venerdì 5 marzo 2010

Specie del genere Primule, piante frettolose

Oggi è stata per me una giornata tranquilla, ho così potuto dedicarmi al mio piccolo giardino. Erbacce da estirpare e qualche potatura, nell'attesa che la natura faccia il suo corso. Tra qualche viola già in fiore, il giallo delle primule risalta ancora di più. Le primule sono definite piante frettolose, perché anticipano la bella stagione. Le previsioni del tempo non promettono niente di nuovo per i prossimi giorni, la neve è prevista a quote basse, sarebbe la terza nevicata di questo freddo inverno, e la cosa non mi piace per niente. La fioritura di queste primule mi ha però rincuorata, la primavera è alle porte. Di seguito potrete leggere una scheda tecnica scientifica redatta da Alfredo Moreschi, il fotografo di San Remo grande appassionato di botanica, che mi fornisce informazioni scientifiche sui fiori che spontaneamente crescono nei nostri luoghi. Anche questa scheda è molto completa, non si limita a dare informazioni scientifiche su generi e specie ma ci racconta anche il loro utilizzo nella medicina popolare, nell'erboristeria e nell'arte culinaria, senza tralasciare la storia e i battesimi dialettali liguri.

Per chi ha interesse a sapere qualcosa di più sulle primule, consiglio di leggerla perché offre informazioni molto interessanti.

Alfredo Moreschi scrive.

Le Specie del genere Primula

Primula vulgaris: Poéte a Genova, Oégia d'urpe o d'urso” a Santa Margherita, Trombette in Valle d’Arroscia, Cucchetti a Mele, Trombette a Sant’Olcese, Donne a Rossiglione, Pampanàn, Pampippo, Pan d’a Madonna ad Imperia, Margherita sarvaega nella Val Polcevera, Giano a Quinto, Sciua primavera a Valleggia, Braghe di cuccu a Voltaggio, Uregge d’asu a Sarzana, Uégge d’aze a Chiavari, Sciua de primavera a Valleggia.
Primula elatior: Trombette a Sant’Olcese
Primula veris: Bragàtte, Brae du cùccu a Nava, Oregge d’orso ad Imperia


Gran parte delle Primule appartiene alla schiera delle piante frettolose, anticipatrici del risveglio della natura e dell'arrivo imminente della bella stagione.
Proprio per questa loro fretta, secondo Shakespeare, “muoiono zitelle” perché non riuscirebbero mai a sfruttare a pieno l’opera di pronubi ancora immersi nel lungo sonno invernale.
Simboleggiano quindi la prima giovinezza e l’insieme delle sue prerogative più preziose; anche se sarebbe necessario, dicono gli esperti, portarle sopra il cuore assieme a cristallo di rocca per amplificare i loro presunti effetti rigenerativi.

La denominazione sottolinea la fretta di anticipare la maggior parte delle altre specie primaverili, ma è necessario dire che in precedenza, un antico e diffuso sfruttamento come medicinale polivalente, aveva fatto attribuire alla Primula vulgaris il nome di "Sanicula", usato da Andrea Mattioli e dai medici suoi contemporanei.

Il termine, proveniente dal latino sanare guarire, sopravvive tuttora come nomenclatura per un Genere composto da 40 specie, rappresentato in Liguria dalla Sanicula europaea, una minuscola, graziosa Ombrellifera molto famosa fra gli erboristi settecenteschi per la sua azione astringente.

Altri due battesimi, entrambi attribuiti alla Primula veris, nelle opere dei botanici Corrado Gessner e Mathias de L'Obel, quelli di "Artritica lunaria" e di "Paralitica alpina" o addirittura "Paralisi", rivelano insospettabili impieghi terapeutici della nostra pianta, prescritta per guarire le diverse affezioni articolari; ma era anche ritenuta capace di porre rimedio alle paralisi in genere ed a quelle della lingua in particolare, facilitando l'eloquio anche ai balbuzienti più impacciati.

Del resto, anche nei testi stranieri di erboristeria più antichi, ne citiamo uno per tutti The Great Herball di John Gerard edito nel 1597, sono elencati sia i battesimi che le applicazioni pratiche delle Primule allora note che, fra l'altro, iniziavano la loro prepotente ed ininterrotta penetrazione nei giardini.

