sabato 28 febbraio 2009

I colori dell'Alba


Questa fotografia l'ho scattata il 24 settembre 2008 alle ore 7,28 dall'Aurelia tra Bordighera e Ospedaletti, mi ricordo che appena girai la curva di Capo Ampelio se ne intravedeva uno spicchio piccolo piccolo, controllai di avere la mia digitale in borsa e appena l'ho tastata, ho cercato un posto per poter scattare questo ricordo......
Mi piace guardare i colori dell'alba, mi piace guardare il sole in movimento sopra il mare..... mi piace sognare.


di Achille Campanile

La levata del sole

È un peccato che lo spettacolo della levata del sole si svolga la mattina presto!
Perché non ci va nessuno.
D'altronde, come si fa ad alzarsi a quell'ora?
Se si svolgesse nel pomeriggio, o meglio, di sera, sarebbe tutt'altro.
Ma, così come stanno le cose, va completamente deserto ed è sprecato.
Eppure il sole non tralascia nulla che possa arricchire lo spettacolo...
Per prima cosa lancia in cielo i carri delle nuvole, carichi d'oro e di porpora, soffia nei suoi
cartocci di zolfo e di zafferano e confonde tutto nel pulviscolo; intanto si dà al gettito intensivo dei colori ecco il violetto, ecco il lilla, ecco il turchino, l'arancione, il verde, il marrone, scaraventa fontanoni di scintille tenendosi ancora nascosto; col piede sulla soglia, pronto ad aprire, ma,
prima di fare la grande entrata opera il supremo effetto: incendia la girandola finale, la scappata dei razzi dorati e delle fionde luminose, e, nel momento in cui tutto scoppia, crepita e turbina vertiginosamente, lui, l'eroico protagonista, dà fiato alle trombe d'argento, sfodera la sua spada, squarcia l'orizzonte, e tra bagliori, lampeggiamenti e serpentine appare.
Oh, rabbia!
Ancora un'entrata mancata: chi russa di qui, chi russa di là, tutti dormono come ghiri e nessuno ha visto.

venerdì 27 febbraio 2009

Erba cipollina e porro selvatico


In questi giorni girando per la campagna, si nota che sta cambiando qualcosa, le piante e i fiori si stanno risvegliando.........regalandoci quello spettacolo meraviglioso che solo in primavera possiamo ammirare.

Mia suocera oggi al ritorno della sua consueta passeggiata pomeridiana, è rincasata con l'erba cipollina e con dei porri selvatici, pronti per essere lavati e mangiati in insalata questa sera.

La nostra terra ci regala una infinità di specie di erbe aromatiche ancora dal gusto intatto, basta saperle riconoscere per poterle apprezzare in cucina, a me manca questa capacità, queste due le riconosco anch'io, riconosco anche altre piante come ad esempio l'origano il timo, per le altre mi affido alla capacità di mia suocera, sperando sempre che non siano erbe velenose!!!



Foto reperita sul web

PORRO SELVATICO
Allium rotundum L.
Famiglia: Liliaceae

Si trova comunemente nei terreni aridi coltivati o no, ai margini delle strade, nei vigneti e in oliveti, dal litorale alla media montagna. È pianta erbacea perenne costituita da un bulbo con numerosi bulbilli laterali. Foglie lineari carenate, denticolate, scabre ai margini. Dal bulbo scaturisce uno scapo cilindrico che porta le foglie fino a metà della sua altezza. Da aprile a giugno si sviluppa l'infiorescenza costituita da un'ombrella densa di fiori rosei o biancastri con petali ovati oblunghi. Si utilizzano i bulbi e la parte interrata bianca delle foglie, prima che si sviluppi lo scapo fioraie.
In cucina si usa il bulbo, con la parte bianca delle foglie, crudo in insalata per frittate, nelle torte salate o nella zuppa di erbe. In inverno è più tenero e di sapore meno accentuato, ha come tutti gli agli proprietà ipotensive, rube facenti, antisettiche e diuretiche; si possono ottenere tinture e decotti Negli stessi terreni si trovano anche Allium vineale ed Allium oleraceum che possono anch'essi essere utilizzati nello stesso modo.
Curiosità: si racconta che Nerone utilizzasse il porro che schiarirsi la voce prima di cantare.
Oggi l'allicina è stata giudicata efficace nella prevenzione e nella cura dell' arteriosclerosi e per regolare la pressione sanguigna.
A tutti gli agli si attribuiscono proprietà antielmintica, per questo motivo nelle campagne si facevano portare ai bambini collane di spicchi di aglio, come protezione contro l' Ascaris lumbricoides.
Foto reperita sul web


ERBA CIPOLLINA
NOME SCIENTIFICO
Allium schoenoprasum
FAMIGLIA
Gigliacee
DESCRIZIONE
Questa pianta perenne, appartenente al genere Allium, è una bulbosa rustica che forma cespi molto fitti, alti anche una trentina di centimetri.
FOGLIE
Le foglie di queste piante sono fini, cilindriche, erette, di un bel colore glauco
FIORI
A fine primavera o in estate appaiono i piccoli e graziosi fiori sferici, comunemente di un bel color malva, più raramente bianco-rosati. Per avere steli più aromatici e non esaurire le piante è consigliabile recidere però i fiori non appena sono sbocciati; in ogni caso ne appariranno altri dopo poche settimane.
HABITAT
Il paese d'origine dell'erba cipollina sembra essere la Cina, ove quest'erba, che predilige come substrato un terreno fresco e ricco, era apprezzata già quattromila anni or sono ed è comunemente usata in cucina.
COLTIVAZIONE
ESPOSIZIONE:
L'erba cipollina ama il sole, ma tollera anche una posizione a mezza ombra, in quanto gradisce una certa umidità nel terreno.
RIPRODUZIONE
Il metodo più semplice per moltiplicare l'erba cipollina consiste nel dividere i cespi, in questo caso naturalmente i fiori saranno identici per colore a quelli della pianta madre. Se invece si procede alla moltiplicazione seguendo il metodo della semina si possono ottenere fiori di vari colori: dal bianco rosato fino al viola.
CRESCITA
Le cure da seguire per ottenere un buon risultato nella coltivazione dell'Allium schoenoprasum sono molto semplici e consistono nello sfoltire i cespi troppo compatti, nel mantenere al terreno un giusto grado di umidità e nel concimarlo regolarmente all'incirca una volta al mese. L'erba cipollina si coltiva senza problemi anche in vaso.
RACCOLTA
Si tagliano le foglie a seconda delle proprie necessità, avendo l'accortezza di non reciderle alla base, ma di lasciarne qualche centimetro in modo da favorire la ricrescita.
CONSERVAZIONE
Le foglie si essiccano o si congelano. Quelle essiccate si bagnano con del succo di limone quando si desidera reidratarle.
PROPRIETÀ
Chi gradisce il sapore della cipolla, ma non la digerisce quando la aggiunge cruda alle insalate, può sostituirla con qualche foglia di erba cipollina ben affettata. La digestione è assicurata, anzi facilitata, e inoltre l'alito non darà problemi.

E voi come siete messi con il riconoscimento delle erbe selvatiche?

giovedì 26 febbraio 2009

Papà.......

