mercoledì 31 marzo 2010

La processione del Giovedì Santo, tradizione a Isolabona fino al 1946.

Immagine reperita su Wikipedia

Domani sarà Giovedì Santo, il giorno in cui si ricorda l'ultima cena di Gesù con i suoi apostoli e il tradimento di Giuda. Nella memorialistica orale di Isolabona, si ricorda una processione che proprio in questo giorno si compiva per le vie del paese. Il 1946 fu l'ultimo anno in cui venne celebrata, oggi è nostro compito mantenerla in vita nei ricordi e nelle tradizioni del nostro borgo.
Di seguito potrete leggere la storia e lo svolgimento della processione a firma di Marino Cassini, che meglio di chiunque altro ha saputo raccogliere le tradizioni del nostro borgo perché non andassero perdute. Memorie che mi ha consegnato perché ne divulgassi i contenuti.

ARIA DI PONENTE

Di Marino Cassini


Quando si parla della Val Nervia, quel lembo di terra che si estende da Ventimiglia alle falde del monte Toraggio, si è soliti citare i borghi di Dolceacqua, di Apricale, di Pigna, dimenticando sempre il paese cha sta al centro del triangolo: Isolabona.
Isolabona è un borgo medievale nato probabilmente intorno all'anno 1000. Il primo riferimento 'databile' si ricava da un documento del vicino comune di Apricale risalente al 1220, nel quale veniva definito col toponimo di Castellum. Più sicuro è, invece, il documento del 3 gennaio del 1287 in cui Isolabona legò, temporaneamente, le sue sorti al comune di Apricale.
Il borgo, sorto alla confluenza di due torrenti, il Nervia e il Merdanzo, nome che tanto piacque a Italo Calvino da eleggerlo a torrente personale di un suo famoso personaggio, quel Cosimo di Rondò, protagonista di Il Barone rampante, ha maturato nel corso dei secoli tradizioni che si sono tramandate sino ai primi decenni del Novecento per poi perdere vitalità e rimanere solo come ricordo nella memoria di qualche vecchio.
Radici che, dal punto di vista folkloristico si sono spezzate e, forse, non si annoderanno mai più, ma delle quali è pur sempre possibile salvarne almeno il ricordo attraverso l’uso della penna.


LA PROCESSIONE DEL GIOVEDI’ SANTO


La tradizione

Con l'Epifania si concludeva il periodo gioioso del Natale e iniziava un periodo di riflessione e di pentimento che terminava a fine Quaresima. A Isolabona questo periodo culminava con una processione del tutto particolare che avveniva la sera del Giovedì Santo.
Si ritiene che la sua genesi affondi le radici in quei movimenti religiosi che diedero vita a numerose associazioni religiose tra cui la Confraternita dei Disciplinanti. Nilo Calvini e Marco Cassini nello studio sul paese di Apricale fanno risalire l'origine delle confraternite a due movimenti religiosi: uno proveniente da Perugia nel 1260 e che si estese a tutta la Liguria; l'altro risalente al 1399, partito dalla Provenza e diffusosi nella Liguria occidentale. Una carta del 1263 citata nel volume di Girolamo Rossi, Storia del Marchesato di Dolceacqua e dei Comuni della Val Nervia (Bordighera, 1903) parla di una Conflaria (sta per Confraria o Confraternita) di Disciplinanti i quali, credendo che la lotta fra le diverse fazioni o paesi fosse un castigo del cielo, andava pubblicamente di paese in paese flagellandosi a sangue. Il corteo dei Disciplinanti, indossanti una lunga cappa con la croce bianca e rossa cucita sulle spalle, preceduto da un rozzo Crocefisso coperto da un ampio drappellone, percorreva i vicoli al canto dei versetti dello Stabat Mater e del Miserere.
Più dettagliati ragguagli si riscontrano nel volume di Ludovico Giordano, Antichi usi liguri, ( Casale Monferrato, 1933) dove sta scritto che i penitenti "...facevano disciplina della recita del Miserere negli Uffizi dei Morti, negli Uffizi delle Tenebre e della Settimana Santa; facevano processioni espiatorie in occasione di pestilenze; tenevan attaccato al collo un cordone irto di lamine e di chiodi; talora all'estremità del cordone era attaccata una palla di cera indurita, irta di vetri appuntiti; a cotesti strumenti passò per traslato il nome di 'disciplina'. Le cappe portavano una apertura quadrata alle spalle onde permettere la flagellazione della parte nuda.”
Occorre ricordare la Confraternita dei Disciplinanti, se si vuole trovare una spiegazione alla Processione del Giovedì Santo.

Ed eccone le modalità.