Nello stesso periodo anche Paolo Bartolomeo Clarici, citava i suindicati battesimi così trasparentemente derivati dall'uso medicinale; ma non dimenticava, nel contempo, di sottolineare un proverbio molto in auge presso gli erboristi francesi: “Chi ha la Bugola e la Sanicula può dar la burla ai chirurghi". L' adagio è indicativo del suo presunto utilizzo anche come vulnerario per la cura di ferite ed abrasioni importanti.

L'Abate Kneipp prescriveva ai suoi pazienti artritici di bere almeno una tazza al giorno di tisana di Primula per assicurare l'attenuazione dei dolori nello spazio di poche settimane.
Era confortato nella sua pratica dall'autorevole giudizio di Linneo il quale aveva affermato in precedenza: "i fiori sono calmanti e favoriscono il sonno". Altre noiose affezioni come l'isteria, le cefalee, le vertigini, furono a lungo curate con decotti ricavati dalle parti fiorite, verdi o disseccate, d di Primula.

Anche la sua radice, secondo il medico francese Leclerc, poteva rendersi preziosa perché aumenta la secrezione di liquidi interni, saliva ed umori bronchiali, facendone uno specifico per bronchiti, polmoniti, semplici raffreddori e tosse asinina; in uso esterno curava contusioni e gonfiori agli arti.

A quei tempi, un diffuso rimedio per attivare la buona circolazione sanguigna era anche il "Vino di primula", ottenuto dai fiori macerati in una bottiglia di vino bianco secondo la ricetta inventata da una certa Mrs. Hanna Glasse, autrice di un manuale di arte culinaria agevole e semplice, edito nel 1747.

“Prendete 24 litri d'acqua, 12 libbre di zucchero, il sugo di 6 limoni, il bianco di 4 uova, sbattete il tutto vivamente, versate in una caldaia facendo poi bollire per mezz'ora schiumando accuratamente; prendete quindi uno staio di fiori di Primula veris se freschi, oppure mezzo staio se già secchi e metteteli in un bacile con le bucce dei 6 limoni, versandovi sopra il liquido bollente. Rimescolate con cura; allorché il tutto sarà raffreddato, aggiungete una sottile fetta di pane abbrustolito spalmata di lievito; lasciate macerare per 3 giorni; se prima di guastarsi aggiungete 6 once di sciroppo di limone ed un quarto di vino dei Reno, avrete fatto un eccellente complemento. Il terzo giorno filtrate attraverso un panno di flanella versando il tutto in una botticella che lascerete aperta per 2 o 3 giorni allo scopo di osservare se la macerazione si compia regolarmente, dopo di che rinchiuderete con cura”.

Dal resto, i petali profumati delle Primule spontanee sono stati usati e servono tuttora per migliorare il bouquet del vino, impedire l'inacidimento delle birre. Gli svedesi li mescolano al miele ricavandone, per fermentazione, un liquore da dessert. I pasticceri li candiscono per decorare i dolci più prestigiosi. In cucina le foglie tenere possono essere consumate fresche in insalata oppure in minestre e zuppe; le corolle sono tuttora una originale decorazione per le macedonie di frutta, le composte, i dolci o le gelatine, mentre il rizoma serve per aromatizzare la birra.
Dall’antichità classica giungono inspiegabilmente poche notizie riguardanti le Primule, e solamente Plinio ne parla chiamandole "Erba delle dodici Divinità":”Dopo questa, l'erba più importante è quella detta Dodecateo, raccomandata in nome della maestà di tutti gli dei. Dicono che, presa in pozione nell'acqua, curi tutte le malattie. Dalla sua radice, gialla, vengono fuori sette foglie, molto simili a quelle della lattuga”.

