Tempo fa vi parlai di un nostro compaesano che durante la prima grande guerra fu fatto prigioniero dagli austriaci e deportato in un campo di lavoro in Austria, qui .
Si chiamava Mario Cassini, scrisse un diario raccontandoci cose che su libri di storia probabilmente nessuno di noi ha mai letto.
Lo fa in maniera semplice ma in un modo molto esaustivo, raccontandoci la vita del prigioniero in maniera cruda, senza tralasciare nei suoi racconti ciò che provava in quei momenti.
L'aspetto che più mi colpisce, ogni volta che leggo un brano del suo diario, è la forza che dimostra nel voler difendere la sua dignità di uomo, anche se le condizioni psichiche e le forze venivano sempre messe a dura prova dalle condizioni disumane di vita quotidiana.
Lo ritengo una lezione di vita.
Come non posso fare altrimenti leggendo righe di questo genere se oggi nella nostra società c'è chi non da valore a nulla, chi crede che tutto gli sia dovuto senza un minimo di rispetto?
Ciò che provarono questi uomini e chi dopo di loro, vale molto di più di qualunque lezione storia fatta di date e di battaglie.........
Autoritratto di Mario Cassini
[...]
Oggi 2 settembre, improvvisata
Non aspettiamo altro che questa gran domenica come pure le altre per potersi fare un po’ di pulizia o mettersi un po’ in ordine, invece quest’oggi come le altre feste è stata una giornata di rabbia che se ognuno di noi avessimo dato una morsicata a qualche d’un di questi tedeschi l’avessimo avvelenato.
Stamane mentre siamo in baracca tranquilli che ognuno scrive alla propria famiglia oppure ripara scarpe pantaloni ho altro ci vediamo assalire la baracca da sentinelle austriache con un suo sergente, dicendo loro: Ognun prenda la propria cassetta e fuori tutti, al vederci così sorpresi siamo rimasti un po’ spaventati.
Di che si tratta? Non altro che di qualche rivista. Ognun nasconde quel che può, chi aveva qualche paia di scarpe italiane, pantaloni, giubba ecc… Siccome domenica scorsa questa rivista la passarono ad altre baracche siamo rimasti un po’ avvertiti.
Io vicino al mio posto mi preparai il nascondiglio, qualora fossimo anche noi assaliti possiamo nascondere qualche cosa.
Schiodai al soffitto una tavola e fra le travi ci misi una coperta la quale l’avevo in più, una mantellina che la portai d’in Italia la quale ne farò fare una giubba, e ci misi anche il portafoglio con diverse corone, siccome passarono anche la rivista a chi aveva più di 20 corone gli e le toglievano, così io in un minuto mi levai il mio portafoglio, misi a posto la tavola e la fissai per mezzo di un cucchiaio di legno e fui tranquillo noi usciamo fuori e loro incominciano l’operazione. Questi mettevano tutto sottosopra, pagliericci guardarono sotto i tavolacci nei sacchetti di pane appesi al soffitto e portarono via tutto quello che trovarono cioè pantaloni, giubbe scarpe e coperte in più; non badando se queste fossero italiane o americane.
Noi vedevamo questa perquisizione dalle finestre, ma nessun di noi fiatò, solamente pregazioni d’accidenti e altri simili … riuscirono a fare un buon bottino e se n’andarono, e noi senza tante lagnanze rimettemmo il nostro posto in ordine e seguitammo il nostro lavoro.
Dopo dieci minuti il capo baracca dice di passare in rango tutti quelli che hanno bisogno di oggetti di corredo essendoci la distribuzione di questi.
Io pure mi misi tra questi tali avendo una giubba abbastanza fuori uso. Figuratevi che sono 22 mesi che l’ho addosso, l’ebbi a Savona l’anno 1915, il 26 Ottobre questa prese il sole e l’acqua di tutte le stagioni avendola tutti i giorni addosso come pure la domenica.
Essa è ridotta a brindelli che se avessi voluto farla così per dispetto non sarei riuscito a renderla così cenciosa. Beh…
Andiamo al magazzino! C’è la alla distribuzione un sergente austriaco.
Siccome questi di miseria ne sono investiti e non hanno oggetti da cambiare ognun che di noi passava con l’oggetto alla mano questo si immaginava che l’avessimo rotto a posta figuratevi sia le giubbe che pantaloni erano ancora del nostro grigio verde, vale a dire che a quest’ora il suo tempo prescritto l’hanno fatto; malgrado questo qualche d’uno si prendeva qualche schiaffo facendo dietro front e portandosi nuovamente con se il suo cencio. Passai anch’io a mio turno e non presi lo schiaffo, ma neanche mi ha cambiato la giubba. Figuratevi se è poco conosciuta la mia giubba ognun me la chiede per piacere che con questa vogliono farsi la fotografia, anche a me se mi riesce voglio farmi stampare così potrete vedere in che stato ci fanno marciare
Le scarpe fin tanto che si possono trascinare non le cambiavano, ognuno se le rappezza mettendoci per suola dei pezzi di latta cucite col fil di ferro insomma nessun giornalista può descrivere questo Cinematografo quantunque fosse qui presente.
Queste lorde tenute non hanno mai visto sapone, e dall’unto che hanno brillano come quei sacchi di olive il mese di Maggio.
Queste senza essere lavate ne disinfettate le fanno riparare dai sarti nostri prigionieri e nella prossima distribuzione vengono distribuite; come pure le scarpe le quali non possono fare la durata di dieci giorni.[...]
martedì 1 settembre 2009
Oggi 2 settembre 1917, di Mario Cassini.
3 commenti:
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leggere un diario di guerra ci fa capire cosa hanno patito questi giovani... un abbraccio cara Roberta
RispondiEliminaHai ragione: è questa la storia di una guerra, non certo le battaglie le vittorie e le sconfitte. Queste ultime ci danno informazioni numeriche, le prime ci fanno leggere i risvolti umani. Grazie mia cara amica virtuale.
RispondiEliminaleggendo queste righe non posso che pensare a mio papà Gerome,il quale ha subito 3 anni di prigionia in un campo di concentramento tedesco,,non mi ha mai voluto raccontare troppo di quella tragica esperienza,mi è rimasto impresso il fatto che da 2000 soldati prigionieri sono ritornati a casa solamente 200,,. Si è salvato soltanto perchè sapeva fare "il falegname",chi era utile da una parte,gli altri ...."caput".A me ed alle mie sorelle ,rimproverava il fatto che lasciavamo sovente qualcosa nel piatto,Lui non voleva vedere le tende chiuse adorava il sole e la luce!Si è portato dietro tutta la vita quella drammatica esperienza,ha voluto essere sepolto a Isolabona sotto un bel cipresso.grazie papà.
RispondiEliminaSandro D.