sabato 25 luglio 2009

I Gigari , specie dei Generi Arisarum, Arum, Dracunculus

Un paio di settimane fa ho scattato delle fotografie a dei vegetali che non avevo mai visto in tanti anni che abito e frequento le campagne di Isolabona oppure, posso dire da quando non guardo attentamente il mondo che mi circonda,  mi ha attratto sia la forma che la combinazione dei colori.
Giunta a casa ho subito caricato le fotografie sul pc e le ho fatte vedere a mia suocera chiedendole se le conosceva. La sua risposta è stata affermativa, " si le conosco , sono velenosi, mia nonna quando ero bambina me lo ripeteva sempre,  ma non conosco il loro nome".

Sono questi
Ho così inviato una mail al Dott Alfredo Moreschi, noto maestro fotografo storico di Sanremo e coautore del libro "Fiori di Liguria" con il Dott  A.Nicolini, che, come sempre mi ha fornito la soluzione al mio quesito inviandomi una scheda tecnica relativa a questa specie.

Moreschi scrive
[...]
Sono le fruttificazioni dell'Arum italicum, un cugino dei Philodendron e degli Anthurium tropicali che usiamo come piante da appartamento.

Dalla scheda tecnica
L’Arum italicum è un’abituale presenza dei nostri campi che in primavera compie una singolare trasformazione: si presenta, dapprima, con un ciuffo di eleganti foglie verdi e lucenti al cui centro appare una grande spata bianca a protezione di uno spadice giallo. 
Lungo l’appendice, simile ad un lungo ed esile dito puntato verso l'alto, sono disposti i fiori giallastri: quelli maschili nella parte più alta, mentre i femminili formano il glomerulo basale. 
A fecondazione avvenuta, la spata si affloscia, scompare e libera un gruppo di vistose bacche scarlatte. 
La fantasia popolare ha subito colto l'occasione per far nascere nomi singolari come "Serpentaria", "Erba saetta", "Pan di serpente o di vipera", "Bacche veleno", solo per citare i più importanti del volgare italiano che si aggiungono al folto gruppo degli altrettanto geniali battesimi liguri.
Il nome scientifico del Genere, composto da una quindicina di specie in prevalenza mediterranee, deriva dal vocabolo greco "aron" (calore) perché, al momento della fioritura, lo spadice aumenta la sua temperatura di quattro-cinque gradi rispetto all’atmosfera circostante.
Infatti, l'infiorescenza degli Arum, allo scopo attirare mosche e moscerini, emette un forte odore di sostanza organica in decomposizione: una sorta di spray favorito nella sua diffusione dal lieve calore emanato .
Appena entrati nella spata gli insetti rimangono intrappolati dai peli riflessi e, nel tentativo di recuperare la libertà, si spostano incessantemente raccogliendo e distribuendo il polline dappertutto; molti muoiono nell’impresa mentre gli ultimi, i più fortunati e resistenti, riescono a liberarsi quando la spata avvizzisce per l'avvenuta fecondazione.
Anche nel caso degli Arum spuntano altre interpretazioni etimologiche, come quella di una derivazione dall'antico termine riservato dagli egiziani ad una pianta commestibile, dall'aspetto molto simile (Arum esculentum). 
Oppure, interviene il rimando all’immancabile leggenda popolare, secondo la quale, Gíosuè e Caleb volendo dimostrare a Mosè la effettiva fertilità della terra promessa, avrebbero piantando lo scettro di Aronne fra le zolle; il legno si sarebbe immediatamente coperto di germogli formando una pianta, chiamata con il diminutivo di "Aro".
Le bacche dei nostri Arum sono velenose e possono anche rivelarsi mortali, soprattutto se ingerite da bambini; questa negatività indusse negromanti e fattucchiere ad includerlo fra le piante indispensabili per distillare misteriosi intrugli da usare nei riti satanici.