Il genere è vastissimo comprendendo attorno alle 550 unità specifiche generalmente native delle zone temperate e fredde dell'emisfero settentrionale con poche eccezioni come la Primula magellanica dell'America australe, due specie di Giava e le poche africane.
Un discorso a parte merita la mitica Primula allionii sopravvissuta sino ai nostri giorni in limitate località delle Alpi del mare. Con molta probabilità costituisce il prezioso legato ereditario dell'antichissima vegetazione subtropicale, abituata al clima umido e moderatamente caldo che esisteva nella zona prima delle glaciazioni del quaternario; allora, milioni di anni fa, la Primula allionii segnava un areale molto più vasto nascendo su ogni versante delle Alpi dove è riuscita a sopravvivere in due sole e discontinue località: negli fessure dl rupi ed anfratti calcarei al centro della Valle Roya ed una cinquantina di chilometri più a Nord nella Val Gesso.
Il loro vero focolare d’origine resta l'Oriente dove un centinaio circa di specie vive nella regione Himalayana, in America settentrionale, Giappone e Cina.

Le Primule sono erbacee perenni, raramente annuali, rese famose dalle splendide fioriture cha hanno in più la spettacolarità di mostrare talvolta fiori dissimili sulla stessa pianta.
Gli stami delle Primule nascono nel profondo della corolla o sono inseriti nei pressi dell’uscita: i primi si accompagnano ad un pistillo dal lungo stilo, mentre nei secondi la situazione si inverte perché il pistillo ha stilo breve. Con questi stratagemmi lo stimma si trova quindi sempre ben distante dalle antere costruendo le premesse più favorevoli all’impollinazione incrociata attuata da insetti (farfalle diurne e notturne, calabroni, api) penetrati nella corolla a caccia di nettare.

La maggior parte delle Primule sparge i semi attraverso valve aperte nei frutti maturi, alla sommità di steli secchi, elastici ed eretti che movendosi sotto la spinta del vento agiscono da aspersori: altra particolarità degna di rilievo riguarda le fessure che si richiudono con il tempo umido.
Fa eccezione a questa tecnica di propagazione della specie la Primula vulgaris il cui frutto lungamente peduncolato si adagia sul terreno dove i germi saranno diffusi dall’opera dell’acqua o dalle instancabili formiche operaie. Del resto, i semi delle Primule di montagna sono notoriamente esigenti perché non germogliano se non dopo essere stati mantenuti al freddo intenso e bene esposti alla luce. Chi li raccoglie dalle stazioni spontanee e li vuole piantare deve, quindi, tenerli per alcuni giorni in frigorifero per simulare una vernalizzazione, sostituiva del periodo freddo al quale sono abituati da milioni di anni.


Molte Primule sono state adattate come piante d’appartamento e fioriscono agevolmente in casa sopportando le condizioni artificiali, ma possono dare origine a forme di allergia per chi ne sia sensibile, sia toccandole che semplicemente stazionando nelle vicinanze. L'eczema in questione è causato dalla primaverina, sotto forma di minuscole goccioline immediatamente volatili, secrete dall'apice di corti e grossi peli posti lungo lo scapo fiorale. Basta un cinquantesimo di milligrammo per dare origine ad una serie di noiosi pruriti ed arrossamenti cutanei.

Non causa tali inconvenienti la coltivazione delle Primule nell’ambito orticolo, ambito in cui il lungo cammino è stato, agli inizi, costituito quasi esclusivamente dai cespi della Primula veris strappati ai boschi e alle montagne anche in virtù dei suoi poteri medicinali.

All’inizio dei XVII° secolo Clarici ne descrive una decina di specie anche se il massiccio ingresso delle Primule nei giardini avviene solo nei primi anni del secolo seguente, grazie soprattutto alle vistose specie asiatiche.
Da allora la loro utilizzazione orticola, non ha mai conosciuto soste, soprattutto ad opera dei vivaisti inglesi, con il tenace lavoro di selezione e di ricerca di nuove specie e razze, favoriti dal clima umido e fresco delle Isole Britanniche, particolarmente adatto alle esigenze vitali di queste piante.

Le Primule hanno anche seguito gli alti e bassi delle mode, come è accaduto alla Primula auricula, oggi raramente coltivata, ma che per tutto l’800 è stato il fiore preferito di intere classi sociali, dai modestissimi minatori, operai e manovali ai grandi ricchi dell'era vittoriana. A margine di questi positivi significati, ed in palese contrasto con essi, in campagna si sosteneva che la presenza di ciuffi di Primule accanto ad un pollaio, impedisse alle galline di produrre regolarmente le uova.

