Girovagando nel web in cerca di notizie sulla nostra bella valle, ho trovato questa pubblicazione; Viaggio di Luigi Ricca da Genova a Mentone.
L'ho trovata qui mentre qui potrete leggere il resoconto integrale del viaggio da Coldirodi a Mentone nel 1865.
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Questa passeggiata attraverso la Liguria occidentale, scritta da un frate, Luigi Ricca, di Civezza, dell’Ordine dei Minori Osservanti, citato come emerito autore di una storia ligure, che la sua umiltà francescana ha resa anonima, è un incontro con questa terra, con la sua gente, con i suoi paesi.
Questa operetta ignorata perché in poche copie, e quelle rimaste in mano di parenti andarono fatalmente a finire al macero, voleva una ristampa che il Lions Club, con indovinata iniziativa, ha ridato ai curiosi di storia nostra.
Liguria di ponente che un autore tedesco definiva la più bella striscia di terra lungo il mare, con suoi angoli romantici e pittoreschi che il Ricca annota, fra questa gente fiera e pia, in mezzo ai suoi olivi, ruvidi, attorti, travagliati ulivi, nelle sue tradizioni.
Il dotto frate scriveva: «non v’ha meschino villaggio ove l’architettura non vanti qualche insigne edifizio, non rusticana Chiesa in cui non apparisca qualche notevole lavoro di pittura o di scultura» egli amava questa sua terra rocciosa e avara ove dal macigno sboccia il rosaio, ma soprattutto questo ulivo
che s’innalza fra le rocce. attorcigliato ulivo dall’odore amaro, che alla sua ombra più mite è l’inverno, che il suo dorato olio è medicina ed alimento; dalle sue rive tormentate dal mare ; qui rifioriscono i limoni, gli aranci.
Con la sua semplicità francescana, con la sua anima d’antico ligure egli si congeda «Io vi ho descritto questa riviera occidentale come un piccolo mondo in miniatura favorito dalla natura, con i suoi monti tagliati in forma di terrazzo, sistemati da muri a secco, ove il fico, il pesco, il mandorlo abbelliscono questi pensili orti, e la vite vi stende le sue allegre ghirlande e l’ulivo si inchina sotto il peso delle pingui sue frutta».
Il riapparire di questa operetta rarissima è una sorpresa, questa passeggiata d’un tempo lontano è come una rivelazione di cose ignorate, confidenziali, che acuiscono la nostra curiosità arricchendo la nostra cultura locale.
[...] Leonardo Lagorio Imperia Dicembre 1972
Ecco ciò che scrive Luigi Ricca della Val Nervia:
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Verso ponente s’apre altra valle, ove scorre la fiumara Nervia, la cui origine è dodici miglia più in alto dal piede del monte Toraggio, attraversa una valle ferace d’ulivi che forma il Marchesato di Dolceacqua, il quale comprende Pigna e la Rocchetta, villa popolosa, lambisce saltante il feudale castello dei marchesi Doria, e discende a Camporosso.
Apricale, così detto perché aperto al meriggio del sole, è posto nella stessa valle, ed ha una popolazione di 1600 anime; fu in vetusti tempi munito d’una fortezza, già appartenente ai Doria, ora però ridotta a semplice abitazione.
Sottostante Apricale trovasi Isolabona con 860 abitanti, distante tre quarti d’ora da Dolceacqua, del cui marchesato era una porzione. Possedeva un castello di cui scorgonsi ancora i ruderi. Al Cantéllo che dista pochi minuti dal luogo, rampolla una fontana solforosa, trovata, scrive l’Onetti, assai vantaggiosa nei mali cutanei, negli ingorghi viscerali dal celebre Fodaré e da altri chiarissimi medici.
L’avv. Navario, nonagenario, versato nella storia della valle Nervina, accertava il dotto Fodarè che Isolabona sua patria aveva guadagnato da 30 anni due ore di sole al giorno per 1’abbassamento della montagna detta Carme, la quale giace al Sud di quel villaggio: la sommità infatti dì quella montagna, altre volte coperta di boschi, presentemente è nuda ed affatto degradata.
Sull’alta Nervia fra tre colline ed alla destra della fiumara siede Pigna con 3240 abitanti, patria dell’insigne Don Carlo Fea illustre archeologo, che fa mostra pomposa nella capitale del mondo cattolico. Anticamente aveva il suo castello, piantato, dicono, dai Goti e recinto di mura, ma al presente non havvene che un tenuissimo rimasuglio, ove ancora scorgonsi alcuni torrioni che gli erano di difesa. Nella chiesa parrocchiale, sacra all’Arcangelo san Michele, fa bella comparsa una tavola con fondo d’oro a più scompartimenti.
I Borghesi lodano a cielo la virtù delle acque medicinali che scaturiscono a poca distanza dall’abitato. L’Onetti che si recò sul luogo dice che la fonte sgorga impetuosa da una rupe di schisto calcareo nericcio, e che in un minuto da circa 100 litri. La sua virtù medicinale è di promuovere le deiezioni alvine e le orine, d’agire elettivamente sul sistema cutaneo e glandulare, è riconosciuta da medici espertissimi profittevole nelle affezioni cutanee, scabbiose, erpetiche, nelle glandulari e linfatiche, negli infarcimenti dei visceri addominali ec.
Ma hanno il lor fato anche le fonti medicinali. Le acque termali di Pigna poste altrove sarebbero cinte di stupendi edifizi, e trarrebbero a centinaia i bagnanti; sepolte nel centro di tre colline, non sono usate che dai natii. I medici stranieri, tranne il dottissimo Abbene di Torino che ne scrisse l’analisi chimica, ne ignorano persino il nome. Sarebbe ormai desiderabile per il bene dell’umanità che tale sorgente chiamasse a sé l’attenzione dei medici, e si utilizzasse a stabilimento balneario.[...]
Le terme di Pigna vennero poi costruite e oggi esiste un centro termale con albergo a cinque stelle, ma questa è un'altra storia ........
Interessante testo, magari da leggere e rileggere, per entrare nei particolari e poterne carpirne i sentimenti.
RispondiEliminaComplimenti, riesci sempre a scoprire interessanti documenti.
Rino.
Grazie a te Rino per essere sempre presente.
RispondiEliminaBuona serata, Roberta .
che meraviglia quando trovi queste foto che arrivano dalpassato...piccole miniature che raccontano la vera storia...sei formidabile nella tua ricerca :)
RispondiEliminaBrava Roberta . Origini longobarde, radici liguresi.
RispondiEliminaGran bel lavoro, grazie per la documentazione!Ora ne sappiamo un pò di più sulla lIgura, terra che io amo particolarmente!
RispondiEliminaBrava Rob! Hai trovato un'utile risorsa da leggere e gustare con calma e riflessività.
RispondiEliminaNon ero a conoscenza dell'esistenza di questo dotto frate, autore del libretto citato.
E brava la mia ricercatrice certosina!
Baci
annarita:)
Sono preziosissime queste "finestre" sul mondo che amiamo visto attraverso il velo del passato eppure nello stesso tempo nitido e reale. Bello da leggere! 'notte!
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