giovedì 17 giugno 2010

Aspettando San Giovanni, i falò e i gavettoni di Isolabona, la loro storia.

Immagine reperita in rete

Nel calendario delle manifestazioni organizzate per quest'anno dall'amministrazione comunale, la prima è quella dedicata alla fiaccolata di San Giovanni. Il 24 giugno ricorre questo santo e il giorno prima il 23, nel nostro borgo è consuetudine festeggiare con l'acqua e il fuoco. Questo rito, che ha origini antichissimi, si è consumato per decenni con riti propiziatori, ultimamente si era trasformato in un "gavettone collettivo" perdendo in questo modo il suo vero significato. Con l'iniziativa dell'amministrazione comunale di effettuare una fiaccolata, speriamo si recuperi il suo significato più profondo.
Negli scritti di Marisa Saettone e Marino Cassini ho trovato un paragrafo dedicato appunto a questo giorno, un elenco di memorie raccontate da persone che nel 1957 erano anziane.
Un altro amico, Giorgio Amico, ha tenuto proprio oggi una conferenza a Vado Ligure dal titolo " I fuochi di San Giovanni fra storia e folklore". Nel suo blog è possibile leggere notizie davvero interessanti, io vi darò solo un piccolo assaggio.
In conclusione vorrei fare solo una piccola riflessione. Le tradizioni vanno tramandate spiegando anche il loro significato.

Marino Cassini e Marisa Saettone hanno scritto:

[...] La festa di San Giovanni (24 giugno) cade al principio dell'estate e veniva solennizzata da grandi falò accesi dalla popolazione. La differenza nei falò rispetto a quello di Natale consisteva nel fatto che il falò di Natale era unico mentre quelli di di S. Giovanni ardevano ovunque, e inoltre a S.Giovanni non si bruciavano grossi ceppi o tronchi ma erba, fieno, paglia, rami d'ulivo, viticci.
Nell'uso di falò nella notte di Natale e in quella di S. Giovanni lo studioso Pola Falletti ha voluto vedere una reminiscenza di antichi riti pagani, in uso presso gli antichi Celti. A suo parere i fuochi non venivano accesi per solennizzare una festività religiosa e non a caso essi avevano luogo al solstizio d'inverno e al solstizio d'estate. Se si pensa alla conoscenza che del cielo avevano gli antichi, si potrà dedurre come debba essere loro apparso un fenomeno inconsueto e forse magico, il fatto di vedere il sole nel primo punto del Cancro cessar di alzarsi sopra l'equatore e sembrar quasi fermarsi per poi incominciare a calare; e verso il 22 dicembre, nuovamente vederlo nel primo punto del Capricorno cessare di scendere sotto l'equatore, fermarsi quasi, per poi riavvicinarsi ad esso. Dalla paura che la stranezza di questo fenomeno dovette produrre negli antichi all'accensione di falò propiziatori, il passo è breve.
Solo in un secondo tempo, con l'avvento del Cristianesimo, si ebbe l'accostamento dei fuochi col Natale e con la festa di San Giovanni.
Mentre i falò bruciavano i giovani saltavano attraverso le fiamme in segno propiziatorio. Se il salto veniva fatto da una coppia di fidanzati, questi si sposavano entro l'anno.
Strana curiosità. Il giorno dopo si potevano vedere delle donne chine sulla cenere dei falò. Cercavano in mezzo ad essa "i cavegli de Sän Giuäni" (I capelli di San Giovanni). Sembra, infatti, che nei residui dei falò fossero presenti dei capelli bianchi i quali avevano il potere di guarire le malattie e di portar fortuna a chi li trovava.
Oltre alla tradizione del fuoco esisteva pure a Isola la tradizione dell'acqua. Durante la notte di San Giovanni, mentre dappertutto ardevano falò, gruppi di giovani, per lo più ragazzi muniti di secchi e di schite (specie di siringhe di legno che servivano per spruzzar acqua - in tempi più vivini a noi si usarono pure pompe da bicicletta) si divertivano a bagnare passanti.
L'unione delle due tradizioni - acqua e fuoco - proprio sul principio del'estate, stava a simboleggiare nella mente del popolo la fertilità e la fecondità della terra e della natura data appunto da questi due elementi.[..]


Giorgio Amico scrive

Cesare Pavese, tanto per incominciare

- Li hanno fatti quest'anno i falò? - chiesi a Cinto.