Per contro, altre credenze popolari accordavano loro la benefica potenzialità di allontanare gli spiriti del male, di aiutare a scoprire l'esistenza di tesori sepolti e le indicavano quale fiore prediletto dalle ninfe e dai folletti dei boschi. Come tutti i vegetali annunciatori della nuova stagione e del rinnovarsi della natura la Primula è diventata anche augurio di Buona fortuna. Per questo motivo in molti paesi europei viene offerta quale talismano, come succede con il Mughetto.

Non dobbiamo quindi stupirci se le Primule sono entrate a pieno titolo nella poesia, nella leggenda e soprattutto nel linguaggio dei fiori, dove sono conosciute emblematicamente come simbolo dei primo amore.

Quando il primo ministro Disraeli si recò dalla Regina Vittoria per conferire ufficialmente la Corona delle Indie, ricevette in cambio dalla Sovrana un mazzolino di Primule quale auspicio di buon lavoro. Secondo una leggenda cristiana San Pietro, poiché il Signore aveva voluto un paio nuovo delle famose chiavi del Paradiso, gettò le vecchie sulla terra. Nel luogo della caduta sarebbe spuntata la progenitrice della Primula veris; tant’é vero che nella regione inglese del Somerset è chiamata "Bunch of keys", ossia "Mazzo di chiavi". Ma le proprietà e gli utilizzi pratici che rendono tuttora preziose le Primule per l'economia umana sono ben altri, anche indipendentemente dai consueti requisiti di rustici e vistosi fiori da giardino; aspetti e prerogative che troviamo compiutamente espressi in tutte le tredici magnifiche specie liguri, viventi liberamente nei diversi orizzonti appenninici ed alpini della nostra regione compresa la rarissima e bellissima Primula allionii il cui areale è limitato ad una ristrettissima porzione del ponente.

Detto dei trascorsi medicinali e dell'ingresso delle Primule nel giardinaggio occorre aggiungere che molte specie spontanee vennero utilizzate nell'alimentazione umana con l’accortezza di evitare le specie in grado di provocare reazione allergica, causata dagli oli dei peli; un inconveniente che si ripete con la Primula obconica.

Nelle diverse Primule a fiore giallo, quelle maggiormente utilizzate dalla medicina popolare, sono contenute diverse sostanze preziose quali la primulina, un glucoside saponoide, oltre ad un olio essenziale, acido salicilico ed altri due glucosidi, la primaverina e la primulaverina.

Il rizoma, che emana un profumo simile a quello dell'Anice, viene tuttora impiegato nella cura delle bronchiti leggere, nell'asma bronchiale, nella pertosse, nei reumatismi delle articolazioni, nella gotta e per combattere l'insonnia. Le foglie ed i fiori esercitano una azione più attenuata ed il loro decotto in uso esterno serve per praticare disinfezioni di ferite, rivelandosi efficace anche come emostatico; in uso interno è ritenuto un valido sudorifero, sedativo e antispasmodico.

Il the ottenuto con foglie e fiori disseccati, per la sua azione blandamente calmante, è particolarmente indicato come bevanda serale per i bambini vivaci e nervosi, servendo inoltre come analgesico, in dosi più forti, per coloro che soffrono il mai di testa di origine nervosa.

Le Primula sono piante prevalentemente alpine, a vita perenne o per lo meno monocarpiche, ossia vegetali che dopo aver effettuata la prima fioritura, al primo o negli anni successivi di vita, producono regolarmente semi e quindi muoiono. Sono piante la cui tassonomia ha sempre costituito per i sistematici un difficile problema e l'incertezza che si ripercuote sulla stabilità delle nomenclature, non lascia indenni neppure molte delle nostre specie liguri.

Le Primula sono piante a rizoma carnoso inciso, con fibre ai lati; hanno foglie cespugliose, tutte radicali, semplici, intere, dentate, lobate, ristrette in larghi piccioli. Gli scapi della rosetta radicale, a volte sono uniflori, altre volte ombrellati all'apice.
I fiori sono ermafroditi ed usualmente con stili di diversa lunghezza; i pedicelli fiorali sono privi di bratteole ed il calice, formato da 5 sepali, è più o meno tubolare o campanulato, crestato, persistente ed ha 5 denti. La corolla è imbutiforme, solitamente fuoriesce dal calice, ha lembo piatto o incurvato, regolare, divisa in alto in 5 lobi troncati o intaccati, più larghi in sommità che alla base.

