giovedì 1 agosto 2013

Mantidi, le infallibili macchine biologiche.

Empusa pennata
L'immagine che vedete sopra l'ho scattata il 10 marzo 2013 a Isolabona in località Berturina. Fu per puro caso nonostante io sia un'attenta osservatrice quando giro tra gli incolti per scattare fotografie naturalistiche. Non l'ho mai più rivista.  Saper osservare non è facile, siamo spesso distratti da cose poco importanti, sedersi e scrutare ciò che ci circonda, anche l'essere più piccolo e insignificante può regalare emozioni. Io ci provo e quando ci riesco mi sento arricchita. Condividere queste emozioni associate a schede tecniche fatte da "veri" esperti rientra anche nell'intento di questo blog. Giancarlo Castello ha redatto una scheda molto bella e dettagliata sulle mantidi che le ha definite Le infallibili macchine biologiche. Se volete scoprire tutto su queste creature, leggete la scheda che segue a questo breve scritto e ne resterete ammaliati con l'augurio che osservare la natura possa regalare anche a voi delle emozioni.


LE INFALLIBILI MACCHINE BIOLOGICHE.
 Tutto quello che volevate sapere sulle Mantidi.
Di Giancarlo Castello

Qualche volta, se siamo acuti osservatori, ci capita di notare casualmente qualche piccolo essere capace di stupirci, anche di atterrirci, se temiamo gli insetti  a causa della scarsa cultura naturalistica che vige in Italia. Spesso sento rivolgermi domande che riguardano la Natura soltanto negli aspetti curiosi, pericolosi o dannosi. Personalmente ricerco storie nascoste nell’erba che siano capaci di commuovermi, di emozionarmi. Ma per accendere questi sentimenti non occorre essere sdolcinati o sentimentali. Tutti gli studiosi che si rispettino si emozionano di fronte alla vera bellezza, quella che stimola l’intelletto, la curiosità, il bisogno di sapere. Amare la Natura significa conoscerla, non accontentarsi di un’immagine fuggente davanti ai nostri occhi, senza alcun contesto. Ci sono immagini che non si spiegano da sole, specialmente quelle che riguardano il mondo degli insetti. 



Ad esempio la creatura che vediamo nella fotografia N° 1 ha da sempre suscitato interesse a causa del suo aspetto da piccolo mostro. Ma sarebbe davvero un peccato se non spendessimo un po’ più di curiosa attenzione nei suoi riguardi. Di un amico sappiamo quasi tutto: le sue abitudini, i suoi gusti o i componenti della sua famiglia. Ma con gli animali ci limitiamo a stimare le solite specie che, anche noiosamente, ci vengono ripresentate. Ad esempio la solita tartaruga, che molti ricordano per il suo nome curioso: Caretta caretta. Non è certo l’unica specie a rischio tra le sue consimili. Inoltre, fattore ancor più negativo, a parte il consueto salvataggio e la solita medicazione, ben poco si dice e si conosce di questa specie. 
L’Empusa pennata, di una bellezza che fa rabbrividire, appartiene a un gruppo molto interessante d’insetti, di cui fa parte la famosa Mantide religiosa (Mantis religiosa). Si tratta dei MANTODEI, un Ordine che comprende nel mondo ben duemila specie. Tutte hanno in comune una caratteristica saliente, che viene definita dagli zoologi una delle strutture più micidiali del regno animale. Si tratta di un’arma infallibile, costituita dalle zampe anteriori trasformate in organi raptatori, capaci di afferrare senza scampo le prede. Tutte le Mantidi sono infatti formidabili cacciatori carnivori. Sulla preziosa rapta, che l’insetto pulisce minuziosamente come un coltello da caccia, si trova uno spazzolino, utile anche per lavare gli occhi, organi importanti, utili allo stesso scopo.

