sabato 28 marzo 2009

Muscari racemosum



Porri a Cogorno, Seulla canina in vall d'Arroscia, Beciciura a Bordighera.
Sono alcuni dei battesimi liguri riservati ai Muscari.
A Isolabona li chiamiamo baciciure de gatu.
Nella nostra Liguria ne esistono quattro specie delle cinquanta esistenti.
La fotografia che ho scattato alcuni giorni fa, riprende un esemplare di Muscari racemosum, specie che nasce nei luoghi erbosi fiorendo da marzo ad aprile dal mare sino alla zona subalpina.
Appare come una pianta più o meno robusta alta sino a 25 centimetri con numerose foglie giunchiformi flaccide e fiori brevemente pedicellati, color azzurro intenso ma pruinosi esternamente, raccolti in denso racemo.
Il perigonio è ovato-oblungo a fauce stretta.
I Muscari appartengono alla famiglia delle liliacee;

Questi fiori venivano usati durante il periodo pasquale per colorare le uova di gallina, facendole bollire nell'acqua insieme ai fiori.
Si usa solo il fiore perchè il gambo di colore verde, interferisce con la colorazione dell'uovo, alterandone il colore.


[...]
Ci sono dei fiori che marcano un punto fermo nel corso dell'annata, proprio come certi eventi che segnano un periodo nel ciclo della nostra vita.
Il muscari è uno di quelli perché quando il primo di essi è spuntato dal suo rifugio, deve essere accolto come l'atteso segnale che il sole sta gradualmente acquistando potenza e che le forze dell'inverno sono in piena ritirata[...]

Si può oggi giudicare questo brano di Charles Casey troppo drastico nelle sue affermazioni, tanto più che le pazze primavere di questi ultimi anni ci insegnano non basti l'apparizione precoce dei Muscari per dichiarare completamente sconfitto l'inverno; ma è pur vero che la presenza dei Muscari, in compagnia della Barlia Robertiana e dei primi Narcisi, segna il progressivo allungarsi delle giornate, l'arrivo dei primi tepori primaverili e dà alle api la sicurezza di un nettare prelibato e profumatissimo. pezzo tratto da Libri e fiori di Liguria, G. Nicolini, A Moreschi, edizioni Siag Genova.


Come per altre piante e arbusti, ho avuto problemi per rintracciare il nome italiano, infatti nella nostra vallata, si ha l'abitudine di chiamarli col battesimo locale che come vi ho già detto è, beciciura de gatu.
Ringrazio Raggio che mi ha fornito questa indicazione, da brava maestra ne ha parlato a scuola proprio in questi giorni;)

A mio figlio piacciono molto e ne ha raccolto un bel mazzetto che ha poi portato a scuola per per visionarli insieme ai suoi compagni durante la spiegazione della maestra.

19 commenti:

  1. Questa val Nervia è piena di risorse,ma che bello!

    Oggi di macchina fotografica qui non se ne parla,piove...e anmche se la pioggia ha il suo fascino non è proprio il massimo uscire per scatti.

    Ciao Roberta,buona domenica!

    RispondiElimina
  2. @sirio, qui invece ha fatto solo qualche goccia per fortuna perchè altrimenti il mio figliolo chi lo teneva in casa?
    Oggi tutto il giorno per trote nel torrente Nervia, mi ha sfinito!!!
    Buona domenica anche a te;)

    RispondiElimina
  3. Sei stata fortunata ad avere raggio come insegnante di Giorgio.
    Non è una "ruffianata".
    Buona serata.

    RispondiElimina
  4. Non so se il significato sia lo stesso, dalle mie parti si chiama pisciu de gattu, non traduco perche si comprende benissimo.
    E' vero quello che dici le stagioni una volta erano scandite da fenomeni ben precisi, oggi non piu', sara' colpa del buco dell' ozono.
    Roberta, come te, non vivo in citta'. Siamo fortunati perche' riusciamo a vedere le stelle in cielo e i mutamenti della natura al cambiare delle stagioni, anche se spesso sfasate nei tempi.
    Come diveva il Trio Marchesini-Solenghi-Lopez ''Non esistono piu' le stagioni di una volta e non esistono piu' le mezze stagioni''.
    Buona fine settimana.
    Vale

    RispondiElimina
  5. E' un fiore che non ho mai visto dalle mie parti, bel colore però!

    RispondiElimina
  6. Non ricordo come si chiamano a Vallebona. So soltanto che da bambina mi dicevano di ascoltare vicino all'orecchio il rumore che facevano sfregandolo con le dita e che recitava: "gri gri pascal 'è d'avrì" (gri gri Pasqua è in aprile)...