Poco dopo il tramonto, col calar delle prime ombre, la processione prendeva il via dall'Oratorio di Santa Croce da dove uscivano i Confratelli della Misericordia che avevano il compito di accompagnare un uomo il cui anonimato - solo i Confratelli dell’Oratorio e il prete erano a conoscenza della sia identità - era assicurato da un cappuccio che gli copriva interamente il capo. Costui vestiva un camice bianco, serrato alla vita da un cordone; una corda gli pendeva dal collo, ai piedi portava solo un paio di calze di lana, spesse e ruvide, nelle quali era stata inserita una suola. Sorreggeva per uno dei bracci una pesante croce di legno. Si trattava evidentemente di un peccatore che voleva così farsi perdonare tutti i suoi peccati.
Il penitente, doveva percorrere un lungo Golgota che dall’Oratorio andava fino alla chiesa di San Rocco, fuori del paese, per poi riprendere la via del ritorno dopo una breve sosta davanti al cimitero.
Il prete non prendeva parte alla cerimonia per cui l'aspetto religioso della manifestazione veniva ad essere dimezzato. Chi la organizzava erano i fratelli della Confraternita della Misericordia i quali, al completo, seguivano la processione, indossando camici bianchi e sanrocchini rossi sulle spalle; ognuno portava una candela accesa in una mano e il libro delle orazioni nell’altra. Il loro compito era anche quello di attorniare il penitente e di allontanare gli ostacoli disseminati lungo quella Via Crucis. Poi veniva tutto il paese alla rinfusa.
Per l’occasione, lungo tutto il percorso, sui davanzali delle finestre venivano sistemati dei gusci di lumaca pieni d’olio e muniti di uno stoppino che, acceso, diffondeva attorno una tenue luce spettrale, e nel buio erano simili a lacrime di fuoco.
Solo all’uscita del paese la processione acquistava una singolare particolarità in quanto, per consuetudine, chiunque aveva la facoltà di coprire di insulti l’incappucciato, di sputargli addosso, di colpirlo alle gambe e alle braccia con rami, di disseminare il percorso con pietre appuntite con rami spinosi e di scagliargli addosso zolle di terra friabile che, sebbene si sbriciolassero al primo impatto, lasciavano purtuttavia qualche livido. Una vera penitenza !
Ma non tutti i penitenti accettavano con rassegnazione la difficile prova per cui accadeva spesso che l'incappucciato, stanco delle sevizie, avesse delle incontenibili reazioni. Talvolta si limitava a bestemmiare come un turco, tal’altra, appoggiata la croce ad un muro, rincorreva i suoi seviziatori senza riuscire ad acciuffarli, ostacolato com’era dal lungo camice e dal cappuccio che gli impediva di vedere chiaramente. La processione allora si fermava per un poco e riprendeva non appena il penitente si rimetteva la croce in spalla per proseguire il suo calvario.
Al rientro nell'oratorio il Priore delle Anime offriva al penitente e ai confratelli un piatto di frittelle di merluzzo e u fugassùn, una specie di torta pasqualina fatta con sole erbe. La tradizione fu rispettata fino al 1946, subito dopo la seconda guerra mondiale.
L'anno successivo, dopo la morte dell'allora parroco Don Tornatore di Dolceacqua, il successore Don Seimandi, la abolì in conseguenza degli eccessi cui i giovani trascendevano (spesso le zolle venivano tirate anche a chi seguiva la processione) e perché, dal punto di vista religioso, capitava quasi sempre che l'incappucciato (l'ultimo della serie fu certo Pastore Federico), invece di procacciarsi indulgenze, aumentasse la somma dei suoi peccati con qualche serqua di colorite bestemmie quando zolle più compatte e sode raggiungevano il bersaglio.





18 commenti:

  1. Bello leggere di queste tradizioni: la nostra bella Italia da scoprire anche tramite esse.

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  2. La settimana santa regala, lungo la nostra penisola, tradizioni molto suggestive che dovremmo tutti conoscere.
    Grazie Roberta.

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  3. Registrai il racconto di Federico Pastore (e sarebbe ora che girassi su altri supporti queste cassette) che mi raccontò il suo calvario. Ne scrissi QUI. QUI invece pubblicai la tarabala, quello strumento che al paese veniva adoperato al posto delle campane nel periodo di Pasqua.

    La soppressione di questa processione avvenne per due motivi. Quello a cui si riferisce Marino e un altro, che la confraternita che organizzava la sceneggiata si sciolse.

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  4. @Alberto, le confraternite di Isolabona erano molteplici, ho scritto un articolo di prossima pubblicazione proprio su queste, ho fatto alcune riflessioni e riferimenti alle più note, ho voluto inquadrare la società di Isolabona tra il 1700 e 1800, periodo in cui queste erano davvero forti...ora non ne resta più nemmeno una e il loro ricordo si sta sbiadendo anche nella memoria. Sarebbe proprio bello se la registrazione di Federico potesse essere vista.
    Vieni per Pasqua?

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  5. Scendo il lunedì di Pasquetta e spero di fermarmi qualche giorno.

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  6. auguro una bellissima Pasqua... da Fernando.

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  7. quando ero piccola le funzioni della settimana santa erano seguite da molte persone. questa sera, in chiesa, ne ho contate solo una decina... peccato! il bisogno di religiosità è sempre meno...

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  8. Una bella Pasqua PER TE E I TUOI!BACI,CHICA

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  9. l'Italia è ricca di tradizioni religiose molto belle.

    Il racconto di Cassini è suggestivo e rende onore alla tradizione del territorio di Isolabona.

    Un augurio di una Pasqua di Pace e Rinnovamento.

    annarita

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  10. grazie cara
    Buona Pasqua anche a te
    ^________________^

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  11. Passo per augurare a te e famiglia una buona festa di Pasqua, ciao!

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  12. Grazie mille...tantissimi auguri anche a te e alla tua famiglia...un bacione

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  13. Ciao Roberta, buon fine settimana pasquale.

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  14. Auguri di una serena Pasqua a te e ai tuoi cari

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  15. Cara Roberta, ti lascio gli auguri di una serena Pasqua, insieme ai tuoi cari.
    Ti abbraccio.

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  16. Ciao Roberta tanti cari auguri di Buona Pasqua a te e famiglia e che sia una serena giornata di pace!!!
    Se gradisci nello “Scrigno dei Tesori” per domani troverai un pensierino che ti aspetta...
    Bacio bacioooooooooo!!!

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  17. Un post interessante,abbiamo sempre da imparare qualcosa,scavando nelle tradizioni dei nostri paesi.
    Ti lascio gli auguri per giornate di serenità.
    Ciao

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