Le lacrime più amare versate sulle tombe,
sono per le parole inespresse e per le azioni mai compiute.
Harriet Beecher Stowe

mercoledì 25 febbraio 2009

Scajola e il nucleare

foto di Alberto Cane


Forse non tutti sanno che Isolabona è un Feudo del Ministro Claudio Scajola, l'anno scorso venne a fare campagna elettorale, io non lo incontrai ma Alberto si e gli fece questa bella fotografia, e poi scrisse questo post .

Oggi vi parlo del Ministro imperiese perché ho letto alcune sue dichiarazioni sul Corriere della Sera, e visto che molti sicuramente l'hanno votato in questo borgo e molti politici della zona lo venerano, mi piace l'idea di pubblicizzare il suo pensiero......
Personalmente sono per l'energia alternativa pulita, credo che le nuove tecnologie possano svilupparsi in modo pulito e sicuro. Bisogna imparare a risparmiarla l'energia!!!
Questa mattina ho sentito il discorso di Berlusconi, non mi è piaciuto, ha detto che i francesi spendono la metà di noi italiani.......cosa vuole dire?
Loro hanno le centrali e vi posso assicurare che nelle famiglie tipo francesi ci sono 6chilowatt di potenza.....contro i nostri tre.....continuo a pensare che risparmiare e cercare energie alternative pulite sia la risposta da dare.......

Dal corriere:

ROMA - Entro la fine della legislatura sarà posata la prima pietra di una centrale nucleare in Italia. All'indomani del patto sul nucleare Italia-Francia firmato a Roma, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, detta i tempi di realizzazione delle centrali nel nostro Paese. «Per costruire una centrale nucleare con tutti i permessi - ha spiegato il ministro a Panorama del Giorno - ci vogliono cinque anni, per avere tutte le autorizzazioni necessarie sono necessari tre-quattro anni. L’obiettivo nostro è di arrivare entro la fine della legislatura a posare la prima pietra di un gruppo di centrali nucleari . Il che vuol dire che, dal 2013 abbiamo cinque anni». Continua

martedì 24 febbraio 2009

U scurotu

Scuroto del 1983, tema matrimonio a Bordighera

Oggi si festeggia il carnevale, domani a Isolabona avrà luogo lo scurotu, ovvero una delle tradizioni più sentite nel nostro borgo.
Negli anni scorsi era consuetudine organizzarlo a tema, queste due fotografie ritraggono i l'isurenchi durante un matrimonio un po' speciale perchè la sposa era Nuccio e lo sposo Nino.
Fu un matrimonio organizzato a tutti gli effetti, andarono a prenotare il ristorante a Bordighera con tanto di menù da matrimonio, la torta a più ripiani e fotografo, il tutto senza dire al proprietario del ristorante che si trattava di una "carnevalata".....potete immaginarvi la sua faccia al momento dell'arrivo del corteo...... alla fine il pranzo fu servito!!!


Foto di gruppo: Renzo, Lula, Giancarlo, Danila, lo sposo Nino, la sposa Nuccio,
Mariano, Simona, Enzo

Le due fotografie sotto ritraggono i l'isurenchi vestiti da puffi, per l'occasione si erano costruiti degli strumenti a fiato con dei tubi e le nunure, era l'anno 1984

Sotto la foto di gruppo sul ponte del Gao prima di andare a Mentone come testimonia la fotografia sopra.......
Ci furono anche i romani, con tanto di portantina, Poppea e i gladiatori con spettacolo presso l'anfiteatro di Ventimiglia, purtroppo di questa non ho le fotografie nonostante mio marito partecipo' anche in quell'occasione.......

Io non ho mai partecipato, domani se incontrerò il gruppo dal Buteghin farò qualche foto........e le aggiungerò a queste.

Anche se a voi può sembrare una tradizione un po' strana, vi posso assicurare che in zona la conoscono in tanti anche perchè durante la giornata andranno sicuramente fino a Ventimiglia o Bordighera dove suoneranno e canteranno per le vie........

Non capisco .....

Già ieri sera la cosa mi sembrava strana, mi sono spariti nove lettori importanti dal mio blog, gmail funziona malissimo e non riesco a commentare in altri blog non capisco se è un problema del mio computer o se è un problema di google......a voi tutto bene?

lunedì 23 febbraio 2009

Carnevale

Fotografia scatta nel 1969/1970 a Pigna


Domani sarà carnevale, vi mascherate?
Io no, anche se adir la verità un po' mi piacerebbe, giusto quel pochino per rendere allegra la serata....ma dove vado?

Un tempo, a detta di mia suocera, ad Isolabona si festeggiava alla grande il carnevale, si ballava e si ci mascherava.....ma oggi anzi domani.....niente ballo in maschera, peccato!

Giusto per saperne di più sul carnevale

Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana (ed in modo particolare in quelli di tradizione cattolica).

Tradizionalmente nei paesi cattolici, il Carnevale ha inizio con la Domenica di Settuagesima (la prima delle sette che precedono la Settimana Santa secondo il calendario Gregoriano); finisce il martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri che segna l'inizio della Quaresima. La durata è perciò di due settimane e due giorni. Il momento culminante si ha dal Giovedì grasso fino al martedì, ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso). Questo periodo, essendo collegato con la Pasqua (festa mobile), non ha ricorrenza annuale fissa ma variabile. Per questo motivo i principali eventi si concentrano in genere tra i mesi di febbraio e marzo.

Per la Chiesa cattolica il Tempo di Carnevale è detto anche Tempo di Settuagesima. Essa considera il Carnevale (Settuagesima) come un momento per riflettere e riconciliarsi con Dio. Si celebrano le Sante Quarantore (o carnevale sacro), che si concludono, con qualche ora di anticipo, la sera dell'ultima domenica di carnevale.

I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare l'elemento più distintivo del carnevale è la tradizione del mascheramento.

Benché facente parte della tradizione cristiana, i caratteri della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività ben più antiche che, ad esempio nelle dionisiache greche e nei saturnali romani, erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento degli obblighi sociali e delle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza.

La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne"), poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.

Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso; fanno eccezione il Carnevale di Viareggio ed il carnevale di Borgosesia .

domenica 22 febbraio 2009

Islabonita, di Nico Orengo


Ieri sera alla trasmissione di Rai tre, che tempo che fa, è stato ospite Nico Orengo per la presentazione del suo ultimo romanzo, dal titolo Islabonita.

Nico Orengo conosce molto bene Isolabona, e ne conosce sicuramente molti aspetti, grazie
all' amicizia di Alberto , che ha già dedicato un post a Orengo.

Due giorni fa in un mio post, ho parlato dell'ulteriore riconoscimento ricevuto da Dolceacqua in campo turistico, oggi voglio parlarvi di questo riconoscimento, ricevuto dal nostro borgo da parte di uno scrittore amato e letto da molti, Nico Orengo, che nel suo romanzo Islabonita parla di luoghi e tradizioni che fanno di questo posto unico al mondo, luoghi e tradizioni che vi ho già fatto conoscere, come ad esempio il "carmo"," le anguille", il ristorante Piombo.

I riconoscimenti come questi sono unici, hanno un altro sapore, peccato che per molte persone passano inosservati.....o non sappiano sfruttare questo momento...... noi semplici cittadini che abitiamo ad Isolabona e la viviamo in tutte le sue sfumature, ringraziamo Nico Orengo per questa sua opera.