- Noi li facevamo sempre. La notte di S. Giovanni tutta la collina era accesa.

- Poca roba, - disse lui. - Lo fanno grosso alla Stazione, ma di qui non si vede. Il Piola dice che una volta ci bruciavano delle fascine.

- Chissà perchè mai, - dissi, - si fanno questi fuochi.

- Si vede che fa bene alle campagne, - disse Cinto, - le ingrassa.

(La luna e i falò, 1949)

Non lasciamoci trarre in inganno dalle ingenue parole di Cinto. Pavese sa molto bene di cosa sta parlando e la spiegazione che il contadino langarolo dà dello scopo dei falò va diritto alle radici di quel rito antichissimo che ogni anno si ripete sempre uguale anche se se ne è ormai perso il senso. Le feste del fuoco come riti di fertilità hanno un'origine che si perde nella notte dei tempi, in un periodo molto anteriore al cristianesimo e allo stesso mondo romano. Con la festa di San Giovanni Battista esse acquistano veste cristiana, ma è una veste sottile. Riti della stessa natura si ritrovano in tutta Europa dalla Scandinavia al Mediterraneo, sempre con le stesse caratteristiche. Quello dell'accensione dei falò al solstizio d'estate è un rito magico legato alla fertilità della terra, degli animali, degli uomini, ma anche un rito di purificazione e dunque di protezione. Continua a leggere

8 commenti:

  1. Non so cosa sia successo durante la pubblicazione del post, è rimasta una banda bianca sul pezzo scritto da Giorgio...ho provato a rimuoverlo ma non ci sono riuscita, comunque l'importante è che si legga!

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  2. Sempre piaciuti i falò e le fiaccolate... Il fuoco ha una magia ancestrale :-)

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  3. Cara Roberta, la banda bianca si legge bene.

    S Giovanni, anche qui c'è un tradizione la notte di S. Giovanni Battista a mezzanotte ci si mette fuori ai balconi e si dice una preghiera e poi ci si mette in ascolto di segnali da interpretare.
    Oppure si batte l'uovo bianco in un bicchiere e si lascia tutta la notte della vigilia fuori alla finestra e da quello che si trova la mattina dopo nel bicchiere si dovrebbe capire il futuro di una persona.

    Personalmente non mi sono mai impegnata in queste cose.
    Il fuoco da noi si usa fare a S Antonio.
    Certo che i nostri antenati non si annoiavano, le inventavano tutte.
    Fosse solo per ricordarli, abbiamo il dovere di mantenere vive le loro credenze.

    Buon fine settimana anche a te e famiglia.
    Ciao.

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  4. anche a Castelvittorio c'è l'usanza di fare un bel falò in piazza e al mattino dopo si va a cercare i capelli di S.Giovanni tra la cenere...

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  5. Non preoccuparti Roberta, si legge molto bene!
    San Giovanni è il patrono di Torino, anche qui vengono programati diversi giorni di festeggiamenti che culmineranno con il falò e la tradizionale chiusura con i fuochi d'artificio, che ogni anno sono un irresistibile richiamo per i torinesi e non solo.
    Buona fine settimana!

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  6. Ciao Roberta, quando abitavo a Firenze ricordo i festeggiamenti ed i fuochi che andavo a vedere dai ponti sull'Arno, era davvero bello !

    Ti auguro una buona serata ed una bella festa di S.Giovanni

    Cri

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  7. Grazie Alberto, il tuo consiglio ha funzionato;))

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  8. Ciao, sono un'antropologa e ho condotto una tesi sul significato del falò di un piccolo villaggio della Lombardia. Ora per motivi lavorativi mi trovo a contatto con le usanze liguri e noto che nella tradizione culturale recente permane un significativo ricordo dei falò. Ciò oltre a rendermi personalmente felice mi apre alcune questioni che vorrei condividere col forum:
    - i falò liguri in quale periodo dell'anno si concentravano? solo a san giovanni?
    - esistono ancora comuni o piccole comunità che accendono falò?
    - i fuochi d'artificio hanno sostituito i falò? le due cose avvengono contemporaneamente?
    - a cosa corrisponde il nome "aspettando i fuochi"? si tratta di un'associazione ligure? oppure è un evento culturale/commerciale?

    Prego sinceramente chiunque abbia informazioni a riguardo di contattarmi al seguente indirizzo: giorginena@yahoo.it

    ringrazio e saluto: Elena

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