L’unica ex Primula, oggi accreditata al Genere Vitaliana si distingue per avere foglie strettissime ed acute e fiore unico.

Primula allionii Loisel (III- IV. Si tratta di un prezioso endemismo limitato alla sola vallata dei Roja dove nasce nelle rupi umide calcaree dai 500 sino ai 2000m). Ha scapo cortissimo, quasi nullo, alto sino a 3cm. sempre più corto delle foglie che sono più o meno carnose, rotondeggianti, bislunghe con breve picciolo. I fiori, da 1 a 6, sono grandi, al centro della rosetta hanno corti pedicelli, corolla roseo violacea a fauce chiara e lobi smarginati o bifidi. La pianta ha superficie ghiandoloso vischiosa.

Primula auricula L. (IV- VI. Nasce sulle rupi calcaree dai 300 sino ai 2600m). Ha rizoma trasversale con fusticino eretto e nudo alto sino a 25cm. Le foglie sono coriacee e spesse, obovato spatolate, con margine bianco e cartilaginoso dentellato nella parte apicale che è tonda. I fiori, molti in ombrella hanno brattee ovate membranose, sono gialli con la corolla a lobi cordati, e calice campanulato e farinoso.

Primula elatior Hill (III- VI. Nasce nei luoghi selvatici, prati umidi, dai 600 sino ai 2000m). Ha rizoma trasversale con fusticino eretto e nudo alto sino a 30cm. Le foglie pubescenti anche nella pagina superiore, tutte in rosetta basale, hanno picciolo progressivamente espanso a formare una lamina ellittica a punta arrotondata. I fiori in ombrella sono giallo zolfo con la corolla con lembo piano o appena concavo, e calice non rigonfio.

Primula farinosa L. (IV- VII. Nasce vive nei luoghi umidi e torbosi dei prati alpini dai 600 sino ai 2600m). Ha radici fascicolate, sottili e bianche, scapi tondi ed ascellari della rosetta, alti sino a 30 cm. Ha foglie solo basali oblungo obovate, crenate, erose ed ondulate ai margini, con picciolo scanalato; la pagina inferiore delle foglie e talvolta il calice, sono ricoperti da una farinosità biancastra. I fiori, numerosi, sono portati in ombrella, hanno la corolla lillacina a fauce gialla, con il tubo più lungo, talvolta eguale al calice che ha i denti ovati.


Primula hirsuta All. (Sin. Primula viscosa Vill. IV- VII. Nasce nelle pietraie alpine dai 1200 sino ai 2500m). Ha scapo corto raramente plurifloro alto sino a 6cm. Le foglie sono arrotondate, dentate sui lati, più o meno ghiandolose e pubescenti. Il fiore, raramente di più, ha la corolla è roseo porporina con la fauce ed il tubo bianchi a lobi cuoriformi; il calice è campanulato con denti ottusi.

Primula latifolia Lapeyr. (VI- VII. Nasce sulle rupi e nei luoghi sassosi dai 1600 sino ai 2700m). Ha fusticino semplice alto sino a 15cm: Le foglie sono ampie, attenuate alla base, odorose, più o meno pubescenti, grossolanamente dentate L’ombrelletta è composta da 4-25 fiori a corolla violetta, che diviene viola bluastra, e la fauce dei tubo dello stesso colore; il calice è campanulato.

Primula marginata (VI- VII. Nasce sulle rupi e nei luoghi sassosi dai 900 sino ai 2600m). Ha scapi in genere più lunghi delle foglie, alti sino a 15 cm. Le foglie a margine grossolanamente dentato e farinoso hanno forma obovato bislunga. Le ombrelle portano da 2 a 20 fiori con corolla largamente imbutiforme roseo lillacina; il calice è urceolato a denti acuti.

Primula veris L. (Sin. Primula officinalis Nasce nei luoghi erbosi, nei pascoli sino ai 2300m). E’ profumata, ha rizoma trasversale arcuato, , scapo eretto, nudo, alto sino a 25cm. E’ più lungo delle foglie ovate, tutte basali, che sono gradatamente attenuate nel picciolo; verdi al di sopra, pubescenti disotto. L’ombrella porta numerosi fiori giallo dorati a corolla con lembo concavo, sovente macchiata di arancione alla fauce, e calice a denti ovali triangolari, rigonfio ed aperto.