Nel passato, le radici di Arum maculatum venivano raccolte e torrefatte per ricavare di un amido di prima qualità molto fine e  dal colore candido, dotato di  proprietà simili a quello prodotto dal Riso, ma caratterizzato da piccoli granuli tondeggianti, o irregolarmente poliedrici con ilo spesso e raggiato. Secondo gli esperti nel periodo di quiescenza annuale, e dopo tre anni di vita della pianta, se ne riscontra la massima concentrazione nel rizoma (21,74%); per tutto il momento vegetativo, viene parzialmente sostituito da saccarosio.
Presso molti popoli europei e per molti secoli l'amido di Aro è stato considerato un ottimo succedaneo della fecola; in particolare nella pasticceria casalinga e non della Sicilia, serviva per la preparazione dei confetti, per infarinare dolci, biscotti ed i fichi seccati.  In Inghilterra l'amido prodotto industrialmente dal "Gigaro" veniva commerciato sotto l'etichetta di  "Arrowroot of Portland", venduto in concorrenza con quello ricavato in Oriente. Era particolarmente indicato per inamidare i tessuti di Lino più delicati, irrigidire i colletti alti a piegoline allora di gran moda.
Nei suoi rizomi tuberiformi sono anche contenuti un principio acre e termolabile, grassi ed una saponina; tutti elementi che una volta essiccati al sole e poi polverizzati, acquistano proprietà antielmintiche ed antireumatiche; pare esclusa la presenza nei rizomi di acido cianidrico, la cui esistenza è stata invece riscontrata nelle parti aeree, alla dose di un milligrammo ogni chilo di pianta fresca. 
In molti paesi europei veniva anche raccolto dopo la fioritura, essiccato e conservato nelle farmacie domestiche, a disposizione dei malati di asma e di insufficienza respiratoria per farli espettorare. 
In precedenza  Dioscoride mescolando il succo di "Gigaro" assieme a sterco di bue, ne aveva ottenuto un impiastro da applicare sulle deformazioni gottose; gli Arabi se ne servivano invece contro  i calcoli alla vescica.
Sembra che al rizoma di un Arum sia dovuta la salvezza dell'esercito di Giulio Cesare rimasto privo di qualsiasi tipo di rancio durante una delle tante campagne del condottiero; infatti, nel libro III° di De Bello Civili Cesare parla di una radice chiamata "Chara" molto abbondante nei dintorni del Castrum che: "admixtum lacte, multum inopiam levabat".
Anche l’affine Arisarum condivide l’inquietudine ingenerata da queste strane Aracee, una diffidenza che percorre tutte le epoche, tanto da aver contagiato anche Plinio: ”l’Aris (Arisarum proboscidaeum), che nasce anche  in Egitto, è simile all’Aron (Arum dracunculus) ma piú bassa e con foglie e radice piú minute. Ma produce un effetto assai strano: qualsiasi animale di sesso femminile perirebbe nel momento in cui questa pianta entra in contatto con i suoi organi genitali”.
Se per gli Arum italicum e maculatum, l'Arisarum  vulgare non esistono problemi di diffusione poichè vivono indisturbati anche nelle zone coltivate dall'uomo, l'Arum dracunculus era già pericolosamente minacciato alla fine del 1800 se Bicknell scrive  di averne incontrati pochissimi esemplari nella costiera compresa tra Savona e Genova. 
Il Botanico Francesco Panizzi  dichiara di averne raccolto un solo esemplare  nei pressi di Coldirodi, sopra Sanremo, dopo lunghe ricerche nella zona del ponente dalla quale era scomparso.  
Gli Arum sono piante erbacee, perenni, con parte sotterranea formata da rizomi tuberiformi. 
Hanno foglie intere oblungo ovate e cordate, oppure sagittato astate con lungo peduncolo inguainante alla base.
 I fiori sono piccoli gli uni appressati agli altri, sormontati da un lungo spadice e avvolti da una spata convoluta, differentemente colorata a seconda della specie.
I fiori femminili sono riuniti in un glomerulo basale, mentre quelli maschili sono situati più in alto e spesso sono a loro volta seguiti da un glomerulo di fiori sterili. Recentemente è stato creato il genere Dracunculus la cui differenza principale consiste nell’avere le foglie divise in segmenti. 
Gli Arisarum hanno la spata a cappuccio, terminante in una appendice filiforme più o meno lunga.
 
