martedì 25 agosto 2009

Isolabona terra dei Doria? No grazie......

Bruno dei Roccaforte


Già tempo fa vi parlai dei rapporti tra gli abitanti di Isolabona e i Doria con il post intitolato " I Doria e il tributo della Bannalità" a firma dell'amico Paolo Veziano, chi volesse rileggere il post, clicchi qui

Oggi mentre navigavo nel sito di Cultura Barocca, la mia fonte di storia, ho trovato questo riferimento a Isolabona.

[...]
ISOLABONA
il paese nodo strategico viario presso cui si può deviare per ROCCHETTA NERVINA, APRICALE o raggiungere PIGNA continuando per la Valle del Nervia

Insulae (ISOLE) di materiale alluvionale costituivano ripari per imbarcazioni e attracchi per commercializzare i prodotti vallivi (per questo esse furono spesso al centro di controversie: avevano peraltro rilievo per le colture che vi si praticavano e i mulini costruitivi: ISOLABONA nel Nervia, l'Isola dei Gorreti nel Roia sopravvissute ad oggi son prova dei depositi stabili, destinati a grande evoluzioni).
Il 3-I-1287, nell'atto di annessione amministrativa di ISOLABONA ad Apricale, il toponimo oscillava tra "Insula" e "Insula Bona" (= "Isola Buona" come "Salda, robusta, fidabile, perenne").
Nei Diritti dei Doria (1523) il paese, alla confluenza fra Nervia e rio Merdanzo, aveva il toponimo "Insula" mentre a livello popolare il nome "Insula Bona" aveva preso il sopravvento (le isole delle foci, per quanto più esposte a cambiamenti geomorfologici, erano comunque di volta in volta punti di riferimento viario o strategico).
I "Diritti della Signoria dei Doria di Dolceacqua del 1523" sancirono i privilegi nobiliari, tasse, gabelle, proprietà varie e lo jus di pedaggio.
Secondo gli "Jura" i Doria ad Isolabona (oltre che bandite, mulini, frantoi, giurisdizione degli acquedotti e delle fonti) tenevano un CASTELLO, una CARTIERA, una "casa" nel "piano ovvero piazza dell'isola, con un'altra stalla presso detta casa".
I Doria possedevano poi un "campo", in località "lo chian de la noxa" affittato a tal Giacomo Cane con un contratto che prevedeva l'esborso annuo in natura di 5 mine e 6 quartari di prodotto agricolo.
La Signoria possedeva "un prato in località S. Giovanni", un altro in luogo "la morinella" ed "un altro ancora in località Gonteri".
Erano altri beni dei Doria un bosco di castagni "in luogo detto Ortomoro" (il toponimo par rimandare ai tempi dei Mauri, Mori e Saraceni) sulle alture di Isolabona, condotto da Giovanni Roberto e Giovanni Boero, che pei Signori gestivano anche la "fascia curla" (che prendeva nome da un antico possesso della nobile famiglia intemelia dei Curlo) nel territorio di Apricale.
La Signoria, secondo i dettami dei suoi DIRITTI, teneva, sempre nelle vicinanze di Isolabona, un "mulino grande" con la potenzialità di "centoventi mine buon grano ed 80 di grano di mistura".
Essa aveva anche il possesso di tutti i frantoi, gli "aedifica oleorum", e gli abitanti del luogo (non solo gli addetti alla olivicoltura) eran tenuti a portar solo lì "a frangere" le olive ed a non valersi di mulini fuori giurisdizione.
La tassa da pagare era della dodicesima porzione del prodotto e della totalità delle "sanse": l'atto rimanda ad un'antica consuetudine ed è quindi giusto pensare che l'industria olearia, colla sua peculiare giurisdizione, si perdesse nel monopolio dei primi Benedettini.
Questa convinzione trova conforto dal capo successivo dei Diritti laddove viene precisato che i "Signori" avevano "da sempre" la totale "giurisdizione delle acque": in modo tale che nessuno , tranne naturalmente il Signore, potesse edificare o costruire "molendina" (mulini per granaglie) o qualche altro "aedificium" (frantoio)".[...]