Primula vulgaris Hudson. (Sin. Primula acaulis Hill. II- III. Nasce nei luoghi selvatici, nel sottobosco, sino ai 1200m). Ha rizoma trasversale e corto, fusto pressoché inesistente forma un pulvino alto sino a 15cm. Le foglie tutte alla base sono oblanceolate spatolate a margine irregolare e punta arrotondata. I fiori portati da peduncoli singoli, talvolta lanuginosi hanno la corolla grande, giallo zolfina, a lembo piano, con calice a 5 denti lanceolato lineari, lunghi la metà dei tubo.




Come raccoglierle e coltivarle

Nel giardinaggio tutte le nostre specie continuano ad essere coltivate ed apprezzate ed assieme alle numerosissime Primule provenienti da altri paesi continuano ad essere migliorate e selezionate dagli specialisti. C'è da dire però che all'infuori della Primula obconíca, originaria della Cina, le altre non sono considerate piante facili da coltivare soprattutto se le condizioni del giardino sono quelle di clima secco ed il terreno sia poco umidificato e calcareo. Si devono quindi creare le premesse per preparare un composto neutro, sabbioso e torboso, leggermente acido, bagnare sovente cercando di evitare le zone troppo ventilate preferendo quelle di mezz'ombra.
Le Primule in genere si moltiplicano per divisione da effettuarsi ogni 3-4 anni preferibilmente durante l’estate. Con le semine, nella maggioranza dei casi da aprile a maggio, in terra leggera, torba, sabbia o terra di bosco in parti uguali, si va incontro ad alcune difficoltà nei successivi trapianti periodici prima della messa a dimora per i quali va attentamente valutata la dimensione della pianta e la sua robustezza. Vanno anche attentamente difese dall’assalto degli insetti che ne sono ghiottissimi.
Il prelevamento dei semi dai luoghi di vita spontanea non è difficile perché le Primule possono essere identificate dalle foglie e le piccole capsule sono mature già all’inizio dell’estate. Unica salvaguardia doverosa è quella per la Primula allionii della quale sono note le difficoltà di coltivazione e che tutti dobbiamo proteggere.

11 commenti:

  1. Belle, le primule! Sono il primo segnale che della primavera che si avvicina.
    Anch'io ieri mi sono data al giardinaggio ( da mia madre)
    Ciao Rob!

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  2. Le primule,dopo i bucaneve,sono i primi fiori ad annunciarci la primavera...che meraviglia!

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  3. Qua ancora neanche l'ombra nè di primule nè di bucaneve... Meglio, viste le temperature ancora gelide previste nei prossimi giorni

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  4. La primula e un fiore che mi piace tantissimo, porta allegria dopo il freddo dell'inverno. Ti auguro un buon fine settimana e buona vita. Viviana

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  5. La primula è "l'ambasciatrice" della dolce primavera, anche se Marzo e un po pazzarello, ma non per colpa sua.
    Marzo è il mese del "trasloco"
    dall'inverno alla primavera e viene un pò tirato dall'inverno che non vuole andare via e dal richiamo della primavera e cosi le primule sono un forte richiamo per il nostro amato marzolino.
    Buon fine settimana
    Ciao

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  6. anche a me piacciono molto, come pure le viole!

    come vedi oggi posso scriverti, ma alla dx non ho più nulla! gli altri blog che segui sono sotto i tuoi post, stranezze...!

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  7. Ho visto ieri le prime, sono ancora poche e piccole...sperando sempre che le previsioni siano sbaglate, per domani è prevista neve!
    Altro che primavera, qui andiamo ancora sotto zero...

    Buona domenica Roberta, un caro saluto.

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  8. Anche sul mio balcone sono fiorite le primule e le violette. In verità l'aria è ancora fredda e temo che una nevicata possa rovinare tutto. Speriamo di no. Buona domenica.tratedro

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  9. Quante preziose infomazioni sulle primule!!! Ho imparato tantissime cose... grazie!!!
    Ti auguro una Buona Domenica, a presto
    Maria Rosa

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