  • Arum dracunculus L. (Sin. Dracunculus vulgare Schott. IV- VI. Nasce negli incolti sino agli 800m). Ha radice tuberosa con picciolo punteggiato di viola e foglie alterne a lamina fogliare ad 11-13 lobi ovali ed allungati, acuti; la spata lanceolata ed acuminata ha il dorso verdastro e la parte interna viola porporina; ha uno spadice ad appendice clavata e violacea, in parte incluso nella spata. I frutti sono bacche carnose rosso arancio.
  • Arum italicum Miller. (III- V. Nasce nei campi e nelle macchie sino agli 800m). Ha tubero ad uovo con foglie presenti dall’autunno precedente intere, astate , venate di bianco, con due lobi basali divergenti e lungamente picciolate; da esse si sviluppano una spata larga, giallastra, ma rossiccia ai margini, lunga il doppio dello spadice ad appendice giallo crema. I frutti sono bacche carnose e scarlatte.
  • Arum maculatum L. (IV- VI. Nasce negli incolti e nelle faggete sino ai 1600m). Ha tubero ad uovo con foglie chiazzate di nero, sagittate con due lobi basali convergenti, a picciolo lungo il doppio della lamina; una spata giallastra, lanceolata ed acuminata, verdastra, dai margini purpurei, uno spadice ad appendice clavata e violacea, lungo più della metà della spata. I frutti sono bacche carnose e scarlatte.
  • Arisarum vulgare Targ. Tozz. (Sin. Arum arisarum  L.  X- V. Nasce negli incolti e sotto gli ulivi sino agli 800m) Ha un piccolo tubero ad uovo, con poche foglie lungamente picciolate a forma di cuore allungato ed acuto; lo scapo termina in una piccola spata a cappuccio con la punta ripiegata, percorso da venature porpora scuro. Lo spadice è verdastro e ripiegato a seguire la curva della spata. I frutti sono verdi.  
    Come raccoglierli e coltivarli  
    Alcune dei nostri Arum sono coltivati nei giardini, e per vegetare bene debbono essere alloggiati in terreni ricchi e lavorati profondamente. Necessitano di abbondanti annaffiature, specie nel periodo della vegetazione e della fioritura. Tranne che per il Dracunculus divenuto raro nella nostra regione e quindi da proteggere per gli altri Gigari liguri non esistono problemi per la raccolta dei rizomi.
    Si propagano autonomamente attraverso le parti sotterranee o mediante i semi. Fuori del loro habitat naturale, il discorso vale per le specie esotiche, nelle zone più fredde, durante l'inverno, è opportuno provvedere alla copertura dei piedi delle piante con letame.
    Battesimi liguri
    Arum italicum: Toescegu Ligèa, Erba dannà, Erba biscia a Genova; Buna annà a Busalla; Erba baggio Erba ligliada, Erba biscoea a Pontedecimo; Oéggia d'àse Oregge de luvo ad Imperia; Giava, Lisca a Nava); Patatte da porchi in Valle d'Arroscia; Gallio alla Mortola; Lugiaja, Luggèa a Cogorno; Lúgai a Levanto; Serpentina, Orecchio di gatto a Montalto; Licru, Tòssegu a Sarzona; Erba biscèa a Santa Vittoria di Libiola, Spurrassa a Sanremo.
    Dracunculus vulgaris: Dragun-a, Dragunaea, Erba biscia a Genova, Erba sensigia a Santa Margherita, Oregge de luvo ad Imperia, Granon de biscia a Sella, Gajassu, Bisciaea a Velleggia.
    Arisarum vulgare: Galio, Guaglio a Genova, Uregia diasu ad Imperia, Gallio alla Mortola, Sgagi a Noli, Oregge de luvo a Dolcedo, Lughéa a Quinto, Singoeggi a San Fruttuoso, Cugiandrin-a a Barassi, Ueggin-a a Chiavari, Sanseggi a Rapallo, Giùgaira a Sanremo.
    [...]
    Di seguito riporto le fotografie inviatemi dal Dott Moreschi che riprendono alcune delle speci di Arum descritte
     Arum Maculatum frutto
    Arum Maculatum

    Arum Dracunculus

     
    Arum Italicum fiore
     
     

  • Arum 
    La prossima primavera farò più attenzione a queste piante, mi piacerebbe scattare alcune fotografie ai loro fiori.......questa è l'ennesima prova che il nostro territorio ci regala forme di vita meravigliose, un peccato non saperle riconoscere.
    questo è il mio trecentesimo post, e il blog non ha ancora compiuto un anno......... 

