mercoledì 7 ottobre 2009

Rossese di Dolceacqua, un altro riconoscimento.

Immagine tratta da Sanremo News

Oggi Dolceacqua ha ricevuto un altro riconoscimento, i vini Maixei della cantina 'Riviera dei Fiori scarl' entrano per la prima volta nella Guida ai Vini d’Italia de l’Espresso.
Un 'altro riconoscimento che permette a questo ridente borgo di continuare a mantenere il primato come produttore di vino, primato che mantiene dall'epoca medioevale quando, tra il XIII e XIV secolo, i monaci benedettini erano i maggiori produttori di vino.

Da Sanremonews
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I vini Maixei della cantina 'Riviera dei Fiori scarl' entrano per la prima volta nella Guida ai Vini d’Italia de l’Espresso, ed è un ingresso di quelli che non passano inosservati. Sono infatti due le bottiglie targate Maixei che ottengono il riconoscimento della prestigiosa guida: il Rossese di Dolceacqua Doc Superiore 2007 e il Vermentino Riviera Ligure di Ponente Doc 2008. Il Rossese Superiore, secondo tra quelli citati nella Guida, ottiene 16,5 punti e ben quattro su un massimo di cinque bottiglie con le quali vengono classificati i migliori vini del nostro paese. Il Vermentino RLP invece si guadagna uno spazio altrettanto importante tra “i migliori acquisti della regione”, ottenendo il primo posto per la qualità al miglior prezzo. Importante anche l’inserimento al settimo posto del Rossese Superiore, sempre nella rubrica dei vini 'affare'.Continua a leggere

Se invece volete scoprire la storia e le tradizioni della viticultura nella val Nervia e nelle valli limitrofe nel medioevo, leggete di seguito.


Da Cultura Barocca
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La coltura della vite dall'epoca medievale (in effetti esistono segnali ma ancora troppo vaghi per quanto concerne il periodo romano) fu una costante (per quanto l'ambiente potesse venir danneggiato da calamità varie con conseguente carestia) dell' agro della valle che prende nome dal torrente che l'attraversa, il Nervia (e seppur in misura minore di tutto il contado intemelio, compresa la diramazione occidentale e soprattutto quella levantina).
Nei documenti più antichi [ben studiati da Laura Balletto ma sempre suscettibili di qualche utile integrazione critica] riguardanti l'agro nervino e soprattutto la sua piazza più importante, quella di Dolceacqua (XIII-XIV secolo) la viticoltura (praticata sull'esperienza della grangia benedettina secondo la tecnica architettonica popolare dei muri a secco ideale per recuperare spazio coltivo nelle ridotte proprietà dell'economia curtense ligure) risulta menzionata nei documenti notarili in maniera frequente: la si trova citata sia in atti che riguardano privati cittadini sia il potere ecclesiastico che la vera e propria autorità signorile [peraltro proprio i Signori di Dolceacqua, cioè i Doria, realizzando una via alternativa per raggiungere un loro approdo nell'agro di Ospedaletti e non pagare pedaggio alla Comunità di Ventimiglia, al fine di attraversarne l'agro e raggiungere i porti del Nervia o del Roia, ci testimoniano, più o meno direttamente, che nel XIV secolo il loro dominio sfruttava già commercialmente la buona produttività nei settori agricoli dell'olivicoltura e della viticoltura].
Non mancano comunque utili segnalazioni per quanto concerne altre zone a prevalente carattere rurale come alcune vallicelle periferiche (interessante il caso del vino di Latte) o, sempre a titolo esemplificativo, in prossimità del centro medievale la zona del rio Resaltello: per non dimenticare, procedendo verso levante, l'importante agro pianeggiante di Nervia, la sua naturale prosecuzione nell'agro di Campus Rubeus, il complesso ed enigmatico sistema geografico dell'Armantica/ Almantiqua, diversi siti agricoli e zone rustiche duecentesche dall'odierna località dei Piani di Vallecrosia all'agro di Soldano od ancora l'importante area geopolitica in cui si sarebbe successivamente evoluta la quattrocentesca villa di Bordighera.
Il vino era commercializzato sulla piazza intemelia ma purtroppo non si recupera dagli atti alcuna notazione (se del tipo bianco, rosso, rosato) : soltanto, qualche volta, viene segnalata la zona agricola di provenienza o di produzione.
Si trattava comunque di buon vino da tavola, esportato "a Savona, Arenzano, Voltri, Genova e Chiavari": dopo esser stato imbarcato su navi di vario tipo [comunque soprattutto bucii e quindi leudi] sia all'approdo del Nervia che al porto canale mercantile del Roia).
La vendemmia era precoce ed i vini nuovi comparivano a fine luglio mentre la massa della vinificazione si teneva già a metà di settembre (non essendo ancora avvenuta l'adeguazione gregoriana del calendario esisteva una sfasatura di dieci giorni fra la stima calendariale e quella astronomica).
Botti di varia dimensione e capacità, spesso di pregiato rovere, conservavano il prodotto: nel XIV sec. la commercializzazione del vino di val Nervia sul mercato locale e regionale giunse a 160.000 litri (appena un secolo prima - di Amandolesio, cart. 56-7, annata 1258/9 - a tal quantità era giunto tutto il territorio intemelio compresa la val Nervia, mentre la cifra, dall'annata seguente - a 20.742 litri -, cominciò progressivamente ad incrementare).
Solo nel '400 il vino avrà la denominazione di vermiglio (vin vermiglio) ma basandosi ancora su tecniche generiche di identificazione, come per esempio nell'agro vallecrosino, legate alla segnalazione del luogo di provenienza dei vitigni e di relativa vinificazione: fu questo il caso del vermiglio della fascia longa.
Poi nel '500 comparirà il MOSCATELLINO del Ponente ligure, un vino di pregio non comune che nel 600 (secolo in cui peraltro cominciano a comparire i primi trattati scientifici di viticoltura) sarebbe stato esaltato addirittura da eruditi e poeti.
L' importanza del vino nella civiltà medievale e successivamente nell'epoca intermedia non si limitava tuttavia alla pur eminente funzione alimentare ed eventualmente, con tutti i pericoli congeniti, euforizzante: né le valenze religiose e sacramentali del vino nell'eucarestia potevano giustificare il valore assoluto che gli era conferito.[...]

In questo periodo ho ripreso a frequentare Dolceacqua assiduamente, devo dire che camminare tra i carugi del borgo è un piacere, respirare il profumo del mosto di rossese che si diffonde nell'aria è una sensazione unica........

5 commenti:

  1. ...respirare il profumo del mosto di rossese che si diffonde nell'aria è una sensazione unica...

    Non ne dubito, Rob! Complimenti a Dolceacqua e al suo Rossese!

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  2. Sono molto belle le riflessioni che scrivi alla fine di questo post. Devo dire che anche per le strade del mio paese si sente un odore frizzantino, in questo periodo, poichè un po' tutti stanno pigiando l'uva.
    Buona serata.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Ciao Roberta,
    è un risultato che va a premiare l'impegno e la serietà dei viticultori liguri di ponente...il profumo del mosto resta nelle nari di chi ha avuto la fortuna di respirarlo da vicino almeno una volta.
    un abbraccio

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  5. Sono un pò invidioso nè, Roberta!
    Sto scherzando...sono contentissimo di questo riconoscimento, va tutto a valorizzare il territorio.

    Ciao, un caro saluto.

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