Scheda di Alfredo Moreschi
Sempervivum tectorum: Sempréio a Chiavari, Guardacàe a Carbuta, Balle de trùn a Monterosso.
Sempervivum tectorum: Sempréio a Chiavari, Guardacàe a Carbuta, Balle de trùn a Monterosso.
Sempervivum montanum: Semprevivo a Nava.
Sempervivum è una denominazione scientifica quasi certamente riferita allo straordinario potere di sopravvivenza di queste piante che mantengono pressoché inalterato il loro aspetto, nonostante le forti escursioni termiche alle quali sono sottoposte.
Alcuni autori sostengono invece che Sempervivum sia nato quando i botanici cominciarono a formare i primi erbari e pressarono con grossi pesi le loro rosette basali accorgendosi, però, che continuavano a vivere imperterrite per qualche tempo.
Per riuscire a conservarli in buone condizioni e poterli studiarli come le altre specie vegetali essi dovettero ricorrere a metodi drastici, sbollentando brevemente o sottoponendo a vapori di zolfo gli specimen, prima di comprimerli fra i fogli di carta assorbente.
In natura la loro vitalità non diminuisce neppure quando le rosette vengono strappate dalla mano dell’uomo o da eventi naturali; anzi, la loro moltiplicazione allo stato spontaneo si perpetua sovente per mezzo delle giovani piantine che, rotolate dalle rupi sulle quali sono nate, non appena riescono nuovamente a stabilizzarsi emettono radici e si affrancano rapidamente.
Come i Sedum, anche i Sempervivum, appartengono alla famiglia delle Crassulacee e ne condividono la particolarità di nascere sui tetti delle vecchie case; questa caratteristica congenita convinse i popoli classici a dedicarli a Thor, il dio del Tuono perché li ritenevano in grado di allontanare il pericolo delle folgori.
La fantastica credenza durò cosi a lungo da indurre persino Carlo Magno nei Capitolari a raccomandare vivamente ai suoi sudditi di piantare i Semprevivi fra i coppi dei tetti. D'altronde, nella denominazione Linneiana del Sempervivum tectorum è trasparente l’eco di queste antiche supposizioni, cosi come sopravvive nei battesimi assegnati dalla fantasia dei montanari liguri alla “pianta grassa” in questione.
Plinio scrive che i Greci lo chiamano "Aizoum" perché è sempre verde ed aggiunge il battesimo romano di "Tritale" perché fiorirebbe per ben tre volte. Inoltre ci rivela i curiosi stratagemmi adottati dai contadini romani per trattare i semi del Frumento prima della semina allo scopo di renderli più resistenti ai parassiti e farli germinare più rapidamente.
Il primo si basava sulla credenza che bastasse strofinarli contro il dorso di una talpa per farli diventare più fertili; il secondo prevedeva l'immersione per un certo periodo "nel succo dell'erba che nasce sulle tegole ed è chiamata Aizoum, da altri Aesoum mentre in latino la chiamano Sedum o Ditino (Sempervivum tectorum)".
Per i medici classici il Sempervivum tectorum era un ottimo rinfrescante ed astringente: due virtù riconfermate dagli erboristi delle epoche successive i quali arrivarono a stabilire che i succhi aciduli delle foglie servivano per produrre una eccellente lozione sedativa e disinfettante. Bolliti nel latte, servivano per calmare le febbri intermittenti ed infine, mescolati assieme a miele ed a crema di latte, fornivano un unguento specifico per scottature ed eritemi solari.
I quattro Sempervivum presenti nella flora della Liguria, furono utilizzati dagli orticoltori soprattutto con la specie più conosciuta, il Sempervivum tectorum, importato in Inghilterra probabilmente dall’Italia agli inizi del XVI° secolo.
Il loro prevalente impiego avvenne nelle tasche delle roccaglie dei giardini alpini, ma si rivelarono altrettanto preziosi nei vasi, nelle fioriere e nella realizzazione di bordure o nella costituzione di mosaici e di disegni al centro delle aiuole, tracciati con le loro eleganti rosette così piacevolmente simmetriche.
Il notissimo Sempervivum arachnoideum deve invece il suo nome di specie alla finissima tela, così evidente da sembrare l'opera di un ragno, depositata ad arte sulle sue minuscole rosette basali; la lanosità è invece dovuta all’incrociarsi dei ciuffi di lunghi peli candidi posti all’apice di ogni minuscola foglia.
Il perdurante favore goduto in questo specifico settore, assicurato dalla notevole resistenza, non è neppure limitato dalla loro natura di piante monocarpiche che muoiono dopo aver fruttificato, perché lasciano in eredità ai loro affezionati estimatori, oltre alla notevole quantità di seme prodotto, anche numerose rosette laterali che formano sovente un fitto ed elegante tappeto.
Ai Semprevivi è stato attribuito dall’emblematica floreale il significato di trionfo e di vittoria sui nemici, nonché quello di protezione, legato certamente al loro antico impiego di parafulmine vegetale.
Ai Sagittari ed ai Capricorni, secondo gli esperti di astrologia, queste piante donano influssi benefici rendendoli ottimisti e fiduciosi; ai nati sotto il primo di questi segni zodiacali, i succhi tratti dai Semprevivi servono per alleviare gli arrossamenti della pelle, di solito piuttosto delicata.
La denominazione di Genere Sempervivum raggruppa piante erbacee perenni o suffrutescenti, carnose, a portamento variabile, spesso produttrici all’ascella delle foglie di getti vivipari. Producono rosette compatte e scapi fioriferi con foglie della stessa forma delle basali, spesse, carnose, patenti, quasi sempre acuminate.