I contenuti

La Riviera luccicante degli anni Venti, tra i balli e il casinò, le spiagge e i campi da golf, è lo scenario di questa storia in cui cospirazioni di corte, trame massoniche e manovre dei Servizi segreti sospingono i destini dei personaggi in un gioco che può rivelarsi mortale. E a Sanremo infatti che soggiorna Maometto VI, sultano in esilio. E poco distante, a Bordighera, ha la sua dimora la regina madre Margherita di Savoia. Ma quando il medico del sultano muore in circostanze misteriose, Fatima viene fatta fuggire dalla corte perché ha visto qualcosa che non doveva vedere. Sotto una copertura insospettabile si nasconde a Isolabona, paesino dell'entroterra ligure che "crede nella Madonna e nel silenzio". Qui trascorre le sue giornate aspettando Michel e l'ineluttabile compiersi del destino, mentre dal grammofono di Ricò, all'ingresso del paese, escono le note malinconiche di una canzone sudamericana che inspiegabilmente si interrompe sempre prima della fine. Ma il nascondiglio di Fatima si fa sempre meno sicuro: sono in troppi a voler conoscere il suo segreto. A partire da Gino Cariolato, lo chauffeur-coiffeur della regina, che invidioso delle sue doti di pettinatrice rischia di mettere a repentaglio la vita del sultano.


sabato 21 febbraio 2009

La cometa Lulin e l'osservatorio di Perinaldo

Fotografia scattata andando ad Apricale (visitatelo)......


A Perinaldo esiste un osservatorio molto importante, questo

Perinaldo è il paese natale di tre importanti astronomi:
Giovanni Domenico Cassini,
Giacomo Filippo Maraldi,
Giovanni Domenico Maraldi.


Oggi vi voglio parlare della cometa LULIN perché proprio in questi giorni raggiunge la vicinanza minima alla Terra, l'amica Annarita sul suo blog Scientificando nei giorni scorsi ne aveva già parlato, poiché Perinaldo è sede di questo importante osservatorio, mi sembra bello parlarne, anche perché lo spazio chissà quante sorprese ancora ci riserva.....e a pochi chilometri da Isolabona possiamo utilizzare questa struttura per poterlo guardare un po' più da vicino.....


La cometa Lulin:

Questa cometa è stata scoperta nel luglio del 2007 da un gruppo di ricercatori a Taiwan, in questo momento si trova nella costellazione della Bilancia ed è un facile bersaglio per piccoli binocoli. A metà mese giungerà nella costellazione della Vergine avvicinandosi molto alla luminosa stella Spica.

Il 24 Febbraio raggiungerà la minima distanza dalla Terra e la sua luminosità dovrebbe essere sufficiente a renderla visibile ad occhio nudo, sotto un cielo buio ovviamente.

Le osservazioni nella prima parte di Febbraio saranno disturbate dalla presenza della Luna. Andrà meglio per fine Febbraio, nel periodo di migliore visibilità della cometa, che splenderà sotto un cielo non disturbato dalla Luna, nella costellazione del Leone a pochi gradi da Saturno.


Mi ricordo che negli anni 1997/98 a Isolabona nacquero molti bambini tra cui il mio, Alberto che all'epoca stampava la "Gazzetta di Isolabona" aveva inserito una sezione per i nuovi arrivati, in pratica si presentavano alla comunità......facendo loro gli auguri di ben arrivati.

All'epoca era visibile una cometa ma non sono sicura che fosse la Halley, comunque speriamo che anche la Lulin porti bene al nostro borgo in fatto di nascite.......di cometa sempre si tratta!!!


venerdì 20 febbraio 2009

Ancora un riconoscimento a Dolceacqua




Il borgo di Dolceacqua ha ricevuto un altro riconoscimento a livello nazionale, bravi!
Quando, vedrò scritto il nome di Isolabona sul giornale per un evento simile a questo?
Mi sa che dovrò aspettare, anche se l'ospitalità del nostro borgo non ha nulla da invidiare a nessuno, mancano solo i turisti.......che esprimono la loro opinione!!!

Sono comunque sicura che la nuova amministrazione si darà da fare in tal senso.............o mi sbaglio?
di Dolceacqua vi avevo già parlato qui andateci a fare un giro....merita proprio.

Da sanremonews



Anche Dolceacqua protagonista al Bit di Milano

Nella giornata inaugurale della BIT a Milano il Comune di Dolceacqua è stato premiato dal Touring Club Italiano come Comune che ha realizzato il “Miglior Programma di accoglienza".

La premiazione si è svolta alla presenza del Direttore Generale del TCI Fabrizio Galeotti di un folto pubblico e di molti giornalisti della stampa specializzata italiana e straniera a cui è stato consegnato materiale promozionale e offerto un assaggio di prodotti tipici.

A ritirare il premio l'Assessore Fulvio Gazzola “un premio importante perchè conferitoci dai turisti che hanno visitato il nostro Paese e che hanno gradito la nostra ospitalità. Continua da Sanremonews

giovedì 19 febbraio 2009

Le palme di Sanremo e dintorni

Fotografia trovata sul web

In questi giorni Sanremo è il centro della canzone italiana, le vie della città sono animate, attraversandole si possono incontrare molte persone dello spettacolo e molti ragazzi e ragazze aspettano l'arrivo dei cantanti in via Roma dove si trova l'entrata del teatro Ariston per gli artisti.
Stanno li dalla tarda mattinata alla sera in attesa di poter scattare una foto o di avere un autografo......
Fortunatamente per me, che ci lavoro, l'attraverso in ore in cui questo mondo ancora dorme oppure pranza.......in queste tre sere di spettacolo non ho mai visto ne ascoltato una canzone alla televisione.

Sanremo mi piace, soprattutto nelle stagioni in cui non vi è turismo di massa......è la classica cittadina che si definisce a "dimensione d'uomo".

La fotografia che ho messo all'inizio post, rappresenta corso Imperatrice, purtroppo in questa via non ci sono parcheggi lato mare, non ho potuto fare direttamente io la fotografia da questa prospettiva che è sicuramente la migliore .......accontentiamoci.

Queste palme hanno una storia e vorrei con dividerla con voi.

Le fortune turistiche di Sanremo si devono anche all’arrivo di illustri ospiti, che all’epoca erano importanti testimonial. E’ questo il caso della Imperatrice di Russia Maria Alexandrovna (1824–1880), la quale, a causa di problemi di salute, aveva bisogno di soggiornare, per lunghi periodi, in località che beneficiavano del clima Mediterraneo.
Trovandosi spesso in Costa Azzurra, viene invitata a Sanremo da Adele Roverizio di Roccasterone, moglie del sindaco e dal banchiere Antonio Rubino. La folta colonia russa della città dei Fiori accoglie nel migliore dei modi l’Imperatrice nel dicembre del 1874. Il soggiorno dura fino al febbraio dell’anno successivo: molti aspetti di questa permanenza sono ricordati da lettere del grande scrittore Lev Tolstoj, che faceva parte del vasto seguito, alloggiato in alcune tra le più prestigiose ville cittadine. Il periodo sanremese è stato così gradito all’Imperatrice che subito dopo impegna una somma utile a regalare alla città una partita di palme per adornare il corso di Ponente. Nel 1875 la municipalità decide di intitolare la passeggiata all’illustre ospite. L’aspetto definitivo del corso viene conferito dai lavori previsti dal piano regolatore Lamborizio, del 1904.