    RispondiElimina
  7. Conosco molto la pianta. Nel Salento, la mia terra di origine, sono chiamati lampasciuni e appartengono alla varietà Muscari comosum. Il bulbo, dal sapore amarognolo, è commestibile. Mia madre li prepara ancora adesso sotto aceto e me li conserva per l'estate perché ne sono ghiotta. Sono molto buoni anche lessi, conditi con olio extra vergine di oliva e limone oppure passati nella mollica di pane e poi fritti.

    Mi riferisco sempre ai bulbi, che somigliano a delle piccole cipolle.

    Baci e buona domenica.

    RispondiElimina
  8. volevo dire "conosco molto bene" la pianta, pardon!

    RispondiElimina
  9. Sono sempre molto ammirata, quando passo di qua... sto scoprendo un mondo (il vegetale è proprio un universo che ignoro).
    Abito in campagna ma non la conosco proprio.
    Quando finalmente finirà di diluviare e si potrà fare una giratina nel bosco voglio dedicarmi, per una volta, a non stare perennemente a occhi per aria a guardare cielo, rami, scorci alti ma a concentrarmi sul sottobosco per scoprire tutti questi tesori di cui non immagino neanche l'esistenza!
    Grazie Roberta, buona domenica

    RispondiElimina
  10. @Stella,grazie,il mio lavoro lo faccio con tanto amore!
    @Pia: in questi giorni ai bambini ho fatto lo stesso tuo gioco, ma in questo modo:"beciciura bela beciciura, quandu a lè pasca" "a lè l'induman du sabu santu" ( beciciura bella beciciura, quando è pasqua, l'indomani del sabato santo). a loro è piaciuta tanto, è un modo di ritornare alle radici, quando ai nostri nonni facevano questi giochini innocenti che noi abbiamo perso.
    con questi fiori abbiamo colorato le uova, esperienza riuscita in parte perchè le uova avevano il guscio un po' scuro e perchè non ho tolto i gambi, comunque l'idea che i nonni non avessero uova di cioccolato, ma uova vere che, se pur colorate, mangiavano il giorno di Pasqua, per i bambini è stata una sorpresa. non dimentichiamo le nostre origini e le nostre tradizioni!!!

    RispondiElimina
  11. @Stella, SOS, non riesco a comunicare con te, non hai "nome/URL"! mando il commento al tuo post da qui (gturs me lo concederà, ormai è fatta!). secondo me i due dicono: stiamo bene insieme, anche se un po' scomodi..
    ciao, spero che ripassi da qui!

    RispondiElimina
  12. Ricordo bene quando mia mamma metteva questi fiori (che non riesco proprio a ricordare come vengono chiamati qui nella campagna veneziana) a bollire insieme alle uova. Ne usciva un uovo lilla, bel colore che ho sempre amato.
    L'unico problema è che una volta sgusciato anche l'albume aveva sfumature celestine :-)

    RispondiElimina
  13. Che bel colore hanno i fiori di questa piantina!

    RispondiElimina
  14. Come sempre, leggendoti imparo qualche cosa di piacevole e vedo immagini bellissime. Non conosco quei fiori, e la prima volta che li vedo. Buona domenica e buona vita
    Viviana

    RispondiElimina
  15. ciao Roby,
    sempre interessanti e gradevoli i tuoi post!
    non ricordavo questa pianta, molto carina...come la primavera!:-)
    un bacione
    g

    RispondiElimina
  16. anche io ho questi fiorellini in giardino...piccoli compatti e eleganti....un bacione

    RispondiElimina
  17. Io un a volta ho provato a colorare i gusci d'uovo bollendoli con questi fiori ma non è venuto furi niiente. Chissà perché.

    Beciciura, in dialetto è l'organo sessuale femminile.

    RispondiElimina
  18. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  19. @ alberto
    E beciciure de gatu ti e devi scicaa en tu murtee cume u pistu e se ti voei un curuu forte grijura i oevi dopu averli buglì. Da Marietta du Marescialu u se giughia a scusseta.
    Bacì de Gouta u se ne ha mangiau vintidui cun a scorcia.

    RispondiElimina

E' possibile commentare nelle seguenti modalità:
1) Google/Blogger: occorre registrarsi gratuitamente a Google/Blogger.
2) OpenID: ancora in fase beta, consente di commentare utilizzando un account comune ad alcune piattaforme.
3) Nome/URL: basta immettere un nome (nick) ed il proprio indirizzo (se si possiede un sito/blog).
Ho dovuto eliminare la possibilità di commento anonimo per troppi commenti spam.