I Mantodei italiani sono dodici, di cui ben sei specie della Liguria. Ecco i loro nomi, divisi in due Famiglie:

 Famiglia MANTIDI:

  Ameles decolor  (anche in Liguria)
  Ameles fasciipennis (quasi esclusivamente nelle Marche)
  Ameles africana (solo in Sicilia e Sardegna)
  Ameles spallanzania (anche in Liguria)
  Ameles picteti (solo in Sicilia)
  Pseudoyersinia lagrecai  (solo in Sicilia)
  Geomantis larvoides (anche in Liguria)
  Rivetina baetica tenuidentata (solo in Sicilia)
  Iris oratoria (anche in Liguria)
 Mantis religiosa (anche in Liguria)

 Famiglia EMPUSIDI:
 Empusa pennata (anche in Liguria)
 Empusa fasciata (dintorni di Trieste e foce del Tagliamento)




Cominciamo allora a conoscere le specie italiane di questi esseri ineguagliabili, prima tra tutte Mantis religiosa, la più famosa. Intanto possiamo dire che la parola Mantis significa indovino, forse pensando che le zampe tenute in quel modo davanti a sé potessero indicare la via giusta per chi si fosse perso. Un’altra interpretazione di quell’atteggiamento si scopre nel nome della specie. L’aggettivo religiosa fa immaginare un essere pio, inginocchiato con le mani giunte. Niente di più lontano dalla verità. I Mantodei sono spietati assassini e riescono a masticare e rendere poltiglia insetti molto grossi in pochi minuti. Se non facessero così, il loro collo è talmente sottile che il cibo non potrebbe attraversarlo. In genere catturano un insetto ogni due o tre giorni. I preferiti della Mantide religiosa sono sempre le cavallette e i grilli, ma qualsiasi specie non troppo piccola va bene. Anche i micidiali calabroni sono catturati dal predatore senza provocare danni. Si salvano solo i grandi coleotteri, che possiedono una corazza troppo robusta e non sono neppure graditi bruchi o larve di qualunque specie. Una Mantide adulta può digiunare per un mese, ma deve bere ogni due o tre giorni qualche goccia tra l’erba. Tra tutti gli insetti i Mantodei sono gli unici capaci di girare lo sguardo e di seguire la preda, fissandola negli occhi. La Mantide religiosa, per caricare l’atmosfera di terrore, è in grado di emettere un suono sibilato, agghiacciante, simile a quello di un serpente. Facendo questo si gonfia, allargando le ali, assumendo la cosiddetta posizione dello spettro.