I fiori sono disposti in cime sovente addensate racemose o corimbose con calice ad otto o più divisioni variamente profonde, lanceolate e sempre libere; i petali in genere sono otto o più, oblunghi, lanceolati, liberi o saldati in basso.
Gli stami, in numero doppio dei petali, sono liberi, filiformi con antere subrotonde; l'ovario ha tanti carpelli, quanti sono i petali, totalmente o in parte liberi ed avvolti dal tubo calicino.
Molto simili ai Sedum, i Sempervivum se ne differenziano principalmente perché i loro fiori presentano quasi sempre più di otto divisioni, mentre nei Sedum queste sono cinque (raramente sei).
Nel genere di nuova formazione Jovibarba, nel quale sono stati spostati alcuni ex Sempervivum, il numero dei petali è costantemente di sei.
Sempervivum tectorum L.(VI- VIII. Nasce luoghi sassosi sulle rupi, nei muri dai 200 sino ai 2800m)
Sempervivum tectorum Foto Moreschi |
È pianta a foglie pelose e ghiandolose, addensate in rosette, a lamina da oblungo lanceolata ad ovata, acuminate all'apice e più o meno pungenti, di color verde glauco o rossiccio, cigliate. Gli scapi fioriferi, eretti, coperti di foglie cauline dalla base, subcordata, sono alti sino a 50cm. Portano sino a 40 fiori con 11-18 petali stellari rosei o rossi, cigliati, lanceolato acuminati, lunghi tre volte il calice. I filamenti e le antere sono porporini. Simile è:
Sempervivum calcareum Jordan Foto Moreschi |
- Sempervivum calcareum Jordan, proprio dell’estremo Ponente, che differisce per avere l’apice delle foglie basali macchiato di porpora, per le lamine tomentose anche sui bordi, le cauline semiabbraccianti, i fiori rosei.
Sempervivum montanum L. ( VII- VIII Nasce sulle rupi o nei pascoli sassosi dai 1800 sino ai 2600m).
Sempervivum montanum Foto Moreschi |
Ha leggero odore di resina, rosette di foglie verdi, poco colorate, obovato oblunghe o lanceolate, pelose e ghiandolose, e scapi alti sino a 10cm. Le foglie cauline sono oblungo lineari, piuttosto ottuse. I fiori hanno da 11 a 13 petali violetto porporini, raramente giallicci, lineari, quasi lanceolati ed acuminati, lunghi da 2 a 3 volte il calice. I filamenti sono bianco giallastri.
Sempervivum arachnoideum L. ( VII- VIII Nasce sulle rupi o nei pascoli sassosi dai 1800 sino ai 2600m).
Sempervivum arachnoideumFoto Moreschi |
È inconfondibile per la presenza di numerose rosette sterili, con le foglie arrossate lesiniformi, carenate e congiunte, con l’apice culminante in un ciuffetto di peli ragnatelosi evidenti, di colore biancastro. Le rosette sterili sono di forma ovoide ed i fusti fioriferi, eretti, sono alti sino a 12cm. Le foglie cauline sono grassette, lanceolate, arrossate, acute, minutamente ghiandolose e pelose. I fiori, in numero da 8 a 12 hanno da 11 a 12 petali lanceolato acuti, roseo purpurei, con venature più cariche e sono lunghi sino a 3 volte il calice. Le antere sono violette, poi gialle.
Sempervivum allionii Nyman. (Sin. Jovibarba allionii D.A. Webb. VII- VIII. Nasce sulle rupi o sul gneiss nelle Alpi Liguri dai 1500m sino ai 2400m).
Jovibarba allionii Foto Moreschi |
Ha foglie della rosetta basale bislungo lanceolate, strette ed acuminate, quelle del fusto subcordate alla base, più allungate e strette delle altre, tutte a lamina con peli ghiandolari e bordate da ciglia ghiandolari. Il fusto fiorifero è eretto ascendente, alto sino a 20cm. Porta fiori giallastri in denso corimbo terminale con petali frangiati e cigliati, lunghi il triplo del calice. I petali sono 6 e restano eretti e molto vicini a formare una campana.
Come raccoglierli e coltivarli
Nel giardino i Sempervivum attecchiscono facilmente ed in breve si propagano ricoprendo fessure e roccaglie ma occorre tenere presente che la rapida crescita è direttamente collegata alla loro voracità.
Di conseguenza almeno ogni due anni sarà bene rifornirli di sostanze nutritive ripulendo inoltre le loro radici dai residui di terra isterilita durante i periodi di riposo vegetativo.
Nello stesso tempo è bene sapere che non vanno mai bagnati con frequenza perché soffrono la troppa umidità.
I loro nemici naturali sono le chiocciole e le lumache, che staranno ben lontane se il terreno sul quale sono piantati i Semprevivi è secco e ben drenato.
La raccolta delle rosette in natura non presenta difficoltà alcuna perché presso le piante madri è facile trovarne diverse divelte dalla neve o da piccole frane così frequenti sulle balze dove vivono.
Se si ha l’accortezza di trapiantarli in vasi, dopo un paio d’anni ne ricoprono l’imboccatura in modo veramente decorativo.
:o quante info!!
RispondiEliminaSempre molto interessante!
RispondiEliminabelle foto e notizie interessant...come sempre! ciao e buon pomeriggio!
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RispondiEliminainteressante!!complimenti!!!
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