Queste invece alcune indicazioni che Nilo Calvini ( archivista presso l'università di Genova) riporta con cura nel, volume Apricale (p.71).
[...]
Al Marchese di Dolceacqua erano riconosciuti i seguenti diritti:

- la decima sul grano consistente in “cinque salmate e mezza e meturali sette”; più la decima sul vino “sino alla somma di dieci salmate e non più a ragione di cinque pinte per salmata”:
- la quarta parte di quanto percepivano i consoli per la loro attività sulle cause civili;
- aveva l’autorità sulle cause criminali fino alla condanna a morte;
- aveva la giurisdizione sulle acque e nessuno poteva costruire mulini o farntoi. I contadini avevano l’obbligo di macinare olive e grano solo nei mulini appartenenti al feudatario;
- donazione annuale di £.5 genovine in occasione della festa di Santa Lucia;
- obbligo triennale della Comunità di presentare a Natale due castrati, mentre i Consoli, i Sindaci, il Capitano delle Milizie dovevano portare volatili a discrezione. In quell’occasione venivano invitati a colazione dal Marchese;
- obbligo per la Comunità di offrire a Pasqua due capretti, mentre gli Ufficiali dovevano portare uova a discrezione. Alla Maddalena l’obbligo era di 6 polli, 50 uova, due “cavagnole” di ricotta... e l’invito a colazione per le autorità locali:
- i macellai dovevano offrire ogni anno “due rubbi di grascia e due ossi... mediante pagamento di un soldo di Genova per ogni libra di detta grascia e soldi otto di detta moneta per osso”;
- ai possessori di bestie “assenine o mulatine” [asini e muli] era fatto obbligo di portare “una salmata legne per cad’uno” nelle feste di Natale “mediante la mercede di sei pani d’orzo per le bestie assenine e otto per le mulatine”;
- obbligo di lavoro nei possedimenti del feudatario con la paga di 11 soldi di Genova o con l’ammenda di uno scudo di multa in caso di disubbidienza;
- diritto a far legna in tutti i boschi.[...]

Riportati questi dati storici non mi resta che pormi una domanda?

Chi ha mai avuto l'idea di mettere questi cartelli di benvenuto a Isolabona?

ISOLABONA TERRA DEI DORIA?

Secondo me lo è stata anche troppo con i soprusi che hanno dovuto sopportare i nostri antenati, fosse per me domani li toglierei subito perchè non ne vado fiera di rendere omaggio a certi signori........ la terra è di chi l'ha coltivata e di chi ha dovuto sopportare la fame e le carestie e ogni genere di sopraffazione cioè degli Isurenchi.

Scusa carissimo Bruno se ho usato la tua foto per questo mio sfogo......

9 commenti:

  1. Roberta, hai ragione, ma la storia dei nostri antenati si somiglia un po in tutti i posti.
    Forse, sulla tua Isola, si nota ancora di più perchè piccola.
    L'amore che provi per la tua isola, è grande. Si nota da come ce la descrivi.
    Un bacione rosy.

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  2. il passato e la storia ha reso Isolabona quello che è ora. All'epoca erano le grandi famiglie che dominavano.

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  3. Hai fatto bene ad esprimere tutta la tua rabbia, in difesa della tua terra.

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  4. i Doria sono un pezzo della nostra storia, nel bene e nel male... così va il mondo !!!

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  5. Quest'uomo in foto l'ho già visto, uhm...che brutta faccia .-)

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  6. A volte la segnaletica viene fatta con poco criterio, tenendo conto solamente dei nomi "famosi", senza dare spazio alle diverse realtà locali, a mio parere molto più importanti!
    Sarebbe come se alla Venaria Reale aggiungessero "terra dei Savoia"...

    Ciao Roberta, un caro saluto.

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  7. Ahi ahi ahi il lustro all'oppressore!
    I potenti dominano, fanno soprusi e fanno la storia e le stelle stanno a guardare...

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  8. Capisco ciò che hai espresso... all'epoca i "Signori" erano padroni di tutto e ovviamente chi coltivava ne pagava sempre le conseguenze... sia in denaro che in natura...
    Oggi non è poi molto diverso se analizziamo bene... mah!!!
    Cmq... mia cara mi son letta tutto d'un fiato questo racconto... è bello conoscere cose che si ignorano... grazie
    Ciao Roberta grazie di essere passata e degli auguri... sei gentilissima... dolce serata ti abbraccio forte forte... bacioni

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  9. Sapete cosa penso della storia, va ricordata e raccontata per non perderne la memoria........
    ma far sembrare tutti grati a certa gente noooooo, non ci sto!

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