Un'altra storia.....dal libro di Giovanni Rebora, la civiltà della forchetta:
[...]
L'usanza ebraica dei cedri e delle palme fu osservata per molti secoli grazie ai cedri e alle palme di Sanremo e dintorni. Sanremo era la e le forniva, appunto, sia agli ebrei che le usavano nella loro festa dei tabernacoli insieme coi cedri, sia al papa di Roma in occasione della .

Questa fotografia l'ho scattata il 21-01-2009 a Ventimiglia, mi ha colpito l'abbondanza dei frutti.
Si tratta di un esemplare di Phoenix dactylifera, le palme sono molto diffuse anche nelle altre cittadine soprattutto a Bordighera dove esiste un importante palmeto e Ventimiglia.

mercoledì 18 febbraio 2009

Hedera


Oggi avrei voluto parlarvi della mia edera variegata, ma cercando le notizie, ho avuto una bella sorpresa, ne esistono molte varietà, e non riesco a capire quale sia la mia.....così per non incorrere in errori, ho pensato di proporvi tutte le varietà di edera che esistono così le studierete con me!!!

Classificazione, provenienza e descrizione

Nome comune: Edera.
Genere: Hedera.

Famiglia: Araliaceae.

Etimologia: dal latino hedera.
Provenienza: zone temperate dell’Europa, isole Canarie, Africa del nord, Asia e Asia Minore.

Descrizione genere: comprende 15 specie di piante rampicanti, sempreverdi, rustiche, facili da coltivare per la loro tolleranza alla scarsa luminosità e al sole diretto, all’inquinamento atmosferico e alla siccità. Ne esistono anche di adatte alla coltivazione in appartamento. Le edere presentano due tipi di rami: giovani e adulti. I primi, di consistenza erbacea o semi legnosa, presentano radici aeree, che permettono alla pianta di attaccarsi a qualsiasi tipo di supporto, e foglie lobate; i secondi, arborescenti, non hanno radici aeree e presentano foglie intere a margini ondulati. Sono questi ultimi che producono fiori e frutti e che dovranno essere utilizzati per ottenere talee. Continua ......


Particolare della mia edera.

Di seguito alcune frasi della storia L'edera Fabiola.



[...]
....qualcuno, infatti, aveva insinuato che era una pianta senza scopo, quasi parassitaria e non la gratificava dell'attributo ornamentale.Lei non dava credito a queste voci, sapeva di essere una pianta gradita a pareti, tetti e comignoli, quando lei si avanzava e si stendeva, si vestivano a festa e diventavano più belli. Non erano più grigi e lisci, ma verdi, ben tappezzati e una festa per gli occhi.

Era una pianta mirabile sulla cui distesa anche la luna amava specchiarsi, per acquistare, con i suoi riflessi, un verde argentato che si increspava, come il mare, quando qualche brezzolina l'accarezzava.

"Sono tenace, costante e fedele" ripeteva, "perchè sono l'edera" e sorrideva felice mentre un fruscio, come di piccole ali, si espandeva su tutta la sua distesa. [...]

Queste frasi le ho copiate dal libro, Le favole delle mie piante, di Alfonso Burgio, libro a me molto caro perchè mi ricorda gli anni di scuola superiore......ma questa è un'altra storia...

martedì 17 febbraio 2009

Preferisco fare la blogger......


In questi ultimi tempi, praticamente da quando ho iniziato questa bellissima avventura con il blog, succede che quando esco per andare in paese, molte persone mi fanno questa domanda:
Allora è vero che ti candidi alle elezioni?

Io, ma non ci penso proprio..........!!!

In passato ho fatto questa inutile esperienza, mi sono data da fare come consigliere di minoranza, mi sono preoccupata di informare i cittadini sulle decisioni del consiglio, in pratica ho perso solo del tempo, rubandolo qua e la alla mia famiglia.......

Io lo facevo con passione, con rispetto verso tutti i cittadini ma i risultati purtroppo sono stati molto deludenti......

Un giorno il Sindaco mi disse "che a livello nazionale io e lui eravamo sulla stessa barca....." la mia risposta?
Ho presentato subito le mie dimissioni.......

Questo piccolo post è solo per dire che io preferisco parlare del mio borgo da questa tribuna, parlare della sua storia, delle sue tradizioni e far vedere le sue immagini a tutto il mondo direttamente da qui......e modestia a parte, mi sembra di fare un buon lavoro.

Mettetevi l'anima in pace, il mio tempo ho intenzione di usarlo in altro modo, i posti di comando li lascio al Nuovo che avanza.......!!!

lunedì 16 febbraio 2009

Le arance amare del Ponente ligure.

Foto scattata a Dolceacqua


Passeggiando nelle vie delle nostre cittadine è facile incontrare molte piante di arance amare, questa fotografia l'ho scattata oggi pomeriggio a Dolceacqua.
Questo tipo di agrume lo si può usare solo per confezionare marmellate.
Mia suocera gli anni passati la faceva, mi ricordo che era un procedimento molto lungo e complesso, non essendo io un'amante delle marmellate, non ho mai imparato a confezionarla......
Come già accennato qualche giorno fa, sto leggendo il libro di Giovanni Rebora dal titolo "La civiltà della forchetta", e ho scoperto il perché della presenza di queste piante, che in certi luoghi come ad esempio Bordighera, Ventimiglia e San Remo sono molto numerose ancora oggi in parchi e giardini.

[...] La relativa diffusione dello zucchero permise ai mediterranei di esportare anche frutti canditi, prodotto con lo zucchero Candy, che non ha nulla a che vedere con Candia, ma che era uno zucchero particolarmente fine prodotto in Asia Minore. In età moderna, quando i genovesi si assicurarono, per circa un secolo, l'egemonia della produzione e la commercializzazione dello zucchero, la frutta venne conservata in confetture e marmellate(anche Venezia partecipò a questa produzione, quando, nel XV secolo, Cipro passò dall'egemonia genovese a quella veneziana).
Si producevano marmellate di arance amare, coltivate nel Ponente ligure dal XII secolo fino alla metà del XIX secolo.Non è un mistero per nessuno che la lingua inglese chiami marmalade il prodotto e confezionato con agrumi e zucchero e jam tutte le altre conserve di frutta, prodotta con frutta locale e con lo zucchero, ormai derrata proveniente, dalle colonie.
Il Ponente ligure, insieme con le coste della Spagna mediterranea, produsse limoni e arance fin dal XII secolo. In età moderna la produzione era esportata in tutti i paesi del Nord Europa, dove venivano inviati limoni, sugo di limoni in botti, arance amare e marmalade.

Da qui un po' di storia sullo zucchero

Genovesi e Veneziani, nel X secolo, presero ad importare modeste quantità di ciò che veniva chiamato "sale arabo" che le crociate resero ancora più diffuso. Federico II di Svevia provvide a far coltivare la canna da zucchero in Sicilia, ma lo zucchero restò per molto tempo una spezia rara e preziosa, venduta dagli speziali e dai farmacisti a carissimo prezzo come medicina in uso per sciroppi, impacchi ed enteroclismi.

Solo i ricchi potevano permettesi di usarlo come dolcificante anche se il suo più antico surrogato, il miele, non era certo prodotto in quantità tali da poter comparire sulla tavola della popolazione come un dolcificante di tutti i giorni. Continua....

Mi piace trovare le risposte ai miei perchè.....

domenica 15 febbraio 2009

Ercolino sempre in piedi, ve lo ricordate?