In base alle consuete domande del pubblico, vorrei cominciare col descrivere ciò che viene comunemente citato nei libri e nei vari siti naturalistici: l’accusa di crudeltà cannibalesca da parte della femmina di Mantide religiosa nei confronti del povero maschio. Anche con gli animali ci piace fare del gossip, senza mai approfondire. In realtà si tratta di un istinto di sopravvivenza molto importante.  Intanto ci conferma un elemento che contraddistingue gli insetti, ovvero la mancanza del dolore fisico. Nella loro strategia di vita, infatti, il dolore sarebbe inutile e compromettente. Voi provate a tagliarvi anche soltanto un dito e, se non riuscite a svenire, il vostro urlo si udirà a distanza… Se si provoca accidentalmente il distacco di una zampa a una cavalletta, vediamo che non fa una piega e si allontana saltando con quella rimasta.
Durante l’accoppiamento il maschio della mantide, a cui viene divorata la testa, non mostra nessun problema e non si stacca dalla femmina, anzi continua imperterrito nel suo scopo. Ci sono Mantodei il cui amplesso funziona esclusivamente in questo modo, ma non nella Mantide religiosa, che divora il maschio soltanto in certe occasioni. Non dimentichiamo che in natura c’è sempre una ragione logica. I loro organi sono guidati da centri nervosi, alcuni indipendenti dal cervello centrale, oltre il quale esistono tre gangli nel torace, per azionare le zampe e ben sette nell’addome per molte altre funzioni. In mancanza della testa l’insetto può quindi sopravvivere, finché ovviamente non soccombe per fame. Per completare le curiosità anatomiche, vediamo che il cuore è allungato e attraversa praticamente l’intero corpo.
Se la femmina si trova in un luogo con scarsità di cibo o in cattività, è inevitabile che si serva del marito come fonte di proteine per le sue uova. Ma per il maschio il sacrificio è soltanto una breve anticipazione della sua fine. In ogni caso tutti i maschi d’insetto finiscono i loro giorni quasi subito dopo l’accoppiamento. Il loro compito è soltanto quello riproduttivo, a quel punto è inopportuno lasciare che sottraggano risorse all’ambiente. 
La falcidia dei maschi è la ragione della poligamia delle femmine che non disdegnano di accoppiarsi con pretendenti diversi. Se il maschio non fa movimenti incerti e si presenta alle spalle della femmina, in ogni caso ha buone probabilità di non essere divorato. Questo perché la femmina preferisce assicurarsi una prole di individui dai riflessi pronunciati, dotati di astuzia e che non si distraggano durante la caccia. 
L’accoppiamento può durare alcune ore, per garantire la produzione di almeno tre o quattro ooteche, così si chiamano i contenitori delle uova. Per la deposizione dovranno passare almeno quindici giorni. E’ stato accertato che nel nostro clima, affinché le uova si schiudano correttamente, e ciò avviene in primavera, è necessario un periodo di basse temperature (il freddo dei nostri inverni è sufficiente).
E’ curioso ricordare che la massa di uova che preme all’interno dell’addome non può rimanere a lungo e dev’essere espulsa. Se per un qualsiasi motivo non è stata resa gravida, la femmina può produrre, di sua iniziativa, alcune ooteche, contenenti ovviamente uova non fertili.
A parte l’aspetto della struttura, esteriormente diversa in ogni specie, il contenitore delle uova viene prodotto sempre con lo stesso procedimento. L’ooteca dell’Empusa, ad esempio, è priva del rivestimento esterno e la sua forma è piuttosto allungata, stretta, con un caratteristico filamento al suo apice. Quella della Mantide, invece, è fatto come un mezzo guscio di noce.



