sabato 7 giugno 2014

Phalacropterix apiformis.


In questo periodo mi reputo un'osservatrice e fotografa naturalistica fortunata. Domenica sono incappata in una orchidea rara, questa, mentre giovedì ho fotografato questo bozzolo, anch'esso appartenente a una rara falena. Scoprire a cosa si riferisse, non è stata cosa semplice ma, grazie alla conoscenza personale di Giancarlo Castello, ho ricevuto molto di più che una semplice risposta, una scheda dettagliata che condivido con voi. 

Giancarlo Castello scrive:

Carissima Roberta, sebbene sia circondato da richieste di consulenze e seppellito da mail, spesso poco interessanti, devo dire che non posso fare a meno di rispondere a questo quesito, così sfizioso, così bello e per me oltremodo affascinante. 
Si può dire che nel mondo delle farfalle, per meglio dire in questo caso delle falene, non ci sia creatura così unica e strana. La foto mostra apparentemente un comune bozzolo di qualcosa, senza rivelare molto di sé, come spesso accade a chi non osserva attentamente. Ma stavolta non si trattava di un’osservatrice distratta e, giustamente, la curiosità ha prevalso. 

Tra le 1.800 specie di falene di questa zona (invece le farfalle diurne sono solo 140) non mi sono mai imbattuto in specie che mi abbia incuriosito di più. Appartiene a un gruppo di Lepidotteri speciali, molto particolari, la Famiglia degli PSICHIDI. Per motivi ancora da chiarire, ma senz’altro legati alla sopravvivenza, soltanto il maschio presenta decentemente un aspetto da falena, ovvero lui soltanto possiede le ali, anche se è sempre piccolo, pelosetto e dal colore nero o marrone scuro. La femmina invece, tutt’altro che somigliante al maschio, non possiede ali di nessun tipo, ma si è fermata a livello di larva e di essa continua a mantenere l’apparenza. Non si tratta comunque del classico aspetto dei bruchi, quelli che comunemente passeggiano sulle foglie, per poi diventare crisalidi, bensì di un vermiciattolo piuttosto fragile e poco mobile. Per completare la sua strana natura, questo insetto inizia quasi subito dopo la nascita a ricercare speciali oggetti di cui ricoprirsi. Aiutandosi con la seta (sostanza, quando fresca, molto adesiva e sempre resistente) si appoggia a pagliuzze o bastoncini, talvolta perfino pietruzze o pezzetti di stoffa o plastica, incollando intorno a sé una vera corazza mimetica, in certe situazioni molto difficile da scorgere. La bellezza di questa struttura e ancor più particolare se si pensa che ogni individuo sceglie una corazza fatta di legnetti, pagliuzze o altro, diversa dalle altre, secondo la propria specie. In tal modo è possibile, con qualche anno di studio paziente, imparare a riconoscere ogni tipo di rivestimento. Quando la falena è appena nata, sia i maschi che le femmine non possiedono ali. Alla fine dello sviluppo solo i maschi voleranno via, mentre le femmine rimarranno nell’astuccio tutta la vita, spostandosi lentamente, a livello di larva, verso la propria pianta madre e poi, a livello adulto, ma solo le femmine, alla ricerca di sostanze zuccherine. Nell’epoca degli amori il maschio vola in giro, tra le piante madri specifiche, per cercare le proprie spose, che feconda senza vedere in faccia, una per volta, agganciando il proprio addome alla loro parte finale, molto spesso scoperta. Lui paga caro il privilegio di poter volare, infatti la sua vita adulta dura poche ore. Ciò è dovuto a una spiritromba insignificante che, di fatto, non gli permette di nutrirsi. Le femmine depongono le uova dentro o sopra l’astuccio (piegando l’estremità a gancio) da cui nasceranno le larve che, dopo essersi mimetizzate, costruiranno un bozzoletto di seta, per rendersi ancor meno appetibili e più protette dall’acqua, dal vento o altri accidenti. 
Nel mondo si contano mille Psichidi, di cui 200 sono in Europa. In Italia se ne conoscono 85. La specie in questione, per niente comune, è la Phalacropterix apiformis, di cui allego la foto scientifica di una coppia. In Italia ci sono quattro specie di Phalacropteryx diverse, tutte nel Nord. La pianta madre di questa bella falena è il ginepro (Juniperus communis), ma non rifiuta neppure la quercia (Quercus coccifera). La sua vita si svolge quasi esclusivamente di notte o raramente al crepuscolo e all’alba. 


4 commenti:

  1. ho letto tutto d'un fiato l'articolo del dott. Castello, sempre preciso e ricco di particolari.
    la natura è proprio straordinaria e la conosciamo davvero poco!
    anche quest'anno abbiamo avuto meravigliose lezioni, in classe, del dott. Castello, seguite con immenso entusiasmo da tutti i nostri scolari. con lui, il nostro appuntamento è per l'anno venturo: ci farà conoscere meglio ciò che ci circonda per aumentare rispetto e protezione per la natura che ci circonda.
    buona giornata e lieta settimana... Ines

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    1. È veramente così Ines, l'osservazione di ciò che ci circonda, se fatta bene, ci apre un mondo inaspettato! Giancarlo Castello ci fa scoprire questo mondo in modo speciale, quasi poetico...io mi limito a documentare quello che definisco "il popolo dell'erba", un popolo che mi dà grandi soddisfazioni. Che sia anche per te una settimana lieta. Roberta.

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  2. devo entrare più spesso in blogger. Mi mancano queste pagine. Ciao Rob. ;)

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    1. Ciao carissima...facebook ci ruba troppo tempo, devo ricominciare a dedicare più tempo a questo blog!

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