Questa fotografia risale all'anno 1962, non ritrae me perché non ero ancora nata, ma una persona a me molto cara......è tra quelle fotografie che in famiglia consideriamo molto importanti per il ricordo che rappresenta.

Ercolino sempre in piedi è stato per molti un vero compagno di giochi, e lo è stato anche per me ma purtroppo non ho fotografie....
Veniva regalato con i punti dei formaggini Galbani.
Era un pupazzo di plastica gonfiabile, alto un'ottantina di centimetri, la cui parte inferiore divisa al suo interno da una membrana, veniva riempita di acqua in modo da dare stabilità al pupazzo, che poteva essere trattato come se fosse un sacco da pugile senza mai rovesciarsi ma rimanendo appunto sempre in piedi.

Il pupazzo riproduceva le sembianze di Paolo Panelli, testimonial della Galbani dell'epoca e girava gli spot dei caroselli interpretando il personaggio di Ercolino.

Guardare le vecchie fotografie mi piace molto, le considero un libro della nostra vita....

sabato 14 febbraio 2009

Rovo protettore


Dopo aver letto questo saggio di Paolo dedicato al Rovo, mi è venuta l'idea di proporlo anche a voi....

Leggete le considerazioni di Paolo perché sono molto interessanti e mettono in luce aspetti anche positivi relativi a questo arbusto........

di Paolo Veziano

Nel caratteristico e terrazzato paesaggio dell’ulivo dell’estremo Ponente ligure il rovo ricopre parti importanti di un territorio ormai semi-abbandonato.
I contadini per secoli hanno cercato di arginare la moltiplicazione e la diffusione di questo arbusto, da loro ritenuto nocivo, a colpi di falce, di roncola o con pratiche ancestrali quali, ad esempio, quella di bastonare i rovi bagnati dalla rugiada durante la luna calante di agosto.
I cantori e i narratori del paesaggio ligure hanno sempre - e forse non a torto - amato descrivere la solennità e la sacralità dell’ulivo dal tronco contorto e centenario, la capacità di assorbire la luce, la bellezza della sua chioma che mossa dal vento diventa argentea. In queste descrizioni, però, se si esclude qualche rarissima eccezione il rovo non ha trovato posto forse per il suo colore metallico e monotono o forse perché queste macchie che addolciscono e inverdiscono il paesaggio potrebbero com­promettere - sottraendo efficacia e solennità alla narrazione - l’immagine ormai consolidata dell’aspra e dura terra di Liguria.
Da anni chi si occupa di politica del territorio ha elevato il rovo a pianta simbolo del degrado ambientale attribuendogli, ingenuamente, la responsabilità dell’abbandono degli spazi coltivati. Risulta difficile credere che il rovo abbia acquisito dopo secoli il potere di scacciare l’uomo dalle terrazze; è noto, invece, come questa rosacea si riappropri dei terreni più freschi e fertili solo dopo l’abbandono del contadino.
Sulla base di queste brevi e negative considerazioni risulta assai arduo attribuire al rovo un qualche elemento di positività.
Qualche domanda sorge però spontanea: non siamo forse incorsi in un qualche difetto di prospettiva?
E non abbiamo forse osservato le macchie di rovi sempre in modo aereo e da lontano e senza mai provare seriamente ad addentrarci al loro interno?
Viste da dentro le plaghe di rovi offrono rifugio ad insetti e animali; gli uccelli vi riparano nelle giornate ventose e si cibano dei suoi dolci frutti, il cinghiale braccato dai cani dei cacciatori trova spesso, nei labirinti spinosi, la salvezza. Un aspetto quest’ultimo per molti versi già noto che conferma però il suo valore protettivo al punto che oggi si sostiene che l’aumento esponenziale del cinghiale sia direttamente pro­porzionale all’espandersi incontrollato del rovo.
Sotto il profilo puramente botanico questa rosacea restituisce al terreno più sostanza organica di quanta ne assorba, una peculiarità e un pregio che non sono sfuggite al grande botanico Libereso Guglielmi che, sulla base della sua lunga e provata espe­rienza e della sua frequentazione con Mario Calvino, sostiene che quella tra rovi e alberi da frutta sia una «convivenza possibile». E’ stato anche osservato come, estirpando i rovi e dissodando il terreno attorno alle piante, questa lunga e delicata convivenza si concluda spesso con la morte degli alberi.
Si tratta di piccoli ed inusuali laboratori, ma spesso anche un luoghi di «archeologia botanica», dove rinvenire piante da frutta autoctone quasi del tutto scomparse e pressoché introvabili altrove.
Il valore protettivo e conservativo del rovo non è sfuggito al noto archeologo Nino Lamboglia il quale amava ripetere che se le rovine di antiche cappelle o di edifici ci sono pervenute ciò è dovuto essenzialmente alla sua azione che, occultandone la presenza, ha impedito all’uomo di impadronirsi delle antiche pietre da utilizzare nella costruzione di muri a secco o di casolari.
Entrando in queste macchie non è in­frequente imbattersi in veri e propri «luoghi di memoria» che conservano gelosamente i segni del lavoro dell’uomo o del suo passaggio e gli arnesi della civiltà contadina; luoghi che occultano anche oggetti di vita quotidiana che l’uomo vi ha abbandonato: flaconi, bottiglie, scatole di latta. Analizzando questi curiosi e ormai rari reperti non è impresa impossibile datare il momento in cui i rovi hanno iniziato a colonizzare quei terreni.
Ma, quasi certamente, l’elemento di maggior pregio del rovo risiede nel suo potere di «ringiovanire il paesaggio». Questo arbusto, infatti, non ha radici così potenti e profonde da provocare il crollo dei muri a secco; ma al contrario ne garantisce la stabilità. La sua ombrosa protezione impedisce all’erba di crescere e ai raggi del sole di calcinare le pietre che la pioggia lentamente ripulisce e leviga.
E’ sorprendente notare come i muri a secco liberati dalla coltre di rovi presentino le tinte e tutte le «caratteristiche del nuovo». Queste terrazze, che viste da lontano possono apparire come ferite profonde del paesaggio, ci restituiscono la profondità di una prospettiva verticale e ci ricordano con im­pressionante realtà quanto sia realmente aspra la terra di Liguria.
Una sensazione di ferita non dissimile si prova di fronte alla creazione di nuove terrazze sulle quali coltivare la vite o l’ulivo; il senso del nuovo e dell’artificiale che si fa strada in noi è più che giustificato, soprattutto quando si tratta di ampie superfici. Ma quando agli inizi del 1800, con una colossale opera di colonizzazione, intere colline dell’entroterra furono rimodellate per creare spazi utili alla cultura dell’ulivo non sarebbero apparse anch’esse del tutto nuove? E allora per il principio opposto a quello del ringiovanimento queste nuove terrazze hanno forse bisogno solamente dell’azione del sole e dell’alternarsi delle stagioni per «invecchiare» e fondersi completamente con il paesaggio così come siamo abituati a vederlo oggi.
L’invadenza del rovo nel paesaggio dell’ulivo è tema quanto mai attuale. Oggi che ci siamo lasciati alle spalle i tempi della roncola e del bastone, con quali mezzi lo si combatte? Ci troviamo di fronte a due sole alternative; adoperare le falciatrici a motore o combattere i rovi con il più comodo diserbo chimico. Quest’ultima - e già tristemente nota pratica - annienta le erbe infestanti e i rovi e provoca, di conseguenza, il crollo rovinoso delle terrazze; la terra non più trattenuta dalle radici e dalle pietre viene dilavata dalle piogge e tende a scivolare lentamente, ma inesorabile a valle.
Non siamo per nulla certi che ancora una volta il rovo voglia assumersi il silenzioso ed ingrato compito di cicatrizzare le ferite inferte con tanta colpevole leggerezza dall’uomo al fragile equilibrio del paesaggio dell’ulivo del Ponente ligure.
In questa sede non mi soffermo né sulla significativa presenza di questa pianta nei testi Sacri - dalla corona di spine al roveto ardente - né sulla sua simbologia o sul suo significato metaforico.
Con queste poche considerazioni spero di aver contribuito a ridare dignità ad una pianta da sempre considerata dannosa e del tutto inutile, ma che occupa spazi importanti del nostro paesaggio e con la quale da secoli siamo abituati a convivere.

venerdì 13 febbraio 2009

Mi Illumino di meno 2009

Per il quinto anno consecutivo Caterpillar lancia per il 13 febbraio 2009 M’illumino di meno, la grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico.