Il periodo di deposizione si svolge tra agosto e settembre, generalmente con un massimo di cinque ooteche. Esse sono oggetti semplici e perfetti. Nella parte centrale stanno le uova (da 200 a 400), protette da lamelle elastiche e schiumose. Una speciale sostanza le preserva dagli sbalzi di temperatura e dagli urti. Il resto della struttura ricorda una schiuma solidificata o del polistirolo di colore marroncino. E’ impenetrabile da agenti chimici e atmosferici. Viene costruita con una serie di manovre ripetitive mentre dalle gonadi fuoriesce un secreto vischioso, sbattuto con lo stesso organo di deposizione come fosse del bianco d’uovo. Durata del procedimento: due ore circa. Le uova vengono a mano a mano rilasciate nella zona centrale. I contenitori possono trovarsi attaccati a sassi, rocce, radici affioranti, tronchi, steli, possibilmente bene al riparo. 
Questi involucri misteriosi hanno sempre incuriosito la gente e sono state loro attribuite virtù speciali. In Cina venivano arrostiti e fatti mangiare ai bambini perché non facessero pipì a letto. Oppure, se raccolte in certi periodi e lavate nell’acqua bollente, la leggenda diceva che erano un rimedio valido per l’impotenza, l’asma, le convulsioni e dolori vari, nonché per facilitare il parto. Tuttora in Provenza qualcuno crede ancora che un’ooteca tagliata in due e strofinata sui geloni li possa guarire efficacemente. Inutile dire che si tratta di sciocche e ingenue credenze.
I piccoli dei Mantodei fuoriescono dall’uovo in uno stato di maturazione incompleta, avvolti da una pellicola da cui si liberano al più presto, per poi uscire dall’ooteca. Giunti nell’ambiente si nutrono soprattutto di Afidi (pidocchi delle piante), ma se capita possono nutrirsi dei loro fratelli meno forti o difettosi. Per sei o sette volte cambiano la pelle, sempre appesi a testa in giù. E’ in questo periodo che, eccezionalmente, possono rigenerare le loro zampette in caso di amputazione accidentale. Dopo un ciclo completo, che va dai tre ai cinque mesi, diventano adulti. Da quel momento la loro vita può durare altri tre o quattro mesi; al massimo fino a ottobre il maschio e a novembre la femmina, dopo aver deposto l’ultima ooteca. Raramente una Mantide protrae la sua vita fino all’inverno inoltrato.
In quanto alla differenza tra i sessi, soprattutto i loro colori, è giusto dare informazioni definitive. Le dimensioni della femmina sono maggiori, tra gli insetti è quasi una regola, raggiungendo al massimo 9 cm, mentre il maschio non supera i 6 ed è molto più smilzo. In compenso possiede antenne più lunghe, fino a 4 cm. Il colore di entrambi è semplicemente riferito all’ambiente di caccia e alla loro capacità mimetica. Quando l’erba è ancora verde l’insetto, opportunamente, presenta la stessa tonalità, così con l’erba secca si mostra marroncino. Il cacciatore si mimetizza, non certo per paura, bensì per nascondersi alla vista delle sue vittime e sorprenderle, inesorabile.
Ma non dimentichiamo che  in un ambiente di predatori tutti possono diventare a loro volta prede. Molti uccelli nutrendosi d’insetti, non si lasciano mancare qualche bella Mantide grassoccia… Ci sono poi parassiti molto più piccoli di lei, forse ancor più pericolosi degli uccelli, che la minacciano subdolamente. Il più studiato e interessante è la Mantibaria manticida. Si tratta di un minuscolo Imenottero di soli 2 millimetri e mezzo che, depositando le sue uova nell’ooteca della Mantide, permette ai suoi piccoli di divorare il contenuto dell’ooteca stessa.



Esaminiamo ora in cosa si differenziano le varie specie della Liguria. 
Iniziando dalla nostra Empusa pennata, notiamo che il suo elegante mimetismo ricorda una struttura vegetale. Gli individui che normalmente incontriamo non sono ancora adulti, ma ninfe, cioè insetti dallo sviluppo incompleto. Sono color paglia, ma anche rosa o giallino, simulando certe infiorescenze dei luoghi assolati. Anche l’addome a ricciolo e la zebratura militare li maschera egregiamente. Crescendo, l’individuo assumerà una forma più distesa. L’Empusa è il classico insetto delle scarpate soleggiate e preferisce nascondersi tra le pagliuzze piuttosto che nel verde. Non per niente, tra tutti i Mantodei, è quello che assomiglia maggiormente all’insetto stecco. Altro fatto curioso sono i suoi gusti. Preferisce infatti mangiare mosche e simili, piuttosto che altri insetti. Il nome pennata deriva dalla vistosa penna che le sovrasta la testa. Nei maschi è ancora più appariscente. Ingrandita ci svela da dove hanno preso spunto i creatori di alieni dei film di Fantascienza. Caratteristica unica delle Empuse è la sopravvivenza invernale delle ninfe (nascoste in ripari sicuri) che completano la maturazione dopo la stagione fredda. E’ logico quindi che debbano trovarsi nelle zone più temperate. Di conseguenza gli adulti non sono molto comuni, anzi, quelli che sopravvivono sono piuttosto rari, ma bastano un maschio e una femmina per garantire la prosecuzione della specie. Di solito si accoppiano d’estate e i piccoli nascono dalle ooteche nella stessa stagione. 



