultano confermate anche dalla moderna medicina; un segno, questo, che con le Nigelle i medici classici avevano ragione.  
Plinio ha enumerate tutte le forme di sfruttamento accreditate alla Nigella sativa, specie importata e coltivata intensivamente per i semi aromatici sino a tempi relativamente recenti.  
Oggi si trova ancora naturalizzata in alcune zone d’Italia ed ha caratteristiche del tutto simili all’indigena Nigella sativa.   
”Il Git in Grecia è chiamato da alcuni Melanzio, da altri Melaspermo- scrive Plinio- Il migliore in assoluto è quello dall'odore più penetrante e dal colore più scuro. Guarisce le ferite arrecate da serpenti e scorpioni; nelle mie fonti trovo che bisogna applicarlo in impacco insieme con aceto e miele e che, bruciato, tiene lontani i serpenti.  
Contro i ragni lo si prepara in pozione, nella quantità di una dracma. Schiacciato e messo in un panno, lo si annusa per far cessare il catarro dal naso; in impacco con aceto cura il mal di testa; instillato nelle narici insieme con olio di Giaggiolo guarisce le lacrimazioní e i gonfiori agli occhi; bollito con aceto è un rimedio contro il mal di denti, tritato e masticato guarisce le ulcere della bocca. Preso in aceto elimina le dermatiti scagliose e le lentiggini; in pozione con l'aggiunta di nítro cura la difficoltà respiratoria; in impacco è un rimedio contro l'indurimento, i gonfiori cronici e le suppurazioni. Preso per parecchi giorni di seguito fa aumentare nelle donne la quantità di latte. Il suo succo si raccoglie come quello del Giusquiamo, ed è ugualmente velenoso se preso in dose troppo abbondante: cosa sorprendente se si pensa che i semi costituiscono anche un condimento molto gradevole del pane. Il Git ha anche la proprietà di ripulire gli occhi; è diuretico e provoca il flusso mestruale. Anzi trovo nelle mie fonti che bastano 30 chicchi legati ad un panno per far espellere la placenta. Dicono anche che tritato nell’orina guarisca i duroni mentre in suffumigio uccide zanzare e mosche”. 


Le specie di Nigella sono circa una quindicina diffuse per la maggior parte nell'Europa meridionale e nell'Africa settentrionale, citate da tutti gli autori più importanti del passato, anche dal Capitolare di Carlo Magno, ma esclusivamente come piante officinali ed accompagnate da giudizi contrastanti perché a forti dosi procurano effetti secondari di notevole gravità. 
Oggi la Nigella damascena continua ad essere molto apprezzata e coltivata ma solo per sfruttare nei giardini l'avvenenza dei suoi fiori celesti o bianchi, il cui centro contiene ovari in parte concresciuti; al loro intorno, su sottili filamenti ricurvi, si formano piccole fossette nettarifere chiuse da squame. 
I calabroni per suggere il nettare sono costretti a sollevarle rigirandosi all'interno del fiore da un calice all'altro. In questi spostamenti il loro dorso si copre completamente di polline che essi trasportano altrove. 
"Strega", "Fanciullaccia", "Scapigliata" tre dei tanti battesimi volgari italiani  assegnati alla Nigella damascena, sono nati sicuramente per cogliere la singolare forma della fioritura e della fruttificazione, irregolarmente circondate da foglie divise in lacinie capillari. 
Questa originale morfologia non ha però impedito alla emblematica floreale di affidare alle Nigelle il significato simbolico di vincolo d'amore perché i suoi fiori “si arrovesciano sino al momento dei massimo sviluppo ed allora sollevansi superbamente al cielo come i vincoli dell'amore che, dapprima impercettibili, quando la passione acquista forza, mostrano tutta la loro potenza”. 
Bartolomeo Clarici si mostrò particolarmente colpito dal fatto che, nonostante i fiori delle Nigelle siano di uno splendente azzurro, quando vengono strofinati su un panno di lino o su un foglio di carta bianca, vi lasciano una striscia di color verde brillante. Fra le tante curiose notizie che circolano attorno a queste piante, diremo che sovente si sono utilizzati i semi pestati come starnutatorio. 
I semi della Nigella sativa dal sapore e profumo di fragola, sono stati largamente impiegati, nella preparazione di liquori e per aromatizzare bibite, confetti, gelati e pasticceria; ma anche per estrarre l’Olio essenziale dì Nigella, caratterizzato da un odore di Finocchio e di mandorle amare; in molti paesi è ancora venduto per usi medicinali. 
Per un lungo periodo anche i panettieri sfruttarono il sapore piuttosto pepato e l'aroma penetrante che si sprigiona dai semi schiacciati, per confezionare speciali focacce, pani, ciambelle e per condire molte vivande. Due sono le specie accreditabili alla flora ligure su un totale di quindici presenti in varie zone dei Globo. 
La Nigella damascena assieme alla Nigella arvensis ed alla Nigella sativa, che però non appartiene alla nostra flora spontanea, contengono nei semi un olio grasso nella percentuale dei 40%, oltre all'1 % di olio essenziale, zuccheri, gomme, sostanze albuminoidee, nigellina, damascenina ed un glucoside chiamato melantina. Sono pertanto utilizzate in infusione come diuretico, purgativo, per lenire le affezioni catarrali, eliminare i gas intestinali, attenuare le vertigini ed i mal di testa. La Nigella sativa trova ancora oggi possibilità di impiego come spezie sia in pasticceria che nella panificazione per ricavarne focaccia e pani aromatici. 