Il decalogo da applicare oggi e anche dopo....

Buone abitudini per il 13 febbraio (e anche dopo!)

1. spegnere le luci quando non servono

2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici

3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria

4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola

5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre

6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria

7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne

8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni

9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni

10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

In più post ho espresso come la penso sullo sperpero di corrente elettrica, cerco di risparmiarla, e credo di trasmettere questo valore anche a mio figlio.......

Quando ho deciso di scrivere questo post, ho cercato notizie sui notiziari locali, non ne ho trovate.......mi ricordo che gli anni scorsi anche la nostra comunità montana si era fatta portavoce di questa lodevole iniziativa, ma oggi silenzio......peccato si è persa un'occasione....

E ricordati di spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili venerdì 13 febbraio alle ore 18.00!


giovedì 12 febbraio 2009

Una gita a Cannes

Foto di gtu

Oggi per mio figlio e i suoi compagni di classe è stata una bellissima giornata, gita a Cannes con torneo di scacchi tra le scolaresche........e visita alla fiera dei giochi elettronici e da tavolo presso il salone del cinema ovvero dove si svolge il festival del cinema di Cannes

Foto di gtu

Si sono potuti divertire giocando a scacchi, un gioco che seguono da cinque anni con un maestro e che personalmente considero non solo un gioco ma un "allenamento per la mente"...Hanno potuto vivere un'esperienza quotidiana con bambini di un'altra nazione, verificare personalmente un'altra realtà scolastica e magari provare a dire qualche parola di francese visto che è una materia di studio..........insomma una bella esperienza sicuramente.

Foto di gtu

Passeggiando per le vie di Cannes si incontrano sicuramente soggetti fotografici interessanti.....

Foto di gtu

Foto di gtu
Come ho detto prima lo scopo della gita è stato un torneo di scacchi amichevole, ecco che bella leggenda sul gioco degli scacchi che ho trovato su qui

La leggenda

La leggenda racconta che una volta un re vinse una grande battaglia per difendere il suo regno, ma per vincere dovette compiere un'azione strategica in cui suo figlio perse la vita. Da quel giorno il re non si diede più pace perché avrebbe voluto poter trovare un modo per vincere senza sacrificare la vita del figlio, e tutti i giorni rivedeva lo schema della battaglia, ma senza trovare una soluzione. Tutti cercavano di rallegrare il re, ma nessuno ci riusciva. Un giorno venne al palazzo un brahmino, Lahur Sessa, che, per rallegrare il re, gli insegnò un gioco che aveva inventato: il gioco degli scacchi. Il re si appassionò a questo gioco e, a forza di giocare, capì che non esisteva un modo di vincere quella battaglia senza sacrificare un pezzo, suo figlio. Allora il re fu finalmente felice e chiese a Lahur Sessa quale voleva che fosse la sua ricompensa: ricchezze, un palazzo, una provincia o qualunque altra cosa. Il monaco rifiutò, ma il re insistette per giorni, finché alla fine Lahur Sessa, guardando la scacchiera, gli disse: «Tu mi darai un chicco di grano per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via». Il re rise di questa richiesta, dicendogli che poteva avere qualunque cosa e invece si accontentava di pochi chicchi di grano. Il giorno dopo i matematici di corte andarono dal re e gli dissero che per adempiere alla richiesta del monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento anni. Lahur Sessa aveva voluto in questo modo insegnare al re che una richiesta apparentemente modesta poteva nascondere un costo enorme. In effetti, aveva chiesto 18 trilioni, 446 biliardi, 744 bilioni, 73 miliardi, 709 milioni, 551 mila 615 chicchi di grano (20 + 21 + 22 + ... + 263 = 264 − 1, considerando 20 = 1 della prima casella). Comunque, una volta che il re lo ebbe capito, il brahmino ritirò la sua richiesta e divenne il governatore di una delle province del regno.

Buona serata.

mercoledì 11 febbraio 2009

Antica ricetta per cucinare l'anguilla

Oggi ho iniziato a leggere il libro "La civiltà della forchetta, Storie di cibi e di cucina" di Giovanni Rebora, è molto interessante.....e devo dire grazie ad Annamaria per l'ottimo consiglio....

Questo post è il primo che dedico alla cucina, non è una ricetta moderna ma bensì una ricetta dell'epoca vissuta da Cristoforo Colombo dopo la scoperta dell'America.

Chi meglio dell'anguilla poteva dare inizio a questa serie di post......forse non tutti i mie carissimi visitatori sanno che Isolabona è la terra dei pescatori di anguille, tanto da esserci stata per molti anni una sagra ad essa dedicata guardate qui

Tra le ghiottonerie medievali l'anguilla godeva di grande prestigio.
Papa Martino IV (Simon de Brie) finì al purgatorio dantesco per questa sua debolezza:

[...]e purga per digiuno
l'anguille di Bolsena e la vernaccia.

La ricetta che riporto di seguito è quella dettata da Gentile Sermini nella novella in cui Ser Meoccio racconta al cuoco come vide confezionare una bella anguilla grossa:

[...]dirovvi la golosità ch'io gli vidi fare: Prima pellaro quella anguilla con l'acqua bollita e cavaro quello dentro, e mozzaro la coda e la testa, poi lavaro bene a sei acque, poi ne fecero rocchj agguagliati d'uno palmo l'uno o meno, e miserli in uno spedone con frondi d'alloro in mezzo tra rocchjacciocchè non sattaccassero insieme, e così temperatamente l'arrostiro: e avendo prima messo in una cocchetta sala, aceto e uno gocciolino d'olio, con quattro speziarie dentro, cioè pepe,specie,garofani e celamo fino, di ognuno di questi una mezza oncia, e con una rametta di osmarino, sempre di questa zenzaverata l'andavano ognendo:e quando fu ben cotta e spolpata la trassero in una conca di gelatina, e ivi i rocchj assettaro; poi su vi premettero sei melegrane con bene vinti aranci, e con molte fine specie sopra essa, poi con una teglia da migliacci caldetta la copersero, acciocchè calda si mantenesse infine che fosse a tavola.