13 commenti:

  1. Diventerai la Liberesa del nostro territorio!
    Auguri per i trecento, ti sei data da fare, né?

    P.S.: Facebook non mi convince. Mi sembra uno strumento che alimenta la curiosità e l'intrusione nella vita altrui, senza sostanziali scambi.
    Un buco della serratura virtuale...

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  2. Ciao Roberta, auguri per i trecento post!
    E' proprio vero che la natura è fonte inesauribile di sorprese, quando la si guarda con occhi attenti.

    Un caro saluto, buona fine settimana.

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  3. Un caro saluto, veloce veloce.
    Ciao, buona settimana!

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  4. Ma sai che anche se velenosi sono carinissimi!!!!
    Mi piacciono con quel colore giallo rosso... bisogna ringraziare il Dott Moreschi per le informazioni tecniche e soprattutto te che ci rendi partecipi di queste "scoperte"... io non li conoscevo... grazie...
    Ciao Roberta visto che hai raggiunto i 300 post allora viene giusto a fagiolo... hehehehe si perchè ho il premio “MY FRIEND” da consegnarti, se gradisci e vuoi passare domani a ritirarlo ti aspetto...
    Buona serata... un abbraccio... ciao ciao Paola

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  5. bel traguardo, 300 post!!!!
    il tuo si potrebbe definire un blog-erbario, come
    quello che si fa in estate da bambini solo che il tuo è virtuale" complimenti"

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  6. Complimenti per i 300 post. Ma come mai nella colonna di destra c'è scritto che sono 281?

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  7. Una pianta molto particolare su cui hai fornito informazioni interessanti, spaziando dagli aspetti tecnici a quelli storico-geografici e altro ancora.

    Congratulazioni per l'articolo e per il trecentesimo.

    Salutoni
    annarita

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  8. complimenti anche da parte mia. 300 è già un buon numero e post sempre interessanti!!!
    buona continuazione...

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  9. @rita72, innanzitutto piacere di conoscerti.
    La piattaforma blogger ti comunica il numero e l'ultima pubblicazione nella pagina chiamata bacheca e credo sia più attendibile dei numeri riportati dal "gadget" nella colonna a fianco.
    Spero di ritrovarti presto come commentatrice.
    Ciao, roberta

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  10. @tutti, grazie per gli auguri al 300° post, un ringraziamento particolare al Dott, Moreschi che mi fornisce queste dettagliatissime schede, io faccio solo divulgazione di alcuni aspetti del nostro stupendo territorio che tramite le fotografie cerco di condividere con tutti voi.....

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  11. Da bambino i fiori della prima foto, li chiamavamo il mangiare delle bisce. Infatti mio padre mi diceva sempre che dove si trovavano c'erano le bisce. Sarà stato vero? Ti aggiorno i miei più sentiti complimenti per il blog, in quanto sei la nostra enciclopedia vivente. Sei un vulcano di informazione. Grazie!!!!

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  12. Se in bacheca selezioni pubblicato, e non tutti che contiene anche le bozze, vedrai che il numero dei post corrisponde, e non sono trecento.

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  13. Da quello che scrivi posso dedurre che hai contato uno a uno i post che ho pubblicato........ero convinta che bloggher contasse solo i post realmente pubblicati, comunque il tono con cui mi hai fatto notare questa mio errore non mi piace!!!
    Sembra quasi che aver pubblicato 282 post in esattamente 10 mesi sia cosa da poco.
    Comunque a me fa piacere avere lettori così attenti, anche se preferisco dibattere sui contenuti di ciò che scrivo;)

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Ho dovuto eliminare la possibilità di commento anonimo per troppi commenti spam.