Nigella damascena L.
Foto di Alfredo Moreschi

(Annuale. V- VII. Nasce nei luoghi incolti e nei coltivi sino agli 800m). È pianta con una radice principale allungata, fusto eretto o a base piegata ad angolo, striato ed angoloso, alto sino a 50cm. Le foglie sono divise in lacinie strette ed acute. I fiori sono solitari, grandi, terminali, con sepali patenti, azzurro-pallidi, ovato lanceolati e ristretti alla base, mentre i petali, da 5 ad 8, assai più piccoli dei sepali, sono conformati come cornetti bilabiati. L'involucro fiorale è formato da foglie intrecciate divise in lacinie lineari più lunghe dei sepali petaloidi. Il frutto è una capsula sormontata da cornetti, formata da follicoli saldati in sommità. E’ molto simile: 
  
- Nigella arvensis L. (Annuale. V- VII. Nasce nei coltivi di cereali sino ai 1000m). Ne differisce per avere le lacinie  delle foglie più lunghe e sottili, i fiori peduncolati sprovvisti di involucro, per i sepali più piccoli azzurro pallidi o biancastri, per i follicoli saldati solo in basso ed aprentesi a cono. 
   
Come raccoglierle e coltivarle
Nel giardinaggio continua a dominare la Nigella damascena, offerta dalle ditte produttrici di sementi in una sorprendente gamma di colori e di forme doppie, descritta dai testi specifici come ottima pianta da piena terra e da vasi per terrazze. Per avere una continua fioritura, si consiglia di piantare i semi a più riprese intervallandoli di 15 giorni circa; in questo modo si otterrà il suggestivo spettacolo di veder contemporaneamente i fiori e gli originali frutti. 
Questi ultimi, tagliati ed essiccati, servono per comporre splendidi mazzi di fiori secchi perdurando a lungo nei vasi con il loro originalissimo aspetto. Per trovarla in natura bisogna ricordarsi i tempi di fruttificazione che cadono a fine estate ed anche nel secco è abbastanza facile identificarla per i decorativi palloncini. 
La Nigella cresce in qualsiasi terreno, anche povero, a patto che contenga una certa quantità di calcio. Vuole comunque posizione soleggiata e terra discretamente asciutta. Si può seminare già a dimora in marzo anche se è preferibile la semina autunnale anche; dopo di che risemina da sola senza difficoltà

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