Questa ricetta è tratta dal volume Colombo a tavola, Antalogia di ricette dell'epoca, a cura di Giovanni Rebora, Ermes Editoria Comunicazione, Savona 1992.

martedì 10 febbraio 2009

Silenzio


Poesia

di M. L. Magni

In silenzio, un seme


Grigia è la nebbia,
il sole è pallido;
e tutto è squallido
mondo autunnale.
Ma un volo breve,
un solo brivido,
gentile e timido,
scende nell'aria.
Un seme cade
tra l'erba e foglie,
e lo raccoglie
la terra oscura.
Grava il silenzio
sul bosco e il greto.
Muto e segreto,
l'inverno viene.
Resta a quel brivido
d'un solo istante,
una festante,
lieta promessa.
Dalla deserta
terra assopita,
novella vita
risorgerà.

lunedì 9 febbraio 2009

Concorso di Poesia e di Fotografia

Oggi come mamma ho avuto una giornata impegnativa.....
Ritiro della scheda di valutazione ovvero la pagella, ho accompagnato gtu alla consueta lezione di pianoforte e ho partecipato ad una riunione presso la futura sede scolastica che frequenterà il mio figliolo......una giornatina niente male!

Per questo motivo oggi niente post impegnativi, mi limiterò a fare due comunicazioni relative a due concorsi correlati tra loro.

I blogger stella e cesco hanno dato inizio alle votazioni per il concorso di poesia e per quello di fotografia, se volete farci un giro e votare le vostre preferite guardate stella e cesco

Potrete esprimere la vostra preferenza.

domenica 8 febbraio 2009

La fontana di Isolabona danneggiata nel 1858

L'archivio storico di ogni Comune racchiude tutta o quasi la storia di una comunità.
Oggi vi voglio parlare di una delibera che reca la data del "dieci Ottobre 1858" che ha per oggetto una seduta straordinaria del Consiglio Comunale di Isolabona per un fatto doloso contro la nostra fontana.

Sembrerebbe infatti che la parte di marmo a forma di cupola non sia quella originaria, perché fu sostituita nel 1858 a seguito di questo fatto, personalmente mi sono chiesta più volte il perché di un colore così diverso dalle altre pietre che la compongono.....

Il fatto:
Un certo signor Pisano di Apricale fu accusato di aver provocato la rottura del coperchio della fontana, a sua difesa spiega il Pisano che la lastra di marmo non era ben ferma e che la bestia fermatasi a bere ed essendo carica di lunghi fasci di canne, ha urtato la pietra mal ferma facendola cadere.....
L'amministrazione comunale non accettò questa linea di difesa spiegando che la lastra di marmo stava li da più di 400 anni e non sarebbe caduto se non fortemente spinta, che il Pisano usò negligenza nel non custodire e tener occhio alla sua asinina traversando questo Comune , dunque egli è responsabile del danno e obbligato a pagare le spese per il rifacimento del coperchio della fontana......

Delibera del 10 Ottobre 1858
Cliccate sull'immagine, vi consiglio di usare lo zoom....

Purtroppo tra apricalesi e isolesi i rapporti sono stati nel passato un po' movimentati, ma questa è un'altra storia.....

Oggi nel 2009, la nostra bellissima fontana del 1486 è visibilmente danneggiata all'interno della vasca, non voglio aggiungere altro se non che dovremmo imparare dai nostri "antichi amministratori" ad avere rispetto dei monumenti storici!!!

sabato 7 febbraio 2009

La cucina solare


Oggi vi voglio parlare della cucina solare, personalmente la trovo grandiosa......

Se volete vedere qualcosa di veramente " alternativo" guardate qui

Io l'ho scoperta frequentando il blog della carissima e simpaticissima lo, questo

Andate a visitarlo, ne rimarrete colpiti anche voi!!!

E' spettacolare non trovate?

venerdì 6 febbraio 2009

Dico sempre quello che penso!!!

Dico sempre quello che penso!!!
Oggi mentre scrivevo un commento su un altro blog, tra me e me riflettevo se inviarlo oppure no.
Sapevo che stavo andando controcorrente, ma alla fine ho deciso di inviarlo.....perchè dico sempre quello che penso!!!

Non so se lo si può definire un pregio, io lo considero così, poi sta a chi mi legge sapersi confrontare con le mie idee senza cadere nella banalità dell'insulto.....!!!

Poche settimane fa mi sono trovata di fronte due persone che mentivano spudoratamente su un fatto, credo che la coscienza di queste persone sia l'unico giudice, come so benissimo che la mia lo è per me......dico sempre quello che penso!!!

Scusate questo post un po' troppo personale, ma oggi gira così!!!
Buona serata.

giovedì 5 febbraio 2009

Lo scolmatore sulla stada del mio rientro....

Oggi sapevo che per me sarebbe stata una giornata pesante, non tanto per il lavoro ma per il mio ritorno a Isolabona da Sanremo.....

Noi della valle sappiamo bene che attraversare Sanremo alle 17, 30 è un incubo, soprattutto se parti da oltre Piazza Colombo.....mi ero preparata psicologicamente a una coda estenuante che mi accompagnasse fin dopo la foce.....

Meraviglia delle meraviglie, questa sera niente coda, che botta di fortuna mi sono detta......

Arrivata a Bordighera prendo per la via Romana, dimenticandomi di questo così mi sono sparata 40 minuti di coda per due chilometri scarsi ......ad ogni incrocio importante vi era un vigile che regolava il flusso delle auto che volevano immettersi sulla via Romana, arrivata alla rotonda di via Pasteur strada libera.......

Non ci sono abituata a questa confusione, fortunatamente domani non lavoro.....non incontrerò vigili......!!!

Buona serata a tutti

mercoledì 4 febbraio 2009

I Doria e il tributo della Bannalità

L'immagine che vedete è il castello di Dolceacqua, particolare di una stampa del Gioffredo del 1656, ritagliata da una pagina degli "Studi preliminari sul Castello di Dolceacqua" di Ezio Mitchell edito dall'Istituto Internazionale Di Studi Liguri Bodighera del 1983.

Di seguito riporto parte degli studi fatti da Paolo Veziano dal titolo " Nota alle Cronache sull’ulivicoltura d’Isola Bona tra Settecento e Ottocento".

Questi studi mettono in risalto i cattivi rapporti tra i Doria e gli abitanti dei borghi sulla spinosa questione della gestione della frangitura delle olive, che ricordiamo essere l'unica economia di sostentamento della popolazione.

