venerdì 20 novembre 2009

Le carbonaie, una foto storica.

Fotografia aggiunta sabato 21 novembre alle ore 18,40


La domanda non era tra le più difficili, e molti di voi hanno indovinato, questa pratica era molto diffusa nel Ponente Ligure e altrove, di carbonaie ve ne erano molte e il lavoro di mantenimento era veramente duro e richiedeva continuità.
Tra i compiti più importanti vi era quello di aggiungere in continuazione terra sulla caldaia per evitare che crollasse tutta la carbonaia.
Le carbonaie erano date per concessione e ogni amministrazione gestiva quelle sul proprio territorio. Capita spesso, girando per i nostri boschi, di individuare i resti di una carbonaia, il colore delle pietre a contatto con il fuoco non può lasciare dubbi.

Di seguito un estratto della "Relazione dell'ispettorato alle foreste del 1870, provincia di Porto Maurizio", la relazione ci regala uno spaccato preciso di come erano gestiti, amministrati e controllati i nostri boschi in quell'epoca, Ne parlai qui. Leggendola non si può fare altrimenti che pensare ai nostri boschi come fonte di guadagno e di soppravivenza delle nostre comunità. I boschi intesi come luoghi in cui trovare cibo e altro che, debitamente trattato, fornivano una fonte di guadagno e contemporaneamente permettevano di sopravvivere. Mi riferisco al recupero delle foglie e delle "buse" ovvero sterchi, ma questa è un'altra storia.....

Visto le lamentele, ho provveduto a inserire un'immagine più grande, cliccateci sopra per vederei particolari.

[...]
Questi processi di disboscamento, al fine della fruizione del legname, riguardavano soprattutto Isolabona con l'abbattimento di 7.000 piante, Perinaldo (2.000), Apricale (1.200), Taggia (1.000 a): alla data della pubblicazione della Relazione risultava peraltro in atto un grosso processo di disboscamento nell'areale di
Rezzo ad opera di un'impresa francese che a titolo di corrispettivo andava realizzando la strada "carrettabile" slls volta di Pieve di Teco.
Stando alla Relazione si era altresì provveduto al rilascio di 45 concessioni di disboscamento onde incentivare aree coltivabili per più di 11 ettari, 15 concessioni allo scopo di impiantare carbonaie, 8 per forni da calce, 2 per fluitazione (cioè affidare i tronchi tagliati alla corrente di corsi d'acqua per il trasporto a valle), 1 per formazione di debbi (vale a dire bruciare stoppie e sterpi per ottenere che la cenere potesse venire utilizzata[...]

8 commenti:

  1. Chiarito il mistero! Anche se leggendo i commenti qualcosa avevo intuito...
    ciao

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  2. Roberta, purtroppo l'immagine rimane un po' piccolina... ma non fa nulla, l'importante è aver chiarito il mistero della foto...

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  3. eppure ho caricato a 1600pixel sarà perchè l'ho fatta con il telefonino?
    Mha!!!

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  4. Se l'originale era a 1600 pixel dovresti riuscire a caricarla a quella risoluzione...

    Comunque sono contento di aver indovinato anche se aiutato un po' dal commento precedente :-)

    Mi ricordavo di aver visto un documentario dove mostravano il lavoraccio che c'era da fare per ottenere del buon carbone

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  5. Scusa, rob. Ho letto e risposto prima all'altro commento per cui non mi sono reso conto che avevi fornito la risposta con questo post.

    Interessante come sempre conoscere alcuni spaccati di vita dell'epoca di riferimento.

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  6. come fonte di guadagno dell'epoca, oltre al diboscamento c'era anche la messa a dimora di altre piante per rimpiazzare quelle abbattute. se ne occupava la "forestale" come mi diceva mio nonno... e la tariffa giornaliera che percepivano, era importante perchè era "sicura"...e non si doveva aspettare "l'annata delle olive". il tuo post ha riportato alla mente proprio le parole di mio nonno...i suoi racconti nelle serate di veglia. grazie anche per questo...

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  7. sono fiori meravigliosi... davvero belli e allegri un bacione

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