Parlando dello speciale Mantodeo Iris oratoria, che spesso viene confuso con la Mantis religiosa, possiamo descrivere alcune caratteristiche e particolari differenze che ci facciano distinguere con chiarezza i due insetti. L’elemento che definisce senza errore la Mantis religiosa e la rende inconfondibile è la macchia nera molto appariscente vicino alle ascelle. Tale macchia può essere a volte circondata da un bordo chiaro. La Iris oratoria, priva della macchia ma molto simile alla precedente, anche se un po’ sproporzionata, ha le ali visibilmente più corte dell’addome. Quando le apre ci fa capire il motivo del suo nome. Mostra infatti uno splendido arcobaleno.



Anche l’Ameles spallanzania  e l’Ameles decolor hanno  la forma generale della Mantis, ma sono molto più piccole, sui 2-3 cm (perciò la spallanzania è anche detta la mantide nana) con antenne lunghe almeno il triplo. Le femmine hanno le ali atrofizzate mentre i maschi possono volare. La decolor, come indica il suo nome, si presenta con delle tinte piuttosto sbiadite, sul grigiastro o sul marroncino chiaro. 
Le Ameles presentano una spiccata differenza tra il maschio e la femmina. La femmina della spallanzania è riconoscibile per i suoi colori (varie tonalità di verde e di giallo) nonché la parte terminale dell’addome, sempre rivolta all’insù.





Accennando alla Geomantis larvoides possiamo affermare che si trova con facilità nella Liguria di Ponente, anche se è molto difficile notarla. Nelle altre regioni è rara o non si trova affatto.
La parola Geo indica il suo legame con la terra. Priva di ali vive infatti sempre al suolo, preferibilmente tra le pietre e in pieno sole, dove caccia le sue piccole prede, correndo veloce per sfuggire alla vista, sfruttando il suo mimetismo grigio, inconfondibile, e la sua piccolezza (non più di 2 cm). Vorrei ricordare che i Mantodei sono tutti innocui e sono in grado di procurarci al massimo una graffiatura da nulla. Quindi potete afferrare la Geomantis e osservarla da vicino. Noterete così che mantiene la maggior parte delle caratteristiche di tutti i suoi consimili.  
E’ abbastanza facile trovare una Mantide, molto più difficile imbattersi in uno dei suoi parenti. Se avrete letto con una certa attenzione e un po’ di passione queste note, vi accorgerete che d’ora in poi sarà più facile incontrare uno di  questi affascinanti insetti. Essi confidano molto sul nostro scarso spirito di osservazione, facoltà che aumenta in modo inaspettato quando decidiamo di conoscere col cuore i misteri dell’erba.




6 commenti:

  1. Bella la tua foto! Alla fine è quella che ha l'aspetto più "cattivo" :-)

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  2. hai scattato una foto singolare, sei stata molto brava!

    complimenti a Giancarlo per le sue schede precise ed esaurienti. egli sa darci informazioni scientifiche utizzando un linguaggio semplice e comprensibile: è un grande!!!

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    1. Ciao Ines, si Giancarlo è un grande in fatto di chiarezza. Grazie per essere passata. ..sapessi quante foto mie ti stai perdendo, apri un profilo facebook, dai fallo;))

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  3. Cara Roberta, lessi il tuo post subito dopo che lo postasti, me ne scappai a dire il vero non finì di leggerlo..non sopporto gli insetti, mi vengono i brividi solo a vederli in foto e una cosa più forte di me.Non nego che anche loro sono importanti ma se non ci fossero almeno per me starei meglio.
    Invidio il tuo coraggio e sopratutto l'amore e la passione che hai nell'immortalare tante belle cose interessanti..compresi gli insetti;)
    Complimenti anche a Gianluca per la sua recensione sempre letta a metà.
    Ma solo per la ragione che ti ho detto..difatti ho scaricato anche l'ebook ma quando ho visto che anche li si parlava di insetti ho chiuso immediatamente è una cosa più forte di me..scusami tanto.
    Un abbraccio ciao, Rob

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  4. Non solo la recensione di Giancarlo è chiara ed esauriente, ma scorrevole e sempre piena di passione. Bravi entrambi... e alla prossima :)

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