Di Paolo Veziano

E’ noto che i Doria fossero proprietari dal 1525 dei frantoi di Apricale, Dolceacqua, Isolabona e Perinaldo e che detenessero il monopolio assoluto delle acque pubbliche. Meno noto è che i corrotti amministratori dell’epoca accordarono ai Doria il diritto di imporre alle popolazioni un pesante tributo – meglio noto come Bannalità – che relativamente alla frangitura delle olive prevedeva, oltre ad una imposta del dodici per cento sull’olio, il pagamento delle spese di mantenimento giornaliere degli operai e i diritti derivanti dalla vendita della sansa. Una condizione che aveva costantemente dissanguato la popolazione locale e l’aveva fatta precipitare in un «baratro di strozzante miseria e di spasimi». Questo specifico aspetto delle Bannalità non costituiva tuttavia l’unico motivo di risentimento della popolazione nei confronti dei Marchesi. Come evidenzia lo studio di Marco Cassini su Apricale la decisione «politica» dei Doria di non costruire nuovi frantoi si traduceva, di fatto, nell’impossibilità pratica per quelli esistenti di trasformare in tempi rapidi una produzione sempre crescente. Una impasse, forse voluta, che arrecava ai contadini un danno economico rilevante, poiché le olive giacevano a marcire nelle cantine e l’olio che si otteneva era di qualità così infima da poter essere venduto a «vil prezzo» soltanto alle fabbriche di Oneglia.
Si può solo immaginare con quale giubilo la popolazione di Isolabona e dei territori dell’ex Marchesato accolse la decisione del Governo francese di abolire «l’esecrato ed infernale giogo della Bannalità». Gli anni che seguirono videro un momento di grande fervore sociale e di silenziosa operosità che portò – come nel caso di Apricale – alla costruzione di nuovi frantoi cooperativi in grado di sopperire a quella cronica mancanza che tanti danni aveva provocato.
Caduto Napoleone gli antichi Stati tornarono al Re di Sardegna. Ritornarono anche i Doria che rivendicarono, se non l’antico dominio, almeno il ripristino delle Bannalità e, a tal scopo intentarono causa alle comunità di Dolceaqua, Apricale, Isolabona e Perinaldo. La Regia Camera, dei Conti di Torino con la sua sentenza del 4 gennaio 1817 riconosceva la giustezza delle loro istanze e ordinò di riattivare i frantoi e di riconoscere nuovamente ai Doria le Bannalità del dodici per cento del prodotto delle olive, oltre ai diritti sulla sansa.
Una decisione che le popolazioni locali definirono assurda e «degna delle tenebre e della peggior barbarie del Medio Evo» e che contribuì ad esasperare ulteriormente gli animi. Larghi stati di una popolazione strangolata dalla miseria – che caldeggiava apertamente il ritorno del liberale Governo francese – si opposero a questa decisione e dichiararono apertamente di non voler più sottostare al giogo delle Bannalità.
Il comune di Isolabona fece propria tutta l’insofferenza e l’esasperazione della popolazione ed indirizzò ai Savoia più di una supplica con la quale si chiedeva l’abolizione degli anacronistici diritti feudali goduti dai Doria. Il comune nel 1850, con la probabile consulenza di un legale, elaborò una nuova istanza, che attraverso una serie di postulati, tendeva a dimostrare l’infondatezza giuridica e l’iniquità sociale della sentenza di Torino.
Non è noto se questa istanza sia stata accolta positivamente dai Savoia. E’certo invece che le Bannalità furono definitivamente abolite dai Sovrani dopo l’unità d’Italia concretizzatasi nel 1861. Continua.......


Chissà se è proprio colpa dei Doria se in questa zona l'olivicoltura non ha trovato nel passato un aiuto per svilupparsi, o se la colpa, come al solito, la si deve attribuire alla popolazione che non ha saputo trarre il meglio da una risorsa.....Chissà!!!


Ecco oggi il castello di Dolceacqua.

martedì 3 febbraio 2009

Il sito di Fausto, Soudan

Oggi voglio farvi conoscere il sito di Fausto, un vero e proprio museo virtuale....

Con Fausto ci siamo presentati solo per via telematica, spero arrivi presto il giorno in cui le nostre mani si possano stringere.
Nonostante la nostra sia una amicizia virtuale, lo considero un amico.

In questi mesi mi ha inviato parecchia documentazione inerente Isolabona pur non essendo un mio concittadino e per questo gli dico grazie.

Il suo sito come ho detto sopra lo considero un museo, pensate come sarebbe bello se ogni comune ne avesse uno.....la storia di Isolabona, di Dolceacqua di Pigna a portata di clik, tutta ben documentata e di facile accesso.......

Fateci un giro da qui e poi tornate a fargli i complimenti perché se li merita tutti.

lunedì 2 febbraio 2009

La Candelora


Oggi la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione del Signore, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti".
Quando ero bambina in questo giorno tutti ripetevano questo proverbio:
Madona de la sceriôla
de l'inverno sém fôra.
Se'l piôf o tira vent,
n'del'inverno sem dént.
Oggi a Isolabona piove e le previsioni per i prossimi giorni non sono belle.....mi sa che quest'anno l'inverno da noi non è ancora finito.....

Di seguito ho ripreso alcuni detti popolari regionali, sarebbe bello sapere come è stato il tempo da voi oggi e se conoscete altri proverbi.

Da Wikipedia

La Candelora, per la sua collocazione all'inizio del mese di febbraio, quando le giornate iniziano visibilmente ad allungarsi, è stata oggetto di detti e proverbi popolari di carattere meteorologico, quale, ad esempio, il detto veneziano:

Quando vien la Candelora
da l'inverno sémo fóra,
ma se piove o tira vénto,
ne l'inverno semo drénto.

In lombardia il detto equivalente:

Madona de la sceriôla
de l'inverno sém fôra.
Se'l piôf o tira vent,
n'del'inverno sem dént.

Traduzione

Madonna della Candelora
dall'inverno siamo fuori
Se piove o tira vento
nell'inverno siamo dentro

A Trieste per la Candelora c'e questo detto:

Se a Candelora xe sol e bora
de l'inverno semo fora,
se piovi o tira vento
de l'inverno semo dentro.

In Toscana, invece, il detto recita:

Se nevica o gragnola
dell'inverno siamo fora.
Se c'è sole o solicello
siamo ancora a mezzo inverno.
Se c'è sole o sole tutto
dell'inverno resta il brutto.

Ecco uno dei proverbi Calabresi riguardo la Candelora:

Da Candalora, cu on avi carni
s'impigna a figghjiola.

In Sicilia si suol dire:

Pa Cannilora a jaddina fà l'ova
Pa cannilora du 'nvirn sim fora
Pa Cannilora u brascirr fora.

A Rotello in Molise si suol dire:

A Cannelora, a vernate jè sciute fore!
Responne Sante Biase: "A vernate 'ncore trasce";
Responne a vecchierelle: "Quanne scekoppe a Vecachelle";
Responne u viecchie Semmejone: "Se vuo'sta cchiu' secure, quanne calene i meteture".

Traduzione:

Alla Candelora l'inverno è uscito fuori (passato)!
Risponde San Biagio (3 febbraio): "L'inverno non è ancora arrivato";
Risponde la vecchietta: "Quando sono sbocciate le gemme";
Risponde il vecchio Simeone: "Per essere più sicuri, quando arrivano i mietitori.

Nel Napoletano si dice:

A Cannelora
Vierno è fora!
Risponne San Biase:
Vierno mo' trase!
dice a vecchia dint' a tana:
nce vo' 'nata quarantana!
cant' o monaco dint' o refettorio:
tann' è estate quann' è Sant'Antonio!

Nel Tarantino si dice:

A Cannlor u'nvirn è for,
ma c'proprij n vuè cuntà,
notr e tant c' n' stà!

domenica 1 febbraio 2009

Ve le ricordate?

Ve le ricordate?
Io si e ogni tanto me le guardo con un po' (tanta) nostalgia.......
Sono sette anni che le nostre amate lire hanno lasciato il posto a questi .

Tutti giorni lotto con mio figlio per fargli capire quanto sia importante contare anche i centesimi....dal canto suo mi risponde che sono una mamma "tignosa" ma alla fine accetta i miei no e le mie spiegazioni......

Effettivamente mi considero una tirchia, perchè da buona formichina faccio i conti trasformando gli euro in lire. Molti dicono che è un ragionamento sbagliato perché si guadagna in euro, ma io il raddoppio dei miei guadagni non l'ho ancora visto a distanza di sette anni....e voi?